Ddl Zan senza coperture finanziarie. Chi paga?

Di Roberto Respinti
07 Settembre 2020
La Ragioneria generale dello Stato è contraria al testo sulla omotransfobia per la mancata indicazione delle coperture finanziarie.

Articolo tratto dal Centro Studi Livatino Nell’iter parlamentare uno snodo importante è la c.d. bollinatura, cioè il parere favorevole espresso dalla Ragioneria Generale dello Stato, in assenza del quale la Commissione Bilancio (della Camera o del Senato, a seconda del ramo dove è incardinata la proposta in discussione) blocca il seguito del provvedimento: esso dipende, qualora l’articolato preveda impegni di spesa, dalla corretta indicazione delle relative coperture nella relazione tecnica che deve accompagnare la proposta, e prima ancora nelle disposizioni finanziarie della stessa.

Il testo unificato redatto dall’on Zan sull’omotransfobia, che riunisce e somma le varie proposte depositate dall’inizio della Legislatura, non ha superato quest’esame. Nel documento che pubblichiamo di seguito la Ragioneria dello Stato ha espresso parere contrario su gran parte delle nuove norme che implicano costi, proprio a causa della omessa precisazione della copertura finanziaria.

Così, per es., l’art. 5, che istituisce la Giornata mondiale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia reca al co. 4 l’apodittica indicazione secondo cui “Dall’attuazione del presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato”. E tuttavia in occasione di tale “giornata” il co. 3 stabilisce che “siano organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado”: il che non è immaginabile che avvenga a costo zero.

E poiché tali eventi sarebbero organizzati affinché qualcuno vi partecipi, il co. 2 della medesima disposizione aggiunge che “la Giornata di cui al comma 1 non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado (…)”. Il che rende lecito il quesito se non costituiscano un ulteriore costo pubblico le ore o l’intera giornata di un dipendente di un ufficio pubblico o di una scuola statale a cui verrebbe corrisposta la normale retribuzione non a fronte di attività lavorativa o per ferie retribuite, bensì per partecipare agli eventi della Giornata.

Altra norma bocciata dalla Ragioneria è quella di cui all’art. 7, che stanzia 4 milioni di euro all’anno per un programma teso a realizzare sull’intero territorio nazionale centri contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Su questo sito abbiamo avuto modo di denunciare la «frode parlamentare» attuata inserendo  la stessa identica norma del t.u. Zan in una diversa legge approvata il 17 luglio 2020 – la legge n.77/2020, di conversione con modifiche del d.l. n. 34/2020 -, quindi già entrata in vigore, avente per oggetto altra materia.

La rilettura delle norme in questione alla luce della bocciatura della Ragioneria sembra far emergere la consapevolezza da parte dei proponenti della legge sull’omofobia che manca la copertura finanziaria per l’anno 2021; e di conseguenza la volontà di “blindare” subito le somme con una norma di legge definitiva che, scavalcando e anticipando l’esame parlamentare del t.u. Zan, “metta in sicurezza” i fondi sul 2020 per poi utilizzarli nell’anno successivo.

Infatti:

  • l’art. 7 del t.u. Zan alloca i 4 milioni annui “a decorre dall’anno 2020”», e su questo la Ragioneria “esprime parere contrario in quanto non sussistono le necessarie disponibilità per l’anno 2021”;
  • l’art. 105 quater inserito nel menzionato d.l. n. 34/2020, il c.d. decreto rilancio, dalla legge di conversione, ha stanziato la stessa somma e per le medesime finalità “per l’anno 2020”.

Posto che la Giornata contro l’omofobia si celebra il 17 maggio, è lecito pensare che in tal modo – con una diversa legge – si sia voluta allocare la somma sull’anno in corso al fine di utilizzarla – in caso di approvazione del t.u. Zan – per il 17 maggio 2021, nella consapevolezza che per il prossimo anno non vi sono risorse economiche allocabili, come infatti rilevato dalla Ragioneria di Stato. Ma il marchingegno potrebbe non funzionare: è regola di contabilità pubblica che un impegno di spesa che ha copertura per l’anno in corso non possa trascinarsi, in caso di mancato utilizzo, nell’esercizio finanziario successivo. Il che vuol dire che il colpo di mano, per lo meno quanto alle spese per la Giornata, alla fine non conseguirebbe alcun risultato.

Quello che si ricava con certezza da questa vicenda è:

  1. che il denaro val più della Costituzione, se le condizioni poste dalla Commissione Affari costituzionali per un parere positivo al t.u. Zan non sono riuscite a far ripensare il testo, mentre invece la nota della Ragioneria ha l’effetto di bloccarlo;
  2. l’articolato riesce a causare pasticci non soltanto nel merito, bensì pure su un piano tutto sommato non centrale quale è una contenuta copertura finanziaria.

Una ragione in più per fermarlo.

Foto Ansa

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