
Omofobi anche loro?

Anche se un po’ sottotraccia, c’è grande dibattito a sinistra sul ddl Zan. Sbaglierebbe chi pensasse che esiste una linea di faglia sul testo unico presentato dal deputato Pd Alessandro Zan: sinistra di qua, destra di là. Non è così, o meglio, è grossomodo così, ma con un’importante eccezione nel campo progressista.
Come vi avevamo già segnalato, non da oggi ma diverso tempo esiste un movimento di aperta contestazione della legge che, secondo Enrico Letta, è «fondamentale» e «una battaglia del Pd». Invece per una larga parte di simpatizzanti di sinistra, quel ddl è «pasticciato e ideologico».
Cattolico pro, gay contro
La frattura ci dice qualcosa di molto importante che, soprattutto a certa stampa mainstream, non entra in testa: l’opposizione al testo Zan non è questione di schieramento politico o di fede, ma di un diverso modo di vedere le cose. Fosse come dicono loro – che squalificano come “medioevali” e “omofobi” gli oppositori -, non si capirebbe perché il cattolico Letta è favorevole al ddl e l’ex presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, è contrario.
I firmatari
È stato infatti reso pubblico il testo di un appello apertamente contrario al ddl Zan. A firmarlo sono 161 «donne e uomini che fanno riferimento all’area politica del centro sinistra, ispirati ai valori di estrazione democratica e progressista, proveniamo da esperienze sociali e culturali differenti, da sempre schierati in battaglie contro ogni discriminazione, per la difesa dei diritti e la libertà delle donne».
Tra i sottoscrittori si trovano i nomi, oltre che del già citato Mancuso, anche della regista Cristina Comencini, il filosofo Beppe Vacca, la storica Emma Fattorini, la filosofa Francesca Izzo, oltre che di politici ed ex politici con militanza a sinistra.
Contro la maternità surrogata
Sono contro la violenza sulle donne, ma anche contro una mentalità che intende «accreditare il commercio dei corpi, proponendone addirittura una normalizzazione, in particolare con la volontà di introdurre anche in Italia la pratica della maternità surrogata oggi vietata, oppure l’esaltazione della prostituzione come libera scelta lavorativa. Queste idee, che si sono diffuse anche nel nostro campo, concepiscono il corpo e l’essere umano come un oggetto, un bene alienabile e disponibile che entra nel mercato come qualunque altra merce: dal business della maternità surrogata alla compravendita di prestazioni sessuali. Idee propugnate come espressione di modernità, libertà e di progresso, ma che invece nascondono un’inaccettabile e arretrata visione discriminatoria e di restaurazione che relega le donne a minoranza».
Una legge scritta male
I firmatari non sono contrari a priori alla tutela delle persone omosessuali attraverso una legge, ma sono contrari a “questa” legge.
«È un testo che va emendato prima di essere approvato, perché una legge scritta male porta a delle interpretazioni ed applicazioni controverse che riducono i diritti e non ne consentono la piena tutela».
Sesso e genere
In particolare, poiché il ddl Zan introduce una «pericolosa sovrapposizione della parola “sesso” con quella di “genere”».
«La definizione di “genere” contenuta nel ddl Zan, che non è accettata dagli altri Paesi, crea una forma di indeterminatezza che non è ammessa dal diritto, che invece ha il dovere di dare certezza alle relazioni giuridiche e di individuare le varie fattispecie. Una legge attesa da decenni è stata, quindi, trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione, offensiva perché introduce l’”identità di genere”, termine divenuto il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale per accreditare una indistinzione dei generi. Un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica che preoccupa. Fra le conseguenze vi sono la propaganda di parte, nelle scuole, a favore della maternità surrogata e l’esclusione di ogni visione plurale nei modelli educativi».
Omosessuali strumentalizzati
Non solo. Secondo i firmatari il ddl Zan fa male soprattutto alle persone omosessuali e transessuali, che sono state «strumentalizzate».
«La violenza e la discriminazione che in particolar modo colpiscono le persone transessuali e i/le giovani gay e lesbiche, sono state strumentalizzate a tal punto, che c’è il concreto rischio prevalgano visioni che, anche in altre parti del mondo, hanno aperto un conflitto rispetto all’autonomia delle donne. Per tutte queste ragioni, crediamo che la legge vada modificata, assolvendo così al compito che si prefigge: tutelare le persone lgbt».
Foto Ansa
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