
Dazi e montagne russe in borsa: come investire nei momenti di volatilità

Ad oggi l’economia mondiale mostra segnali contrastanti: frena la crescita negli Stati Uniti nonostante i buoni risultati delle vendite al dettaglio e della produzione industriale; l’inflazione si è fermata al 2,8 per cento ma i dazi rappresentano un rischio al rialzo, nonostante l’annunciata sospensione per i prossimi 90 giorni.
In merito all’improvviso cambio di rotta sui dazi, Donald Trump ha spiegato che si è trattato di “flessibilità”, non di un ripensamento, ribadendo che la sua strategia ha rapidamente funzionato nonostante la preoccupazione di molti osservatori e dichiarandosi pronto a giusti accordi con tutti gli Stati, Unione Europea inclusa. Ma dietro questo stop temporaneo che ha dato sollievo ai mercati finanziari potrebbe esserci l’intervento del segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, spaventato dalla crisi finanziaria che stava maturando con l’impennata dei rendimenti che comporta alti costi per i consumatori americani sui tassi dei mutui per le case e i costi di finanziamento per le imprese.
Le previsioni per inflazione e crescita
La svolta sui dazi evidenzia l’attenzione ai mercati del presidente americano. L’entità della svendita dei titoli del Tesoro Usa e le giornate di crescente stress finanziario hanno scosso gli addetti ai lavori. Che infatti hanno reagito alla sospensione delle tariffe tirando finalmente il fiato e auspicando che si torni a guardare ai fondamentali.
A questo proposito, l’Ocse prevede che l’inflazione negli Stati Uniti salirà sino al 5,4 per cento circa entro l’autunno proprio a causa del rincaro delle merci importate e dovrebbe diminuire al 3,3 per cento nel 2025. Fed e Bce potrebbero abbassare i tassi di interesse anche se gli States dovranno preoccuparsi di crescenti rischi inflazionistici.
Cresce invece in Europa il Pil con un’inflazione poco sopra il 2 per cento. La Fed a marzo ha mantenuto invariati i tassi di interesse mentre in area Ue il mercato sconta un paio di tagli dei tassi. L’ipotesi di una guerra commerciale in grado di provocare una recessione globale ha generato molta volatilità a marzo sui mercati finanziari. Il Trump 2 avanza quindi tra perplessità su crescita e inflazione. La fase di allentamento dei tassi ha oramai portato il costo del denaro al di sotto dei massimi in quasi tutte le economie mondiali con i rendimenti obbligazionari americani al ribasso nelle ultime settimane, mentre la curva dei titoli di Stato italiani ha seguito il movimento di rialzo dei rendimenti sulle scadenze lunghe osservato in Europa.
Come e dove investire
Come e dove investire a questo punto? Anzitutto va ricordato che negli ultimi 15 anni un portafoglio al 100 per cento azionario internazionale ha reso mediamente il 12 per cento su base annua, contro il 5,8 per cento circa di un portafoglio composto al 70 per cento da obbligazioni e da un 30 per cento in azioni. Ovviamente ciascun investitore deve fare i conti con il proprio profilo di rischio, orizzonte temporale, obiettivi, conoscenza ed esperienza dei mercati finanziari rammentando che le fasi di volatilità e le correzioni dei mercati finanziari sono la normalità e ricorrenti nel tempo; e comunque non anticipano quasi mai un cambiamento di direzione dei mercati.
Negli ultimi 60 mesi l’indice statunitense S&P50 ha realizzato una performance del +150 per cento circa, seconda solo a quella delle “Magnifiche 7” (Apple, Amazon, Alphabet – Google, Meta, Microsoft, Nvidia, Tesla, cresciute del 270 per cento), a dimostrazione che nel comparto azionario occorre mantenere una visione a lungo termine per capire i trend. Il comparto azionario internazionale in un’ottica di lungo periodo rimane così la scelta migliore, con bilanciamento delle strategie value (incentrata sulla ricerca di società solide ma temporaneamente svalutate dal mercato per scommettere su un prossimo riallineamento tra titolo e valore intrinseco dell’attività finanziaria) e growth (basata sulla scelta di titoli con prospettive di crescita nel breve periodo superiore alla media) per equilibrare reddito e crescita.
I titoli value infatti tendono ad affermarsi quando l’inflazione è elevata, la crescita economica è forte e i tassi di interesse sono alti; al contrario, i titoli growth spesso sovraperformano quando l’inflazione è bassa, la crescita economica è relativamente debole e i tassi sono bassi e in calo. La diversificazione rimane il pilastro importante in un portafoglio di investimento che ad oggi ha una view neutrale sull’obbligazionario con duration non superiore ai tre anni e privilegiando emittenti di qualità.
Stante il ribasso dei tassi occorre poi sottopesare gli investimenti in liquidità (fondi monetari, certificati a breve scadenza, conti deposito) per evitare il reinvestimento a tassi meno performanti. Privilegiare poi i cosiddetti fondi multiasset che investono il capitale raccolto in diversi asset class e con diversi stili di gestione: possono inserire nel proprio portafoglio azioni, obbligazioni, strumenti monetari, valute, partecipazioni immobiliari e posizioni in materie prime. Sempre apprezzati nei momenti di volatilità inoltre i piani di accumulo dove l’investitore apporta all’investimento somme costanti, a scadenze regolari e per un periodo di durata predeterminata, per acquistare (o sottoscrivere nel caso di un fondo) una quantità di strumenti che sarà quindi diversa ad ogni versamento. Così facendo il capitale investito dal risparmiatore, in termini complessivi, cresce in modo graduale nel tempo.
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Francesco Megna, autore di questo articolo, è responsabile commerciale in banca
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