
dal mondo 16
Sette esempi di wishful thinking Quotidiani e settimanali statunitensi che hanno messo in discussione l’intervento militare della Nato in Serbia e Kosovo e criticato la linea politico-militare adottata da Clinton e dalla Albright sono numerosi. Fra i più noti: Newsweek, New York Times e Washington Post. Recentemente (domenica 18 aprile) un’impietosa disamina critica del discorso di Clinton sul Kosovo del 15 aprile scorso è apparsa su Newsday, quotidiano dell’élite newyorkese di Long Island sotto il titolo “Sette esempi di wishful thinking a proposito del Kosovo”. I sette esempi coincidono con altrettanti passaggi del discorso di Clinton. Proponiamo di seguito i concetti clintoniani incriminati e un sunto del commento di Newsday.
Dimentichiamo la storia, pensiamo al domani “Sentimentalmente bello e molto americano e clintoniano. Ma dimenticare la storia balcanica è pericoloso. Forse la cosa più significativa da sapere sui serbi è che tre successivi imperi e un regime totalitario non sono riusciti a spegnere il loro spirito fieramente nazionalistico”.
In passato la pace etnica è stata possibile “Lo è stata al tempo di Tito, in superficie. Si è trattato di una dittatura relativamente benigna, ma pur sempre uno stato di polizia. E ci sono voluti processi politici, camere di tortura e irruzioni notturne nelle case per mantenere la pace multietnica. Quando il controllo statale si è allentato dopo la morte di Tito, la Jugoslavia è andata a pezzi, in misura significativa perché Milosevic ha ignorato la regola fondamentale di Tito e ha cominciato ad enfatizzare il nazionalismo serbo”.
Il problema non sono i serbi, ma Milosevic “Può darsi. Questa è l’opinione di Clinton. Certamente Milosevic è un tiranno che smercia un elisir ultranazionalista. Ma i serbi lo appoggiano strenuamente. Quel poco di opposizione politica che esisteva è svanito dopo l’inizio dei bombardamenti. Milosevic esprime, in una forma particolarmente virulenta, il sogno di una Grande Serbia coltivato sin dal tempo dell’espulsione degli ottomani un secolo fa”.
I kosovari torneranno in patria se viene concessa l’autonomia “Forse no. Dopo la brutalità mostrata dalle truppe serbe e le sofferenze delle marce forzate dai villaggi rasi al suolo, probabilmente i kosovari non sono affatto ansiosi di tornare a una terra distrutta ancora sotto sovranità serba e di accettare le promesse di Milosevic che non li attaccherà di nuovo. Un numero crescente di kosovari sta ora schierandosi con l’Uck e il suo obiettivo di una guerra continua contro la Serbia finché il Kosovo ottiene l’indipendenza. L’obiettivo di Clinton di un Kosovo autonomo all’interno della Jugoslavia assomiglia sempre più a un tentativo di far rientrare nel tubetto il dentifricio sparso”.
La Nato vincerà
“Quello attuale è un classico caso di guerra senza vincitori. La Nato deve avere il sopravvento se vuole sopravvivere, ma una soluzione diplomatica è più desiderabile di una militare nella quale gli alleati patiscono forti perdite. Anche se vince, la Nato dovrà affrontare problemi enormi, fra cui quello di insediare un contingente che dovrà interporsi fra serbi e albanesi in perpetuo”.
L’azione della Nato porterà stabilità
“Questa è la più problematica di tutte le asserzioni. La Macedonia, con la sua forte componente di popolazione albanese, è già stata fortemente scossa. Il suo delicato equilibrio etnico è stato sconvolto dal flusso di rifugiati e la sua maggioranza slava sta diventando sempre più ostile alla Nato. Il Montenegro, un’altra provincia jugoslava sotto controllo serbo, teme un golpe militare da parte delle forze fedeli a Milosevic e lo scoppio di una guerra civile. Le forze Nato che mantengono la pace in Bosnia sono in stato di massima allerta per il timore di attacchi serbi”.
La vittoria della Nato porterà la democrazia “E’ la speranza di tutti. Avrebbe sarebbe accadere. Un iniziale movimento democratico stava prendendo piede in Serbia prima della crisi del Kosovo, ma i bombardamenti della Nato lo hanno distrutto più efficacemente di quanto esso abbia finora indebolito l’esercito serbo”.
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