Dai, femminilizziamola un po’ questa politica

Di Correttore di bozze
09 Luglio 2016
Un'intervista di Repubblica alla «sindaca di Barcellona» ci informa che là dove il panorama della sinistra si fa «interessante», gli uomini dicono «noialtre»

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Il Correttore di bozze si augura con tutto il cuore che le sue lettrici non si siano perse, su Repubblica di ieri, l’importantissima intervista di Concita De Gregorio a Ada Colau, «da un anno sindaca di Barcellona», introdotta alla politica «dall’esperienza di movimenti di cittadinanza trasversali e apartitici» come per esempio la «piattaforma degli sfrattati», ma «soprattutto» la «personalità politica più interessante nel panorama della sinistra spagnola».

Il Correttore non finirà mai di ringraziare la gigantesca Concita per averci regalato in particolare lo sketch che riportiamo qui sotto.

Domanda la De Gregorio alla «sindaca di Barcellona»:

«Lei ha messo al centro delle sue politiche i diritti civili e ha detto che lavora per una femminilizzazione della politica non solo nei numeri ma nei valori e nelle pratiche. I movimenti, a Barcellona, usano il femminile plurale per indicare tutti: un uomo quando parla dice noialtre. Crede che sia il modo giusto?».

Calma care lettrici. Rileggete bene e cercate di capire. Diritti civili. Femminilizzazione. Movimenti. Femminile plurale. Noialtre.

Fatto? Capito? No? Fa niente. Passiamo alla risposta della Colau:

«È vero nei movimenti da anni è una pratica comune usare il femminile plurale per dire tutti: non so se sia il modo più efficace ma certo indica il tema. Che il maschile plurale sia il modo per dire uomini e donne è l’esito di una cultura patriarcale. Le differenze di genere sono soprattutto culturali, ma sono reali. Con le donne è più semplice lavorare in rete, collaborare invece che fare una gara, una battaglia. In politica questa è un’esperienza molto chiara. Femminilizzare significa questo, per me: c’è un modo non maschile ma maschilista di fare politica – verticale autoritario di comando – e c’è un altro un modo dove l’autorità non viene dall’imposizione ma dal riconoscimento. Quando gli altri ti riconoscono che sei utile. Per decenni la società maschilista e capitalista ha messo al centro il potere, l’accumulazione, i soldi. Penso che oggi ci siano sempre più donne e uomini pronti a mettere al centro la cura».

Ecco, amiche lettrici, ora siamo sicure che abbiate colto l’importanza di questo momento storico. È evidente a tutte, infatte, che siame di fronti a uno svolto radicali nelli vicendi politiche non sola della Spagno, ma di tutte Europo.

Acciò dunque, come già le gloriose movimente di Barcellona, anche noialtre correttrici di bozze, dopo avere contribuito per anni a diffondere quella cultura patriarcale che tanti plurali maschili ha prodotto, con tutta la disuguaglianza di genere che ne segue, facciamo pubblica ammenda e proponiamo che d’ora in avanti per indicare tutti non si dica più “tutti” bensì “tutte”. Mentre per indicare qualcuno, ciascheduno o uno a caso si potrà continuare a dire “qualcun*”, “ciaschedun*” o “un* a cas*”, dal momento che non risulta ancora nessun* discriminazione degli asterischi nei confronti delle asterische.

Tutto questo solo per sottolineare che anche noialtre correttrici di bozze, volendo, o volenda, sappiamo smettere di mettere al centro il potere, l’accumulazione, i soldi, per occuparci di cose importanti come fanno le «personalità più interessanti nel panorama della sinistra spagnola». Mica pizza e fichi (qui abbiamo deciso di mantenere i gender maschilisti originali giacché “pizzo e fiche” ci pareva non rendere l’idea).

@Correttoredibox

* * *

Ps. Ci sia consentito in margine solo un appunto a Concita De Gregorio, sempre da parte di noialtre correttrici di bozze. Proprio nella domanda immediatamente successiva a questa entusiasmante lezione di femminilizzazione della politica, la giornalista di Repubblica incalza con un quesito francamente molto discutibile. Scrive: «Lei, anche da sindaco, si scontra con le banche. Qual è il suo rapporto col denaro?». Invece la frase corretta sarebbe: «Lui, anche da sindaca, si scontra con i banchi». Le cose vanno messe giù chiare e tonde, cara Concita. Dici che poi le lettrici maschiliste non capirebbero? Bè, affare lori.

Foto Ansa

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11 commenti

  1. Ferruccio

    Bruttina la sindaca.

    1. Edo

      No, Ferruccio, no, non si dice così: si dice che è diversamente bella.

  2. Filippo81

    Certo che gli abitanti di Barcellona sono davvero svegli per aver votato una “sindaca o sindachessa” del genere !Complimenti !

    1. andrea udt

      Allora, questi sono gli atti del convegno. Poi Taurino l’ha riscritto (la versione aggiornata e’ su researchgate) togliendo le parti più sfacciate.

      La sostanza è che la genitorialità viene smaterializzata in funzione genitoriale.

      Viene aggiunta la funzione genitoriale “inserimento in un vissuto”.

      Anche loro leggono la psicoanalisi classica e sanno che il “vuoto di origine” con qualche balla devono riempirla.

      Ma devono farlo subito, quindi narrazione “pancino semino ovetto” ed educazione sessuale precoce.

      Per rispondere a Ermann: se vaporizzo i genitori e introduco funzione genitoriale qualsiasi opposizione a tecniche di fecondazione assistita SONO OMOFOBE.

      Quindi se culturalmente passa questo messaggio nelle scuole e quindi nella società l’utero in affitto legalizzato e’ solo questione di tempo ed e’ quello che vuole Famiglie Arcobaleno anche per SINGLE.

      I radicali ci stanno lavorando e se ne sta occupando Filomena Gallo, quella che è riuscita a fare a pezzi la legge 40.

      Tanto per capirci.

    2. Filippo81

      ah Ermann(pseudonimo nr 1100)non ce rompe il ca..o e vedi d’annaffanc..o! SALAME!ahahhahahTra l’altro Ermann non esiste , tuttalpiù Hermann , IGNORANTE !!!!ahahahah

      1. Filippo81

        Vacci tu deficiente,visto che hai dimestichezza con quel luogo !!!!ahahah PRRRRRR CAPRONE !!!!!Che ca..o centra poi sempre Cl, oltre a sficato sei pure complessato !

    3. Rolli SusannaR

      gIOVANNA!!

      1. Rolli Susanna

        Per la verità, Giovanna, apro ora il computer e vedo una gIOVANNA!! non scritta da me, che, tra l’altro, non mi firmo mai SusannaR -lasciamo a Michele l’esclusiva della consonante finaleL! ; quindi, se non sono io, E’ LEI!!, un po’ fumata…o -più probabile- un colpo di calore data la temperatura eccessivamente elevata!

  3. andrea udt

    La Correttrice di Bozzi oltre ad occuparsi di sindachesse e giornaliste dovrebbe puntare un bel faro sugli ambienti accademici che partoriscono queste psicocazzate. L’ormai logorroico UDT vi segnala queste perle contenute negli atti de:

    convegno su “Famiglie e genitorialità oggi. Nuovi significati e prospettive”
    l’Università degli studi di Lecce il 17 e il 18 novembre 2006;

    intervento:

    Famiglia, genitorialità, omogenitorialità. Un approccio analitico-critico in chiave decostruttiva per la disconferma del pregiudizio omofobico. Alessandro Taurino

    “Le soggettività LGBTQ e, rispetto al tema delle funzioni, soprattutto la genitorialità omosessuale, come
    dimensioni bersaglio di tale processo escludente, con la loro trasgressione dell’insieme di norme/regole interne al sistema eterocentrico, eterosessista, fallologocentrico (Derrida 1967b) e omofobico, determi-
    nano quella zona di non senso che evoca la presenza fantasmatica di un esterno rifiutato e da rifiutare, quel campo dell’impensabile, di ciò che è e deve restare al di fuori della simbolizzazione e del linguaggio;
    quel campo che ha come suo prodotto immanente l’abietto”

    Quindi se si vuole combattere “l’omofobia” (quella VERA) sta bene; se invece si vuole inculcare ai giovani pargoli che la famiglia naturale sia il parto di un insieme di norme/regole

    “eterocentriche, eterosessiste, fallologocentriche e omofobiche”

    dovrebbero essere diffidati dall’avvicinarsi a meno di 500m da qualsiasi istituto di ogni ordine e grado.

    Purtroppo invece questi sono gli ambienti accademici a cui attingono per i loro “costrutti decostruttivi” le associazioni LGBT che fanno a gara per accreditarsi presso l’UNAR e mettere il becco sulle linee guida per l’igene mentale di giornalisti, professionisti della salute mentale e ora persino insegnanti.

    Se il Correttore di Bozze lo desidera posso inviare via mail il pdf con gli atti completi del convegno.

    Lo scrivente si scusa con tutti i lettori per tutte le sue interminabili lenzuolate nei commenti, ma è convinto che l’argomento sia più che importante. Buon WE.

    1. Edo

      Grande, Andri! Sei utilissimo, altro che logorroico! Continua a scrivere quando vuoi, ne abbiamo bisogno.

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