Da Socci non si recita a soggetto

Di Emanuele Boffi
21 Novembre 2002
Antonio Polito è il direttore de Il Riformista, quotidiano che, da sinistra, ama far le pulci ai compagni e girotondisti massimalisti

Antonio Polito è il direttore de Il Riformista, quotidiano che, da sinistra, ama far le pulci ai compagni e girotondisti massimalisti. È stato uno degli ospiti della trasmissione Excalibur di Antonio Socci giovedì 14 novembre dedicata alla visita del Papa a Montecitorio.
Polito, com’è andata da Socci?
Bene, si è trattato in modo serio di un tema sofisticato e, diciamolo, poco televisivo. Bene perché è una trasmissione che non impone interventi di 8 secondi e non costringe ad urlare le proprie opinioni.
C’è qualcosa che non le è piaciuto?
La parte dei filmati era un po’ enfatica. Quello dedicato al Pontefice era centrato sul passato e trascurava l’attualità del discorso al Parlamento. Tuttavia, ripeto, rimane la soddisfazione di essere stato ospite in una trasmissione dove si è riusciti a dialogare.
Senza per forza “buttarla in politica”?
Sì. Questo è importante, perché altrimenti non vale la pena andare in Tv. Se uno è chiamato solo a “fare la parte”… questo mi sembra triste e improduttivo.
Tuttavia oggi chi cerca di capire non sembra trovare molto spazio. Anzi, è tacciato di malafede. Il Riformista, con Tempi e Il Foglio, è stato accusato da Liberazione (Ivan Verga, “I tristi paladini del transgenico”, 8.11.02) di «disinformare» sugli Ogm.
Questa è la ragione per cui siamo nati: dire qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo in cui crediamo fermamente. Per essere di sinistra non bisogna essere per forza catastrofisti o no global. Questo è lo spazio culturale che vogliamo coprire.
Lo spazio culturale di una minoranza?
Sì, è lo spazio culturale di una minoranza in Italia ma non in Europa. In Gran Bretagna ci sono i cortei pacifisti ma questo non cambia l’orientamento della maggioranza degli elettori. Bisogna distinguere tra i militanti e chi vota. In Italia, nella sinistra, conta molto la voce dei militanti, in genere più radicali, ma l’atteggiamento della maggioranza degli elettori è diversa. Noi tentiamo di scovare le posizioni che possono parlare agli elettori più che ai militanti.
Non l’ha infastidita il titolo della rubrica della posta di Paolo Mieli? “Riformisti: poche proposte, pochi voti” (Corriere della Sera, 13.11.02).
No, è vero. È evidente che la sinistra italiana è in mano al massimalismo.
Un massimalismo che non accetta nemmeno la richiesta di grazia per Sofri se questa arriva da Berlusconi?
Siamo arrivati a una sorta di delirio. Il fatto che ci sia Berlusconi al governo autorizza la sinistra a perdere il senno? La vicenda Sofri/Vattimo è un caso tipico in cui l’odio accecante per Berlusconi fa perdere la ragione. è curioso che la sinistra in Italia è diventata da garantista a “indignata moralmente”. E che ha costruito sulla giustizia la sua identità facendo diventare il magistrato la figura chiave della riscossa.
Pensa all’Unità? Macaluso (Tempi 45) ci ha raccontato che ai suoi tempi la linea del giornale veniva perlomeno discussa coi vertici del partito…
Io non imputerei all’Unità la colpa di non confrontarsi col partito, un giornale deve andare con le sue gambe. Detto questo, a me l’Unità non piace perché sostiene tesi sbagliate e, qualche volta, folli. Che fanno, alla lunga, male alla sinistra. Colombo sta salvando l’Unità e sta perdendo la sinistra.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.