
Cultura d’estate. Prontuario per sermoni agostani
Magari non sarà Cortina Incontra, però potrebbe essere Rapallo Riflette, Capalbio Pondera, Taormina Arguisce o Vipiteno Medita; una qualsiasi insomma fra le infinite rassegne e kermesse di cui è punteggiata la Penisola nei mesi estivi e che contemplano la proliferazione di intellettuali o giornalisti o politici o registi o cantanti in bermuda e sandali, intenti ad arrotondare pronunziando davanti al pubblico sermoncini di stagione. Sono così tante ormai che non solo è impossibile seguirle tutte, a meno di essere dotati del dono dell’ubiquità e di tanta ma tanta pazienza; sono così tante ormai che a un occhio statistico risalta subito l’elevatissima probabilità che su un numero sempre più limitato di cittadini se ne trovi uno chiamato a intervenire sul palco di Sorrento S’Interroga od Ostuni Si Guarda Allo Specchio. Poiché le leggi di probabilità sono indefettibili, c’è il rischio concreto che anche ai lettori di questo settimanale capiti di trovarsi all’improvviso su di un palco, con in mano un microfono gracchiante, di fianco a un assessore implorante e di fronte a una platea plaudente. Poiché inoltre fa caldo, d’estate ci si riposa, non si ha voglia di fare nulla e men che meno pensare a qualcosa di interessante da dire a persone che – tanto sono già lì – batterebbero le mani comunque, Tempi vi offre un piccolo prontuario di argomenti prêt-à-parler qualora doveste trovarvi nell’imprevista necessità di tenere un pubblico discorso.
L’ha insegnato in primavera “La Repubblica delle Idee”, nota altresì come Bologna Se La Canta E Se La Suona: la parola chiave dell’anno è il futuro. Quest’estate non sarà possibile parlare in pubblico senza concedere un congruo numero di minuti all’idea, e il volume di applausi varierà in proporzione. Per assicurarveli, anzitutto dovete dire che l’Italia è una nazione ripiegata sul passato: la tv manda le repliche, i giornali sono pieni di notizie del giorno prima e mai del giorno dopo, a scuola s’insegna il latino anziché le lingue marziane, Berlusconi ripropone lo spirito del ’94, Napolitano quello del 1861, il Papa addirittura quello del 30-33 d.C. Quest’andazzo deve mutare. L’Italia deve diventare una terra fertile per il futuro. Dopo tale suggestiva affermazione vi conviene fare un attimo di pausa per riempire il quale il pubblico applaudirà pavlovianamente. Se invece qualcuno alza la manina contestando: «Sì, ma cosa bisogna fare in concreto perché un giorno ci aspetti un futuro migliore?», gli potete rispondere che non si deve pensare al futuro come a un giorno lontano perché il futuro è già cominciato: lo vediamo ogni giorno negli occhi dei nostri figli. Se non applaudono qui, vuol dire che sono lobotomizzati. Alla peggio provate a ripetere le stesse parole con la voce rotta dal pianto, ma di rado è necessario.
Caro vecchio paese per vecchi
Qui fate bene a piazzare una bella concione sui giovani, seguendo lo stesso schema. Iniziate argomentando che l’Italia è un paese per vecchi: il premier ha 69 anni, il presidente della Repubblica 87, vostro figlio 42 e ancora dorme nella sua stanzetta. Dite che nelle nazioni civili tutti i ruoli di governo sono ricoperti da tardoadolescenti; buttate lì con nonchalance che grandi aziende sono rette da fessacchiotti appena usciti dall’età impubere, con le tracce dei brufoli ben chiare sul volto. Lamentate la mancanza di occasioni, soprattutto per il vostro figlio quarantaduenne che trascorre intere giornate su facebook a cliccare “mi piace” sotto le foto marittime delle sue compagne delle medie inferiori: è costretto a farlo, poverino, perché in Italia non c’è lavoro ed è noto che, se una cosa non c’è, è inutile cercarla. Considerate l’età media dei presenti e poi lanciatevi nell’affermazione che l’unica speranza per l’Italia è che il potere sia preso dai giovani: se il pubblico ha un’età media di 50 anni, dite che ci vogliono i quarantenni; se ha un’età media di 60, invocate i trentenni; se l’età media è di 70 spingetevi senza timore sui ventenni e se state parlando in un ospizio ponete pure l’asticella massima alla licenza elementare. In ogni caso ribadite che finché Berlusconi non cesserà di candidarsi a premier, il precariato sarà una piaga inestinguibile; al pubblico piacciono le associazioni ardite e troverà modo di esprimere apprezzamento, se non altro per non dimostrare di non avere capito.
Oltre al lavoro, i giovani hanno diritto anche all’amore. Stupite tutti con una dichiarazione lucida riguardo alle coppie omosessuali: i loro diritti devono essere tutelati, devono essere liberi di accoppiarsi in piazza come qualsiasi coppia di stranieri ubriachi, di litigare perché il telecomando è solo uno e lo scolapasta quando serve è sempre sporco; è impossibile che una nazione civile non consenta a un uomo di sposare un altro uomo, di metterlo incinto se necessario, di divorziare da lui e maledire il giorno in cui l’ha incontrato, fermo restando che il matrimonio fra uomo e donna deve restare una realtà diversa, che nulla può eguagliare l’amore di una mamma, che l’unione fra due gay dev’essere equiparata al matrimonio in comune e che il matrimonio in comune deve restare equiparato al matrimonio in chiesa ma il matrimonio in chiesa non dev’essere mai equiparato all’unione fra due gay nonostante le insidie della proprietà transitiva, che lo Stato deve garantire i diritti di tutti ma che si tratta di scelte private nelle quali lo Stato non deve immischiarsi in alcun modo. Se renderete questa dichiarazione tergendovi il sudore con una tessera del Pd, state sicuri che tutti vi ascolteranno con soddisfazione.
Le istanze degli elettori di Grillo
Il calcio servirà a cavarvi d’impaccio. È d’obbligo elogiare la Nazionale di Prandelli, evidenziando che senza i nuovi italiani alla Balotelli la nostra nazione non potrà mai riscuotere un pari successo. Sottolineate il grande cuore del tecnico, grato ai suoi beniamini fino al punto da esporli a un’umiliazione senza precedenti, e dite che quella contro la Germania era solo una partita di pallone e che lo spread non c’entrava nulla, figuriamoci la Seconda Guerra Mondiale. Già che ci siete, stigmatizzate che gli italiani siano orgogliosi di esserlo solo in occasione delle partite, e che Berlusconi (il cui nome risveglierà d’un tratto le file di pubblico più barcollanti) ha introdotto nella politica la contrapposizione violenta che regnava negli stadi. Dichiarate a fronte alta che per voi giocare bene è più importante che vincere.
Mi raccomando la puntatina sui costi della politica. Utilizzate il termine “casta” in sostituzione di qualsiasi nome collettivo. Dite che se aumentassero i prezzi della buvette tutti gli italiani potrebbero permettersi una settimana in più di ferie, e che se tutti gli italiani si decurtassero le ferie di una settimana la Sicilia avrebbe un Pil superiore a quello della Baviera. Dite che Beppe Grillo è un volgare imbonitore ma che i temi che affronta sono ineluttabili e che quindi bisogna ascoltare con attenzione le istanze del suo elettorato. Esigete le preferenze, le primarie, i finanziamenti privati, la trasparenza dei conti, l’indicazione del premier, la grande coalizione, lo snellimento dell’iter parlamentare, il bicameralismo perfetto, il rispetto letterale della Costituzione, la sovranità del capo dello Stato e il diritto di trasmettere tutte le sue telefonate in prima serata.
Dite che è un momento difficile ma che insieme ce la faremo; che gli italiani mostrano il meglio di sé nella difficoltà; che un tempo eravamo anche noi un popolo di migranti; che bisogna riscoprire la povertà come valore; che la decrescita è necessaria al benessere collettivo; che abbiamo il potere di contrastare il surriscaldamento globale cambiando contratto di fornitura del gas; che se saltassimo tutti insieme la terra si sposterebbe di un centimetro nello spazio; che il battito d’ali di una farfalla in Mozambico scatena un uragano in Polinesia; che i toast cadono sempre dal lato imburrato; che chi va con lo zoppo impara a zoppicare; che come la legge Benigni, la Divina Commedia sembra tutta un’altra cosa; che i finanziamenti statali sono la salvezza della cultura; che non sopportate le kermesse e le rassegne culturali ma che avete accettato volentieri di partecipare a questa perché costituisce una sorprendente eccezione in un panorama sconfortante; che Berlusconi (così la gente si sveglia) ha creato un popolo di teledipendenti; che col pesce non si deve bere sempre vino bianco; che i cinesi usano la stessa parola per dire sia “crisi” sia “opportunità” e che gli eschimesi ne usano duecento per indicare la neve. Non elencatele.
Un tempo, saranno stati gli anni Ottanta, tutti facevano con due dita per mano il segno delle virgolette quando dicevano qualcosa da prendersi con le molle. Oggi utilizzate le medesime dita incrociandole davanti alla vostra bocca quando pronunziate un termine chiave: sarà il segno convenzionale per dire che quella parola non è una parola ma un hashtag, nella miglior tradizione di grandi showman come Fiorello e Saviano. Con un cancelletto davanti, qualsiasi cosa diciate assumerà importanza perché siamo nell’era di Twitter nella quale, come non mancherete di far notare, internet è un veicolo di democrazia per cui basta scrivere parole sconnesse composte di sole consonanti @beppesevergnini per rovesciare in un sol colpo sanguinari regimi tirannici.
Fermiamo il #femminicidio
Non dimenticate le donne. Dite che sono la grande risorsa dell’Italia, come Twitter, i tagli alla politica, gli immigrati, la Nazionale di Prandelli, le coppie omosessuali e vostro figlio quarantaduenne che temporaneamente ha abbandonato facebook per dimenarsi davanti alla Wii. Rivendicate con forza una quota rosa del 50 per cento di donne in tutti i ruoli dirigenziali, oltre che nella Nazionale di Prandelli e nelle coppie omosessuali. Sancite che due mamme sono meglio di una. Scuotete i pugni dicendo che le mazzate non sono mai sintomo di amore. Urlate a gran voce che bisogna fermare il femminicidio, e mi raccomando le dita a cancelletto davanti alle labbra mentre dite #femminicidio: ciò lo renderà un fenomeno estremamente più serio, preoccupante, urgente. Auspicate l’estinzione delle donne nude ed elogiate l’ammirevole propensione al compromesso delle donne che non sono a disposizione di nessuno. Non lasciatevi mai sfuggire il sospetto che l’Italia sia una penisola bagnata su ogni lato da un mare di cazzate.
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5 commenti
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Caro Gurrado,
d’estate batte il sole e, come dicono, non bisogna uscire nelle ore più calde del giorno. Oppure coprirsi il capo con un cappello. I colpi di sole sono pericolosi, c’è gente che poi sragiona ….
Bravo Gurrado.
Mettere “sotto satira” il luogocomunismo dominante ha effetti benefici.
Una risata lo potrebbe (lo dovrebbe) pure seppellire…..
Saviano comunque è imbattibile.
“Legalizzare le droghe leggere non significa incentivare, ma sottrarre mercato alle mafie. La legge sull’aborto fece sparire quasi del tutto gli aborti clandestini, una politica di legalizzazione toglierebbe ricchezza ai criminali”.
Geniale, non vi pare? Chi non applaudirebbe.
Se poi avesse in serbo di legalizzare l’estorsione, l’usura, la prostituzione, e altri vari traffici lascerebbe i criminali davvero in mutande.
Non vien da suggerire all’Oracolo del Vesuvio che quando brama esprimersi e proprio non può esimersi, qualche volta di limitarsi a quella scritta murale che diceva:”J’ai quelque chose à dire mais je ne sais pas quoi”?
Caro Signor Gurrado dica Lei qualcosa di originale. Le suggerirei di cominciare con:
“la famiglia può essere formata solo da un uomo e una donna”
potrebbe poi proseguire con un bel
“non si deve promuovere l’uso di preservativi e anticoncezionali in Africa (come stanno facendo con iniziativa fintamente filantropica i Gates). Si deve invece insegnare agli africani ad “ascolatre il proprio corpo” per non mettere al mondo bambini destinati alla morte per inedia e, per non prendersi l’AIDS, a vivere una sessualità più consona alla morale cristiana (se poi gli africani non sono cristiani peggio per loro. E’ ora che lo diventino, oppure che si tengano l’AIDS)
Infine un bell’ “abbasso Saviano, Ingroia e Scarpinato” ci starebbe proprio bene. E magari anche la “mafia è un’invezione della sinistra ideologizzata”
Dica Lei signor Gurrado e magari anche Lei avrà un bell’applauso dalla claque
Oh, finalmente l’hai detto! Noi donne non valiamo nulla, e basta con questa retorica delle pari opportunità!!!! E basta con questa callunnia del #femminicidio!!! Non c’è nessun femminicidio: le donne si ammazzano da sole sole solo per fare ricadere la colpa sugli uomini. E se questi ultimi ogni tanto le riempiono di botte, è solo per colpe delle donne, che pretendono di avere una libertà che non spetta loro. E se ogni tanto le violentano, è solo colpa delle donne, che sono delle lussuriose tentatrici svergognate. La pornografia l’hanno inventata le femministe per corrompere i maschi, che per natura sono tutti casti e puri. Sono state le femministe a mettere loro in testa alle donne l’idea di essere pari agli uomini, ma non lo sono. Infatti, la donna è inferiore fin dall’eternità. Nel piano originario della creazione la donna non esisteva, perché l’essere umano in quanto tale è maschio. La donna è solo un maschio mancato, un essere che esiste solo per riprodurre la specie, sprovvista di capacità intellettuali… Hai mai sentito di un genio donna? Ma per favore… Come ha ricordato un brillante giornalista di questa testata, perfino Hanna Arendt poteva avere un po’ di talento, ma non del genio. Grazie, grazie, grazie di avercelo fatto capire, che non valiamo nulla se non come ventri per partorire. A proposito: visto che son stufa di non valere nulla, vado subito a farmi cambiare sesso.
P. S. per fortuna nel Medioevo era diverso:
http://reginadigiove.wordpress.com/2012/03/20/no-medioevo-no-femminismo/