Cuba. «Con Diaz-Canel non è cambiato nulla rispetto ai Castro»

Di Redazione
29 Novembre 2018
Padre Rolando Montes de Oca, sacerdote dell'arcidiocesi di Camagüey: «La libertà religiosa ancora non c'è e l'educazione atea è obbligatoria. Spesso siamo costretti a dire messa in casa»
epa07007314 People walk past the Church of Our Lady of Charity, dedicated to the Virgin of Charity of Cobre, patron saint of Cuba, before beginning the procession of the Virgin in Havana, Cuba, 08 September 2018. EPA/YANDER ZAMORA

Da aprile alla presidenza di Cuba non c’è più un membro della famiglia Castro, ma Miguel Diaz-Canel. Eppure sull’isola «non è cambiato niente. Anche perché nel suo primo discorso ufficiale ha ricordato l’importanza della continuità, sottolineando che tutte le decisioni più importanti per il paese le avrebbe prese il segretario del partito comunista, cioè Raul Castro». Così parla ad Aide à l’Église en détresse padre Rolando Montes de Oca, 37 anni, sacerdote dell’arcidiocesi di Camagüey.

«NON C’È LIBERTÀ RELIGIOSA»

Non solo la politica è rimasta uguale a se stessa, ma anche la vita della Chiesa non è migliorata. «Esiste sempre la libertà di culto, ma non abbiamo piena libertà religiosa. Cuba cerca sempre di comunicare all’esterno di essere una democrazia, un apese dove la libertà è totale ma non è così. Le famiglie cubane, ad esempio, non possono scegliere che educazione dare ai figli: sono sempre obbligate a educarli nell’ideologia marxista atea e materialista».

La Chiesa cattolica,  continua padre Rolando, «non può avere accesso ai media, non può costruire luoghi di culto, anche se due o tre permessi in 60 anni sono stati concessi. In alcuni villaggi la vita dei cristiani e le attività caritatevoli dei sacerdoti vengono prese di mira e ristrette. Nonostante questo, cerchiamo sempre di comunicare il Vangelo. E nei villaggi dove non possiamo avere chiese, sono i semplici fedeli ad aprire le porte delle case per celebrare l’Eucarestia».

DOPPIO RICATTO

Ma al di là di questo, la più grande difficoltà per la Chiesa cubana è quella di vivere senza farsi strumentalizzare: «Il partito comunista ci ricatta facendoci capire che per arrivare un buon rapporto con lo Stato dobbiamo rimanere in silenzio davanti ai problemi della società. Altri invece ci attaccano definendoci “comunisti” ogni volta che non ci opponiamo al governo e non condanniamo in termini assoluti ogni relazione con le autorità. La Chiesa di Cuba non può essere bellicosa, deve restare una madre per tutti, che non si unisce alle potenze di questo mondo», conclude padre Rolando.

Foto Ansa

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