
Cuba. Chi è Juan Garcia Rodriguez, il nuovo arcivescovo dell’Avana

«Capirete bene che sono spaventato. Non riesco a capire perché sono qui e perché lo Spirito Santo mi ha scelto. È un mistero». Sono state queste le prime parole da arcivescovo dell’Avana di Juan Garcia Rodriguez, pronunciate tanto davanti ai fedeli quanto davanti ai responsabili del partito comunista cubano.
NUOVO ARCIVESCOVO. Il 22 maggio monsignor Garcia ha preso il posto di Jaime Ortega Alamino, accusato da molti dentro e fuori Cuba di essere stato troppo morbido con il regime comunista dei Castro. Il cardinale ha aiutato a migliorare i rapporti tra cattolici e Stato e ha guadagnato alla Chiesa «importanti libertà», scrive l’Associated Press. Garcia non si è lasciato mettere in contrapposizione a Ortega e ha dichiarato di recente che «c’è molto lavoro da fare ma io non parto da zero. Il cardinale Ortega ha fatto molto bene. C’è un’immagine leggermente negativa di lui in alcuni posti ma è sbagliato. Io continuerò ciò che lui ha fatto».
PRIMO DI SEI FRATELLI. Garcia è nato l’11 giugno del 1948 in una famiglia cattolica. Primo di sei fratelli, figlio di un amministratore ferroviario e di una casalinga, non ha mai aderito all’ideologia atea della rivoluzione castrista che ha preso potere nell’isola nel 1959. Nonostante il padre sia morto in prigione per un attacco di cuore, Garcia non ha mai ceduto all’odio e al risentimento verso il regime. Entrato in seminario, è diventato sacerdote nel 1972, vescovo ausiliario di Camaguey nel 1997 e arcivescovo nel 2002.
VOLANTINAGGI E CORAGGIO. Papa Francesco lo ha scelto come successore di Ortega per le sue «riconosciute qualità morali e intellettuali», oltre alla sua «grande esperienza nel lavoro pastorale». Chi lo conosce da quando veniva chiamato solo padre Juanito, descrive Garcia come un uomo coraggioso e «un lavoratore instancabile, anche in luoghi e situazioni difficili». Negli anni 70, nonostante i controlli del regime, padre Juanito passava casa per casa nei villaggi a distribuire volantini scritti a mano contro il governo comunista. Raggiungeva i più poveri e i più bisognosi, come le donne incinte, «anche quando noi facevamo attenzione anche solo a uscire dalle mura delle chiese. Non potevamo sognarci di fare un lavoro missionario a Cuba», racconta l’amico sacerdote Ignacio Zaldumbide, ricordando la propaganda del partito diffusa con gli altoparlanti installati nelle chiese.
«VIVE, ANNUNCIA, DENUNCIA». Durante la sua prima messa da arcivescovo, davanti alle autorità comuniste, ha promesso di «dialogare affinché la Chiesa possa trovare spazi per la sua missione evangelizzatrice, educatrice e caritativa». Tutti vogliono sapere come si comporterà nei confronti del governo e cercano di leggere qualche indizio tra le parole pronunciate dal nuovo cardinale alla prima messa: «La Chiesa vive il vangelo, annuncia il vangelo e denuncia quello che è sbagliato perché si possa progredire». Garcia, che il 29 giugno riceverà il pallio a Roma da papa Francesco in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, per ora non si è lasciato inquadrare e ha riassunto il suo impegno con il motto della sua ordinazione sacerdotale: «Andrò da tutti quelli ai quali mi manderai; dirò tutto quello che mi comanderai».
Foto Ansa/Ap
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