
La solita assurda idea di candidare Cuba al Consiglio dei Diritti umani Onu

Cuba, con più di mille prigionieri politici, è candidata al Consiglio dei Diritti umani dell’Onu per il biennio 2024-2026. Il voto si svolgerà ad ottobre, quando nel consesso ginevrino del Palazzo di Vetro che in teoria dovrebbero essere denunciate le violazioni, almeno quelle gravi, dei diritti fondamentali dell’uomo, potrebbero ottenere un seggio anche altri due paesi che dei diritti umani hanno una visione molto flessibile, per usare un eufemismo.
Anche Cina e Russia candidate con Cuba
Insieme a Cuba è candidata infatti anche la Cina, oggi la più potente dittatura al mondo dove gli uiguri sono massacrati e resi schiavi nel silenzio dei media, più interessati al tocco delle lingue del Dalai Lama con un bambino. Ed è candata anche la Russia, il cui presidente, Vladimir Putin, dal 17 marzo scorso è ufficialmente ricercato della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, nello specifico per la deportazione forzata di bambini dall’Ucraina alla Russia durante la guerra, al pari criminale, da lui scatenata il 24 febbraio dello scorso anno. Certo, Cuba non raggiunge le vette di Russia e Cina in quanto a violazioni dei diritti umani, ma il trio che tra un mese potrebbe guadagnare una tribuna all’Onu è una delle tante assurdità del sistema onusiano, sempre più simile alla fallita e funesta Società delle Nazioni sorta tra le due Guerre Mondiali.
Cuba vieta la processione per la Vergine
Forse per mettersi al passo di Cina e Russia, non a caso i principali partner commerciali e militari per la repressione interna dell’Avana, Cuba la scorsa settimana ha cominciato a imitare il Nicaragua di Daniel Ortega nel perseguitare la Chiesa cattolica. A denunciarlo il coraggioso prete cattolico Alberto Reyes su Facebook. Il Partito Comunista di Esmeralda, 110mila abitanti nella provincia di Camagüey, ha infatti vietato la tradizionale processione della Vergine della Carità lo scorso 8 settembre.
«Senza dare spiegazioni, le autorità hanno ordinato che la celebrazione si svolga alle 18, sotto il sole cocente», ha denunciato alla vigilia il prete cattolico. «La mia idea, del consiglio parrocchiale e della comunità cristiana di Esmeralda era di celebrare la messa come al solito la sera, e poi uscire in processione. Ma non può essere fatto perché la decisione finale dell’unico partito che esiste in questo paese ha detto di no».
La denuncia di don Alberto Reyes
Nel suo messaggio, il sacerdote ha sottolineato che la dittatura «monitora al millimetro le attività che possono essere sospette e prepara il dispiegamento di agenti che si prenderanno cura meticolosamente di ogni fase di ogni processione». Tuttavia, ha aggiunto, «ignorano la situazione di miseria e di penuria in cui vivono i cubani».
Padre Alberto ha criticato l’apparente sorpresa del governo di fronte all’affermazione che «la libertà religiosa non è rispettata» sull’isola e ha sottolineato che spesso le autorità si lamentano «con il vescovo» perché i preti affermano che il regime cubano «è una dittatura» e che il popolo è «ammanettato e imbavagliato ma poi gli organi repressivi si allarmano quando qua e là la gente esplode e grida ‘Patria e Vita’, ‘Libertà’, e ‘Cambiamento del sistema’. Se come Chiesa non possiamo decidere nemmeno l’orario di una processione, cosa pretendono?».
Il sacerdote ha ammesso di conoscere «i rischi di esprimersi» in un momento in cui era «irritato» e impotente di fronte alla decisione del Partito Comunista, ma ha assicurato che ciò non impedirà lo svolgimento della processione. «Il Partito ha parlato, il Partito ha deciso, e la sua decisione non ammette replica», aggiungendo che pregherà per i bisogni dei cubani, per la “prosperità necessaria” e per la «libertà che non arriva. Quando tutto questo finirà (ed sicuramente finirà), questa Chiesa che oggi perseguitano sarà forse l’unica che li proteggerà dalla violenza e dalla vendetta», ha concluso.
I soldati cubani sul fronte ucraino con la Russia
Intanto il regime ha confermato che il presidente de facto Miguel Díaz-Canel parteciperà alla 77ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York, dove farà il suo discorso in qualità di presidente del “G77 più Cina” e parteciperà al Vertice sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Il suo arrivo a New York è previsto dopo che settimana prossima incontrerà all’Avana il presidente brasiliano Lula, che ha mandato in avanscoperta una folta delegazione di imprenditori per «rendere il rapporto tra Brasile e Cuba un rapporto esemplare che contribuisce anche alla pace nella regione».
E mentre a Cuba il salario base degli statali è crollato sotto gli otto euro al mese (mai nulla di simile neanche durante il Periodo Speciale dopo il crollo dell’Urss), qualche giorno fa il Moscow Times ha confermato che Cuba invia soldati in Russia per combattere contro l’Ucraina. Il regime, non potendo più negare l’evidenza, si è arrampicato sugli specchi denunciando un presunto «schema di traffico illegale di esseri umani». Tuttavia un alto ufficiale dell’Esercito russo ha affermato che in Ucraina combattono «interi battaglioni internazionali» composti da 300 a 1.000 persone e che «quando ero in prima linea, sono rimasto sorpreso che ci fossero solo cubani e serbi. Non parlano bene il russo, non sono truppe del Gruppo Wagner ma sono tutti sotto contratto con il Ministero della Difesa ».
Washington sta valutando il da farsi e venerdì la dittatura ha arrestato 17 presunti responsabili dell’invio di suoi soldati a combattere in Ucraina ma, di certo, la visita all’ONU a New York di Díaz-Canel si preannuncia piuttosto movimentata.
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!