I cristiani perseguitati in Egitto candidati al premio Nobel per la pace

Di Leone Grotti
27 Settembre 2018
È la prima volta che un gruppo etnico-religioso viene nominato. I cristiani sono stati scelti per la testimonianza offerta non reagendo mai in modo violento alle persecuzioni degli estremisti islamici

I cristiani egiziani perseguitati sono tra i 331 candidati per il premio Nobel per la pace 2018, che verrà assegnato a Stoccolma il 5 ottobre. È la prima volta nella storia di questo premio che un gruppo etnico-religioso viene selezionato.

L’INDISCREZIONE. Il Comitato norvegese non rivela mai, se non 50 anni dopo la consegna del premio, l’identità dei nominati. L’indiscrezione è stata diffusa e verificata dall’organizzazione internazionale americana Coptic Orphans. Il gruppo, che si prende cura in Egitto dei bambini copti rimasti senza genitori, ha aggiunto che i cristiani egiziani sono stati nominati per la testimonianza offerta al mondo, rifiutandosi di vendicarsi delle persecuzioni subite dagli estremisti islamici nel paese.

CHIESE BRUCIATE. Solo l’anno scorso, secondo Open Doors, 128 egiziani sono stati uccisi per la loro fede e più di 200 hanno dovuto abbandonare le loro case. Ma il livello di insicurezza per i cristiani è aumentato soprattutto in seguito alla Primavera araba e alla presa del potere da parte dei Fratelli Musulmani. Questi, in seguito al colpo di Stato di Abdel Fattah al-Sisi, che nel 2013 ha deposto il presidente della Fratellanza Mohamed Morsi, hanno bruciato più di 80 chiese.

CRIMINI DELL’ISIS. Nel 2015 lo Stato islamico ha decapitato 20 cristiani copti, e un ghanese, sulla spiaggia di Sirte in Libia. Nel dicembre 2016 un attentato contro la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, una cappella di fianco alla Cattedrale ortodossa di San Marco al Cairo, ha causato la morte di 29 fedeli. Nell’aprile 2017 due attentati a due diverse chiese copte hanno ucciso oltre 45 persone, mentre a maggio 28 pellegrini sono stati assassinati perché cristiani mentre si recavano in pellegrinaggio al monastero di San Samuele confessore nel governatorato di Minya.

ESTREMISTI ISLAMICI. Il 2017 è anche l’anno in cui è iniziata la persecuzione nel Sinai del Nord, soprattutto nella città di Al-Arish, dove lo Stato islamico ha diffuso una lista di cristiani da colpire, uccidendo oltre dieci di loro. In aggiunta alle discriminazioni quotidiane, non si contano i tentativi di impedire ai circa 20 milioni di cristiani egiziani di praticare la fede. In molti villaggi, soprattutto di Minya, gli estremisti islamici cercano di far chiudere alle autorità locali chiese e cappelle, protestando in modo violento.
A tutti questi attacchi, i cristiani non hanno mai reagito in modo violento, se non protestando nelle sedi delle autorità competenti, ottenendo così il giusto riconoscimento della candidatura al premio Nobel per la pace.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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