
Davanti alla crisi con fede e ragione

Pubblichiamo la rubrica di Pier Giacomo Ghirardini contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
«Il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore». La separazione fra fede e ragione costituisce una «condizione pericolosa per l’umanità: lo constatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragionevolezza viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell’ethos non la riguardano più».
Così Benedetto XVI a Ratisbona, 12 settembre 2006. Cinque anni dopo l’11 settembre 2001, apice delle patologie raggiungibili dalla religione, quando viene portata sulla punta della spada. Due anni prima del 15 settembre 2008, bancarotta Lehman Brothers, avvio della Grande Contrazione, secondo la pregnante definizione di Mauro Magatti dell’attuale crisi, vertice del fallimento della «ragione pratica», ridotta a calcolo economico (sbagliato).
Alla base del divorzio fra fede e ragione starebbe la de-ellenizzazione dei Vangeli e i responsabili di questa eliminazione dell’elemento greco nella Rivelazione, secondo il papa tedesco, vanno ricercati proprio in Germania: la Riforma del XVI secolo, Kant e, infine, la teologia liberale del XIX e XX secolo, rappresentata in modo eminente da Adolf von Harnack.
Non attribuiamo però solo ai tedeschi, e alla liaison fra etica protestante e spirito del capitalismo, la responsabilità di voler «eliminare l’elemento greco», questa volta dall’Unione Europea – se non dal consorzio umano, viste le condizioni disperate di questo popolo. Un’avventura che può portarci a una nuova catastrofe finanziaria continentale e, forse, alla guerra, richiede la complicità di chi lavora per il re di Prussia.
Le parole di Ratzinger rientrano nel ragionamento scientifico, inteso in senso convenzionale, ma rappresentano anche un saggio mirabile di quella particolare prescienza, ottenibile solo dall’incontro fra fede e ragione, che si chiama apocalisse. Nessun papa può parlarne apertamente ma il monito sui “pericoli”, da parte di Benedetto XVI e di Francesco, chiama in causa la chiusura del cerchio dell’apocalisse, inscritto nel cerchio della Passione di Cristo.
È in Europa che si combatterà l’ultima battaglia perché è in Europa che il cristianesimo ha infine trovato la sua impronta storicamente decisiva.
Foto Ansa
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