
Cremona apre il settore dell’acqua ai privati: «Così tariffe più basse, tutta Italia farà come noi»
«Chi dice che un servizio, perché sia pubblico, debba essere gestito al 100 per cento dal pubblico ha una visione distorta e culturalmente anacronistica. Noi faremo entrare i privati al 40 per cento nella gestione delle risorse idriche e così avremo investimenti e miglioreremo il servizio per i cittadini». A un anno dalla battaglia referendaria per l’acqua, che ha bloccato la liberalizzazione dei servizi pubblici, la decisione della provincia di Cremona fa discutere: con un bando di gara europeo, la società che amministra la rete idrica e i depuratori, partecipata da provincia e comuni, cederà il 40 per cento a privati in cambio di investimenti necessari per migliorare il servizio pari a 370 milioni di euro. Intervistato da tempi.it, il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini (Pdl) spiega la sua scelta: «Non c’è altro modo per migliorare il servizio, come ci chiede l’Europa, e allo stesso tempo rispettare il patto di stabilità, come ci chiede il governo».
A che cosa servono gli investimenti?
Sono necessari nell’ambito delle reti dell’acquedotto, visto che perdiamo almeno il 20 per cento dell’acqua che eroghiamo, rispetto a una media nazionale del 40 per cento, delle reti fognarie e della depurazione. Lo stato della rete idrica di Cremona è pessimo, c’è uno spreco enorme, abbiamo perdite ingenti e abbiamo un forte bisogno di innovare le fognature e il sistema di depurazione. Anche al nord, per quanto riguarda fognature e depurazione, siamo in un stato di arretratezza incredibile. A causa di questa situazione, l’Unione Europea sta per multare tantissimi comuni, tra cui alcuni anche nella nostra provincia, con sanzioni che raggiungono anche le centinaia di migliaia di euro al giorno per ogni giorno che passa senza che il problema venga risolto. Sono cifre incredibili, che però dovremo pagare, senza contare che per l’amministratore pubblico c’è anche il penale quando si parla di mancanze nella depurazione.
Dopo il referendum del 2011, non è illegale coinvolgere privati nella gestione dei servizi pubblici come l’acqua?
Assolutamente no. Abbiamo verificato questa possibilità e voglio sgombrare subito il campo dagli equivoci: la Corte costituzionale ha detto che la gestione a società mista è compatibile con l’esito del referendum.
Perché avete scelto di coinvolgere i privati?
Per ragioni economiche. Noi abbiamo bisogno di fare investimenti per migliorare la rete idrica, ci servono 370 milioni di euro. Queste sono spese che la provincia non può fare, a causa del patto di stabilità che vieta di indebitarsi, secondo me, a ragione. Per questo ci sono solo due possibilità: o si quadruplicano le tariffe dell’acqua, ma è impossibile e ingiusto, oppure si coinvolgono attori privati e si crea una società mista.
Secondo i risultati del referendum, il 96 per cento degli abitanti della provincia di Cremona è contrario.
Gli enti locali hanno due possibilità: o smettere di fornire servizi oppure accettare la sfida della cooperazione pubblico-privato, che nella maggior parte dei casi genera valore e servizi ottimi per i cittadini. A chi contesta questa scelta rispondo che io, da quando sono presidente, cioè da tre anni, ho sollecitato i politici dell’opposizione e i comitati a farmi proposte alternative, a patto che fossero soluzioni realizzabili a parità di tariffe. Sono passati tre anni e nessuna proposta accettabile mi è arrivata.
L’acqua dunque è destinata a diventare di “proprietà privata”, come dicono i comitati referendari?
Questa è una stupidaggine, perché l’acqua resta pubblica: è la gestione che coinvolge al 40 per cento i privati. E anche a chi dice che questo comporterà un aumento delle tariffe, rispondo che le tariffe non sono a discrezione del gestore, perché, al contrario di quanto si è detto per propaganda, per legge le tariffe vengono decise da un organismo che rappresenta provincia e i diversi comuni. Al contrario, con l’entrata dei privati, costruiremo un project financing vero e proprio che, mantenendo la tariffa equilibrata, garantirà ai cittadini un servizio migliore. Anzi, in proporzione qualità-prezzo, le tariffe scenderanno a Cremona grazie all’intervento dei privati.
Secondo la media italiana, il 40 per cento dell’acqua erogata viene sprecata a causa delle pessime condizioni della rete idrica, per non parlare della depurazione. Secondo Federutility, per mettere tutto a norma all’Italia servono 67 miliardi di euro. Voi coinvolgete i privati, cosa farà il resto del paese?
La stessa identica cosa che facciamo noi. Ora, a parte che in Emilia e in Toscana, due regioni di sinistra, l’acqua è gestita nel primo caso da una società quotata in borsa, dove il pubblico non c’entra niente, e nella seconda da una società mista pubblico-privato, e nessuno protesta, nel giro di un paio d’anni tutti dovranno realizzare investimenti, perché se non si migliorano le fognature e gli impianti di depurazione, al di là dello spreco dell’acqua, si cominceranno a pagare fior di multe. E siccome i soldi non ci sono, bisognerà fare società miste. Che oggi qualcuno pensi ancora che piani di investimento di questa entità possano essere fatti contando solo sui contributi dei cittadini, fa quasi sorridere. Si inganna la gente.
Perché un servizio sia davvero per tutti deve essere gestito dal pubblico?
No. Chi dice che un servizio, per essere pubblico, debba essere gestito al 100 per cento da un gestore pubblico ha una visione distorta e culturalmente anacronistica. Perché secondo la nostra Costituzione, il servizio pubblico è tale quando assicura la pubblica fruibilità del servizio in un regime di equità e trasparenza. Chi dice che deve fare tutto il pubblico entra in una contraddizione giuridica e culturale.
Una contraddizione che un anno fa con il referendum ha dimostrato di essere maggioranza.
Non è vero, perché il referendum è stato un clamoroso caso di disinformazione. Oltre alle cose inesatte scritte da molti giornali, c’erano quattro quesiti: due sull’acqua, uno sul nucleare e uno praticamente su Berlusconi. C’era appena stato l’incidente di Fukushima e la gente è stata chiamata a votare sulla scorta di una emozione politica istintiva.
Quando partirà il vostro bando?
Il nostro piano d’ambito verrà vagliato dalla regione e dal governo e tra tre o quattro mesi uscirà.
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1 commento
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aprire il 40% al capitale privato non è come privatizzare. è una “alleanza stato-privati” che secondo me è cosa buona. dare tutta la gestione ai privati è liberalizzare la speculazione. salini non sia ipocrita: in italia i privati amici dei politici non vengono controllati. e non ci sono neppure autorità credibili con poteri sanzionatori senza se e senza ma per farlo.