Covid e tamponi, le Regioni hanno ragione

Di Piero Vietti
13 Gennaio 2022
La richiesta di conteggiare come malati solo i sintomatici è una proposta giusta e piena di realismo. Il primo passo verso l'uscita dall'emergenza perenne
Persone in attesa del proprio turno per effettuare un tampone in una farmacia del centro di Milano lo scorso 10 gennaio (foto Ansa)

Più che di «strappo», come fa Repubblica, bisognerebbe parlare di realismo. Le Regioni chiedono al governo di rivedere i parametri con cui si contano i malati di Covid, Lombardia e Piemonte lo hanno già “ufficializzato”, le altre seguiranno a ruota. In sintesi, si chiede di considerare come “casi” solo i sintomatici, di togliere il tampone di fine quarantena per chi non ha sintomi e rivedere le regole per le scuole elementari, dove un solo positivo in classe costringe tutti i compagni a fare un tampone e due alunni positivi fanno scattare la Dad. Realismo, visto che dai dati emerge che circa il 35 per cento degli attuali positivi non è in realtà malato, il più delle volte non ha sintomi oppure è ricoverato per altre patologie e non soffre di insufficienza respiratoria.

«È malato di Covid chi ha i sintomi»

«Si definisce affetto da malattia Covid», leggiamo sul documento che l’Unità di crisi regionale per l’emergenza Covid-19 della Regione Piemonte ha inviato l’11 gennaio ai dirigenti delle strutture sanitarie, «solo il soggetto che positivo al test antigenico o molecolare presenti sintomatologia e diagnostica compatibile con la malattia Covid». Per stare all’esempio del Piemonte, con questi nuovi criteri si passerebbe dagli oltre 1.900 malati a poco più di 1.200.

Applicata a livello nazionale, questa «più accurata definizione» (così nel documento citato) permetterebbe innanzitutto di liberarci dalla cappa dell’emergenza continua e degli ospedali sistematicamente definiti «al collasso», darebbe un’idea più realistica della situazione e, come nota Repubblica, allineerebbe l’Italia «alle prese di posizione dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattia: [il “caso”] va ufficializzato quando c’è la positività al tampone ma anche dei sintomi o comunque segni compatibili con il Covid».

Le ragioni delle Regioni

Che nel conteggio dei ricoverati per Covid finisce anche chi andava in ospedale per altre patologie e poi risultava positivo al tampone, di fatto falsando i numeri, è sempre stato più che un sospetto: ora le Regioni confermano con i numeri che è così. Questo nuovo conteggio influirebbe sui parametri con cui si decide se una Regione cambia o meno colore, e applica quindi restrizioni più o meno severe. «Cambiare il bollettino che misura il contagio in Italia», scrive il Corriere. «Perché il numero esponenziale dei tamponi, decuplicati in un anno, forse restituisce una fotografia distorta del contagio. E perché Omicron infetta di più ma fa meno danni. I presidenti di Regione sono in pressing. Il Cts ne discuterà domani. Riconsidererà la mappa su cui si basano le misure per contenere il contagio».

Qualche giorno fa Tempi ha fatto suo l’appello di tanti esperti, smetterla di dare peso al bollettino quotidiano dei contagiati, colpevole della «fotografia distorta» di cui sopra. Il primo modo per uscire dall’emergenza è smettere di trasformare tutto in emergenza. Non si tratta di un appello all’irresponsabilità o al camuffare i numeri per non vedere e risolvere il problema, che c’è, dei malati di Covid, ma di una richiesta che tiene conto della realtà. Basta quarantene per i positivi asintomatici con la terza dose, basta tamponi ai contatti di positivi vaccinati e che stanno bene. Basta trattare le persone come malati che non sanno di esserlo. Le Regioni hanno ragioni da vendere. L’auspicio è che il Cts le ascolti.

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