Qualche ragionevole dubbio in merito alle certezze raggiunte dalla procura della “Wuhan italiana” su «almeno» 4.148 morti che «si potevano evitare»
Incontro a Milano tra l’allora premier Giuseppe Conte e il presidente della Lombardia Attilio Fontana, 27 aprile 2020. Entrambi sono indagati nella maxi inchiesta sulla gestione del Covid nella zona di Bergamo (foto Ansa)
L’inchiesta appena conclusa a Bergamo sulla gestione del Covid nei primi mesi della pandemia «dimostra gli errori che sono stati fatti, una catena di errori». Soprattutto dimostra che «senza quegli errori, non avremmo avuto tutti questi morti». Lo ha detto Antonio Chiappani, procuratore capo della città, in una intervista a Repubblica (e a chi sennò?).
Gli indagati e i morti “per colpa”
Tre anni di lavoro dei pm, migliaia di mail e chat telefoniche e cartelle cliniche scandagliate, «centinaia di persone informate sui fatti» interrogate (più l’immancabile maxi perizia del virologo Andrea Crisanti), decine di «decessi ricostruiti», insomma uno sforzo colossale per concludere che i diciannove illustri indagati – tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro, l’allora capo della Protez...