
Costituzione italiana meglio di quella Ue
In tempi sicuramente grami per lo sviluppo e la democrazia due notizie consolano un po’. La prima ha a che fare con la resistenza coraggiosa che, quasi unici, Berlusconi e Frattini, a nome del nostro paese, stanno facendo contro quella sorta di accordo tra logge che è la bozza di Costituzione europea. Chi, anche in Italia, continua a plaudere a un documento che, di poco più breve del Signore degli Anelli, ignora tutti gli argomenti inerenti la persona, le opere, la libertà della società, le aggregazioni sociali, il libero agire economico, non ha a cuore veramente le sorti dell’Europa. Se vogliamo una grigia aria di funzionari e burocrati al servizio dei sogni di grandezza di vecchie nazioni con le rughe, siamo sulla buon strada…
La seconda è una notizia del tutto positiva. Nell’ambito del panorama di rissa continua della politica italiana, inopinatamente, è stata approvata a larga maggioranza in Senato una modifica al quarto comma dell’articolo 118 inerente la sussidiarietà. Il nuovo testo recita: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni riconoscono e favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Essi riconoscono e favoriscono altresì l’autonoma iniziativa degli enti di autonomia funzionale per la medesima attività e sulla base del medesimo principio».
La nuova formulazione richiede una spiegazione. Si osserva che rispetto all’attuale art.118 si utilizza il verbo “riconoscere” anziché “valorizzare”: si tratta di un’affermazione più decisa della sussidiarietà rispetto a quella della precedente legislatura che ha votato l’attuale art. 118 della Costituzione. In altre parole, il favor verso l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro associazioni non si configura come una mera concessione da parte del potere pubblico, ma come il riconoscimento di un’autonomia che preesiste al potere pubblico.
Le conseguenze possono essere, a dir poco, rivoluzionarie. Se ne ricordi solo una: la possibilità della sussidiarietà fiscale, per cui le Regioni possono raccogliere imposte in luogo dello Stato. Molte regioni, per superare la rigidità e lo statalismo con cui sono amministrati i servizi alla persona, per favorire la libertà del cittadino hanno introdotto voucher nell’istruzione e nell’assistenza. Tuttavia, nel concreto funzionamento del sistema dei Voucher, allo stato attuale delle cose, è impossibile per gli enti locali (la legislazione fiscale statale non lo consente) evitare di imporre un complicato passaggio burocratico alle risorse dei cittadini. La sussidiarietà fiscale, attraverso il sistema di detrazione, evita di trasformare un cittadino, che avrebbe risorse proprie per assolvere alle esigenze sociali, in un assistito che deve richiedere le risorse che il fisco gli ha portato via. è lo spiraglio per quel cambiamento del rapporto tra società e Stato ancora chimera nell’Italia del 2000.
* Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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