
Così perfetto da essere disumano

Il romanzo Come formiche dall’alto (Cantagalli, Siena 2024) di Giovanni Zola lo potremmo classificare nel genere distopico, perché descrive un’utopia al negativo, una società tanto perfetta quanto contraria ad ogni ideale di benessere e perfezione. Ma giungendo alle ultime righe dell’ultima delle 179 pagine di cui consta, si deve convenire che c’è una conclusione che, anche se non è quella delle fiabe “e tutti vissero felici e contenti” (ma anche quella è un’utopia), tuttavia apre ad una positiva speranza, all’interno di un contesto, seppur drammatico e durissimo da sostenere.
Il futuro descritto non è poi così distante, a detta dello stesso autore, e quindi si potrebbe parlare di un futuro imminente, di cui molte premesse sono già in atto.
L’autore immagina una società americana guidata e dominata dall’Intelligenza artificiale. Cardine di questo potere onnipresente e invadente è «un sistema perfetto, apparentemente non violento, dentro al quale chi si ribella viene escluso dalla vita sociale dalla coscienza collettiva, che poi è il vicino di casa, il collega, ma anche tuo fratello e tua madre». Esso è guidato dal “Governo del Bene Comune e del Desiderio” dominato da una cerchia ristretta di saggi non votati dal popolo, chiamata Demosofia. Tutto è così ben pianificato e oliato che non esiste dissenso: «Non ti costringono a pensarla come loro, sei tu che ti conformi liberamente alla loro filosofia».
Pantambientalismo
La prima repressione avviene a monte, eliminando in partenza gli imperfetti. «Le coppie cisgender, quelle omosessuali, i single, la comunità lgbtq, gli uraniani e chiunque lo avesse desiderato poteva acquistare a basso costo, scegliendo le caratteristiche da un catalogo, il figlio che preferiva».
Anche la famiglia è un istituto superato. «La famiglia era una macchina incontrollabile, generatrice di figli che puoi educare indipendentemente dalle direttive del potere e che, soprattutto, produce inquinamento. E questo è intollerabile. Un figlio che consuma risorse inquina e se non è autosufficiente non è sostenibile. Inaccettabile per il Pantambientalismo», la nuova religione che poneva gli animali al di sopra dell’uomo, «accettata con estrema apertura dalla Chiesa di Stato».
Sempre all’insegna del “Bene Comune e del Desiderio” si viene espropriati della vita stessa, sia in principio, con l’aborto fino al nono mese, sia alla fine quando, «acquisito il superpotere della vita, occorreva un’ultima conquista per far tornare il bilancio in attivo. Il controllo della morte. Sopprimendo gli over settanta si sarebbero tagliate le pensioni, le spese sanitarie, i costi delle case di riposo e quant’altro. Non è stata necessaria neanche troppa pressione psicologica sugli anziani perché il pifferaio magico se li portasse tutti dietro. È bastato spingere sul diritto a vivere una vita qualitativamente alta che l’eutanasia è stata richiesta spontaneamente. Ha vinto il concetto che l’esistenza non è degna di essere vissuta se sei un costo insostenibile per la società».
Interrompiamo qui la descrizione, non senza inviare ad una attenta lettura in cui tante descrizioni di strumenti, fatti, persone, circostanze, che sembrano lontane, sono già presenti fra noi, anche se non con l’evidenza espressa nel libro.
L’incontro coi sopravvissuti
Il contesto in cui si muovono i tre protagonisti, i fratelli Indy e Dakota e l’amico Jordan, ci appare dubito molto meno immaginario di come dovette apparire la Londra di 1984 ai lettori del secondo dopoguerra. I tre hanno deciso di fuggire per raggiungere il Messico, luogo dove ritengono di poter vivere con maggiore libertà. Non sono impegnati in battaglie sociali, non sono difensori di principi o valori assoluti, sono figli della stessa società di cui vogliono, forse con un eccesso di ingenuità, liberarsi.
Intraprendono quindi un viaggio molto avventuroso e rischioso, in cui devono mettere a repentaglio la loro stessa vita, senza ritorno, perché per loro non ci sarebbe una possibilità di salvezza in una società in cui non è consentito dissentire.
Innumerevoli gli incontro che fanno, tutti meritevoli di un’adeguata riflessione. Il più significativo è quello che potrebbe dare loro un’effettiva speranza di vita nuova. I tre si imbattono in un tipo alquanto particolare che si fa chiamare Jack London, a capo di una banda di allegri disabili, ciascuno con un nome storico o letterario. Sono stati dimenticati dal “sistema” e quindi si illudono di poter conservare quell’umanità che è ormai sparita e di cui nessuno conserva il ricordo. Jack London lo spiega così: «Siamo una razza in estinzione, dopo di noi sono nati e nasceranno solo sani nel corpo e nella mente. Siamo i sopravvissuti della perfezione, merce rara». Per la prima volta sentono parlare di personaggi a loro ignoti: Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso… e Cristo, «ucciso una seconda volta, non dalla mancanza di fede, ma da quando hanno eliminato l’uso corretto della ragione». Spiega anche cosa è diventata la Chiesa: «Una Ong con sede in Vaticano e sono contenti di questo perché hanno smesso di confrontarsi col mondo, sono parte del mondo. Pietro, rinnegatolo, pianse amaramente. Loro invece ridono. Dio non voglia che milioni di martiri abbiano sacrificato la loro vita per gli uomini di chiesa». Ma anche questa possibilità di salvezza svanisce e i tre si trovano ad un passo dalla salvezza senza poterla raggiungere.
Desideri essere felice?
A questo punto il racconto apre il cuore alla speranza. Indy si innamora di Jordan, riescono a fare l’amore una sola volta, ma Jordan muore tragicamente. Indy entra in una crisi depressiva e si ritrova senza volerlo nella “Casa del Migrante”, un centro di raccolta di sbandati di tutti i tipi. Indy «era stata trasferita in infermeria, a causa delle ferite e dello stato di shock in cui era stata trovata. Non parlava, fissava il soffitto apatica».
Ed ecco l’ultimo incontro, quello decisivo, quello con suor Caterina che con modi sgarbati e contro la sua volontà la costringe a dare una mano in cucina e a servire a mensa. Suor Caterina aveva alle spalle una storia certamente non meno drammatica di quella di Indy. Indy le apre finalmente il cuore e chiede il perché della solitudine, convinta che non c’è via d’uscita. Ma suor Caterina la sorprende. «La buona notizia è che c’è… C’è un amore molto più grande di quello degli uomini. È un amore inesauribile, che ti accompagna sempre, che non tradisce e che ha vinto la morte». «Desideri essere felice, Indy?» è la domanda che apre quest’ultima parte del romanzo. Una domanda che è l’inizio di una speranza.
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