Così mettiamo i ragazzi a contatto con l’economia. Ma gli adulti?

Di Giovanna Boggio Robutti
08 Ottobre 2017
Il mondo bancario ha contribuito a promuovere la diffusione capillare dell’educazione finanziaria sul territorio e nelle scuole.

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – I mercati finanziari sono sempre più complessi e l’educazione finanziaria assume sempre più un ruolo centrale per orientarsi tra le numerose scelte di investimento. L’economia è una materia impegnativa ma oggi non ci si può esimere dall’avere un ruolo attivo e consapevole nelle scelte che riguardano il proprio denaro. Questo punto è talmente rilevante che il Senato, nel terzo punto della mozione sulle banche approvata recentemente, impegna il governo ad «attuare nei tempi previsti le misure per la promozione e l’effettiva diffusione dell’educazione finanziaria – consentendo la piena operatività del comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (…) – allo scopo di aumentare la conoscenza da parte dei cittadini degli strumenti e dei servizi finanziari immessi sul mercato, nonché la loro capacità di valutazione dei profili di rischio associati alle diverse tipologie di prodotti offerti».

L’ultima indagine del Centro Einaudi sul risparmio degli Italiani rende noto che per quanto concerne l’acquisizione delle nozioni finanziarie solo il 30 per cento dei giovani intervistati ha ricevuto un’educazione specifica dai propri genitori e appena il 5 per cento ha avuto a disposizione corsi di formazione finanziaria, ma solo l’1,5 ne ha approfittato concretamente. La forma di educazione economica più diffusa è stato l’incoraggiamento a risparmiare ricevuto dalla famiglia (82 per cento) o l’insegnamento a programmare le spese (68). A queste si sono aggiunte l’educazione informale conseguita per aver svolto dei lavoretti retribuiti da ragazzi (tra il 42 e il 48 per cento) e la responsabilizzazione alle scelte finanziarie che si è assorbita per aver dovuto gestire la paghetta in autonomia, che ha riguardato meno di un risparmiatore su tre (29 per cento).

I percorsi didattici e i numeri
Il mondo bancario negli ultimi dieci anni ha cercato di contribuire alla crescita del capitale umano del paese promuovendo la diffusione capillare dell’educazione finanziaria sul territorio e in particolare nelle scuole. I percorsi didattici della Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio (Feduf) si articolano su tre livelli secondo l’età degli studenti coinvolti: accanto ai “tradizionali” percorsi didattici, KIDS per le primarie, JUNIOR per le secondarie di I grado e TEENS per le secondarie di II grado, la Fondazione propone “Educare all’economia civile”, programma che presenta ai giovani le caratteristiche della sharing economy e dell’economia sostenibile, della cittadinanza attiva e consapevole per costruire un progetto di vita ispirato a valori di inclusione ed equità, e “Pay2.0” dedicato alla moneta elettronica.

Le scuole possono iscriversi poi a “Risparmiamo il Pianeta”, il programma didattico realizzato in collaborazione con la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition che si focalizza sui temi dello sviluppo sostenibile, e a “Pronti, lavoro… via!”, realizzato in collaborazione con Itinerari Previdenziali per sensibilizzare i ragazzi sui temi del lavoro e della previdenza. Importante inoltre lo sforzo per promuovere i percorsi di alternanza scuola-lavoro: le scuole partecipanti possono anche iscrivere le classi al concorso “Che impresa ragazzi”, una gara nazionale tra i business plan realizzati dagli studenti impegnati a sviluppare un’idea imprenditoriale con ricaduta sociale per il territorio in cui vivono.

Un’attenzione particolare è riservata ai Cpia, Centri provinciali d’istruzione per gli adulti, dove, nell’ambito del progetto “Alfabetizzazione finanziaria” e delle relative linee guida emanate dal Miur (erogazione di specifiche unità didattiche d’apprendimento destinate agli adulti per contrastare il deficit informativo in materia di competenze economiche), la Feduf ha messo a disposizione un’area online sul proprio sito economiascuola.it, accessibile a tutti i Cpia d’Italia, con strumenti didattici per supportare e potenziare l’insegnamento dell’educazione finanziaria in classe.

I numeri raggiunti sono importanti (a partire dall’anno scolastico 2004-2005: 3.400 scuole, 10.127 classi e oltre 253 mila studenti iscritti ai programmi e circa 10 mila insegnanti; decine di migliaia di bambini e ragazzi coinvolti nelle centinaia di eventi organizzati sul territorio) e lo sforzo sostenuto imponente, sebbene gli obiettivi, come dimostrano i dati raccolti da più fonti internazionali, siano ben lontani dall’essere raggiunti.

Dieci milioni di scelte frettolose
Ogni giorno però, circa 10 milioni di cittadini adulti senza competenze economiche di base devono affrontare scelte economiche e, a differenza di ciò che accade nella scuola, non c’è un canale preferenziale che consenta di avvicinarli. Gli adulti sono un pubblico frammentato, eterogeneo, non localizzato. Hanno poco tempo e urgenze che portano a effettuare scelte economiche in modo sbrigativo, non investono minuti preziosi in ricerche e comparazioni e scelgono prodotti e servizi in modo spesso inconsapevole. Questo è il vero problema del paese. Problema che nessun soggetto pubblico o privato può affrontare da solo. È quindi indispensabile un’azione congiunta tra tutti i soggetti impegnati nella diffusione dell’educazione finanziaria, affinché le energie profuse in questo ambito possano essere incanalate in una direzione unitaria e alimentare un processo sistematico e continuativo.

Foto Shuttestock

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