La preghiera del mattino

Così la vittoria della Meloni archivia il vecchio schema merkellian-macroniano

Giorgia Meloni
La leader di Fratelli d’Italia e del centrodestra Giorgia Meloni (foto Ansa)

Su Formiche Mario Mauro dice: «Si tratta, in pratica, di un fatto nuovo per l’Europa, ovvero che sul piano della dottrina del politicamente corretto lei rimarrà ingombrante e politicamente esposta ai dubbi del Parlamento europeo, mentre invece sul piano della relazione tra le nazioni Meloni in questo momento ha il massimo della credibilità che un leader politico italiano possa aver avuto negli ultimi anni. “Perché intanto i leader della famiglia politica di Meloni sono in posizioni cruciali sia in positivo sia in negativo: Polonia, Ungheria e quello che può succedere in Spagna se Vox dovesse diventare necessario per la formazione del governo”».

Mauro spiega bene come negli Stati dell’Unione Europea sono in corso processi politici di tipo nuovo di saldatura tra moderati e conservatori, che chi ha ancora in testa gli schemi merkellian-macronisti della fine di “destra e sinistra” non riesce bene a cogliere.

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Su Fanpage Tommaso Coluzzi scrive: «La manifestazione per la pace del 5 novembre, a Roma, vedrà la partecipazione – annunciata – del Movimento 5 stelle. Senza bandiere di partito. Giuseppe Conte lo ha comunicato ufficialmente sui suoi canali social con un breve video, in cui mette in chiaro ancora una volta la posizione grillina sulla guerra in Ucraina: “Da oltre 200 giorni una guerra cruenta sta martoriando l’Ucraina, avete notato che non si sente più pronunciare la parola pace?”, dice l’ex presidente del Consiglio nel video. “In questi giorni sentiamo parlare solo di armi, di strategie militari, di nuovi invii di arsenali bellici. Ma le ipotesi di negoziato, il lavoro diplomatico, le speranze di pace sembrano non scaldare i cuori di politica e media mainstream”».

Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi su Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky sono pericolosamente fuori controllo ed è giusto esserne preoccupati. Ma le mosse politiche di Conte ed Enrico Lettino non solo sono preoccupanti ma anche profondamente ridicole. Conte da una parte vuole cessare il sostegno militare a Kiev e insieme chiede che Antonio Tajani non sia ministro degli Esteri perché il suo leader non sostiene abbastanza Kiev, Lettino attacca il centrodestra perché al suo interno c’è chi apprezza Putin e propone di coordinare un’opposizione con un Conte che organizza manifestazioni obiettivamente pro Putin. Come è possibile che a persone che da qualche decennio come Lettino e da qualche anno come Conte fanno politica sulla scena nazionale, sfugga il lato ridicolo delle loro posizioni? Possono veramente pensare che bastino la copertura della Repubblica per uno e del Fatto quotidiano per l’altro, a nascondere la fondamentale insensatezza della loro proposta politica? Siamo in una fase nella quale la dissoluzione della ragione può arrivare a questi livelli?

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Su Affaritaliani si scrive: «L’Europa ha raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo del gas, l’intesa alla fine è un compromesso tra tutte le varie posizioni dei 27 paesi Ue, che accontenta e scontenta ma che stabilisce un primo passo concreto per l’abbassamento dei prezzi del metano. Soddisfatta la presidente Von der Leyen: “40 miliardi di euro per mitigare i prezzi”. Alla fine l’intesa è arrivata. Dopo una riunione del Consiglio europeo durata quasi dodici ore. I ventisette capi di Stato e di governo hanno concordato di dare un mandato “pieno e chiaro” alla Commissione europea di adottare “decisioni concrete” sul price cap al Ttf di Amsterdam (ovviamente alle condizioni stabilite, ossia che debba essere temporaneo, di ultima istanza e che non metta a rischio le forniture). I leader però hanno dato mandato alla Commissione e ai ministri dell’Energia anche di analizzare un quadro per il leader però hanno dato mandato alla Commissione e ai ministri dell’Energia anche di analizzare un quadro per il price cap al gas utilizzato per la produzione di energia elettrica (per una estensione del modello iberico)».

È giusto dire, come ha fatto Mario Draghi, che “è andata bene”. Dopo le risposte sul Covid e quelle sulla guerra in Ucraina, l’Unione Europea ha trovato un accordo che potrebbe aprire forse la via anche a una gestione comunitaria di parte del debito degli Stati europei come Olaf Scholz ha fatto intravedere. La soddisfazione per il risultato positivo, non può però far dimenticare la drammatica realtà dei problemi ancora di fronte agli Stati dell’Unione Europea. Si pensi solo alle nuove liti franco-tedesche sugli investimenti per la difesa. L’idea di affidarsi solo a convergenze puntuali condite dalla propagandistica retorica che la coesione comunitaria si trova sempre sia pure all’ultimo minuto, nascondono la tremenda difficoltà ad affrontare politicamente i problemi che l’Unione ha di fronte a sé e che non troveranno mai una soluzione concreta senza una vera Costituzione legittimata dal voto popolare.

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Su Starmag Marco Dell’Aguzzo scrive: «La settimana scorsa l’Algeria – assieme all’India, alla Cina e ad altri trentadue paesi – si è astenuta dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per condannare l’annessione (illegale) alla Russia di quattro regioni dell’Ucraina. La risoluzione venne comunque appoggiata da 143 nazioni, il numero più alto mai registrato dall’inizio dell’invasione russa».

È stato assolutamente giusto da parte del governo Draghi trovare un accordo con Algeri per affrontare i problemi drammatici del nostro approvvigionamento di gas. Bisognerebbe però avere più cautela quando si sostiene che questa scelta aiuta in modo decisivo a isolare Mosca. Contrastare l’aggressione russa all’Ucraina è un dovere anche morale, accecarsi con la retorica e la propaganda, però, non porta da nessuna parte.

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