Contro il riso sperimentale Tea l’atto di eco-vandalismo più sciocco possibile

Di Tiziano Pozzi
08 Luglio 2024
Nel mirino dei devastatori una varietà non Ogm “made in Italy” studiata per resistere al brusone riducendo fortemente il ricorso agli antiparassitari
Il campo sperimentale dell’azienda Cascina Erbatici di Mezzana Bigli (Pv) distrutto nella notte il 20 e il 21 giugno scorsi
Il campo sperimentale dell’azienda Cascina Erbatici di Mezzana Bigli (Pv) distrutto nella notte il 20 e il 21 giugno scorsi (foto Regione Lombardia)

Nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2024 un gruppo di ignoti è entrato nel campo sperimentale presso l’azienda Cascina Erbatici di Mezzana Bigli (Pavia) e ha distrutto delle piante di riso resistenti al brusone (malattia fungina molto dannosa) ottenute tramite le New Genomic Technique (Ngt), in Italia conosciute come Tecnologie di evoluzione assistita (Tea). La notizia è stata data anche da alcuni tra i principali organi di stampa ed è rimbalzata sui social, ma nei giorni successivi ciò che è accaduto è stato ripreso e commentato solo dalla stampa di settore, non comprendendo la gravità di quanto era successo.

Le piante di domani

Questo non sorprende, considerato il modo in cui generalmente i diversi media nazionali raccontano di agricoltura. Normalmente la comunicazione del mondo agricolo ha due direzioni, una allarmistica/scandalistica e l’altra bucolica, ed entrambe forniscono un’immagine deformata del lavoro dell’agricoltore e dei suoi prodotti. Difficilmente ci si ricorda che l’obiettivo del settore agricolo è quello di produrre cibo a sufficienza per sfamare una popolazione mondiale in rapida crescita, che si stima supererà i 9 miliardi di individui entro il 2050.

È anche da ricordare che il Green Deal europeo, con l’accordo di Parigi del 2015, affida al sistema Afolu (Agriculture, Forestry and Other Land Use) un ruolo chiave nel contrasto ai cambiamenti climatici. Questi non sono soltanto gli eventi estremi, ma sono una tendenza costante e pervasiva a cambiare i cicli biologici di piante, parassiti e malattie, per cui non si possono più utilizzare le “piante di ieri” per fare agricoltura nel clima di domani.

Nuove tecniche di miglioramento del Dna

Per rispondere a queste sfide è necessario poter accedere a strumenti innovativi, come le nuove tecniche di miglioramento genetico, le Tea. Si tratta di tecniche di biologia sviluppate negli ultimi 10 anni che consentono di correggere il Dna delle piante in tempi brevi e con grande precisione, quindi di selezionare caratteri specifici utili per l’agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi.

Una delle piante di riso Tea rovinate nell’attacco al campo sperimentale di Mezzana Bigli
Una delle piante di riso Tea rovinate nell’attacco al campo sperimentale di Mezzana Bigli (foto Regione Lombardia)

Due sono le principali Tea: genome editing e cisgenesi. Con il primo si intendono diverse tecniche, tra cui quella definita col termine Crispr/Cas (premio Nobel per la chimica nel 2020 a Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier), capaci di indurre modifiche mirate nel genoma di una pianta. La seconda riguarda il trasferimento di un gene integro tra due varietà della stessa specie o di specie sessualmente compatibili, fenomeno che avviene normalmente in natura.

L’importanza della sperimentazione

Con l’approvazione del “decreto siccità” (14 aprile 2023) è stato possibile avviare anche in Italia la sperimentazione in campo delle Tea, in particolare per ottenere piante di riso capaci di resistere al brusone, malattia causata dal fungo Pyricularia oryzae che è in grado di ridurre la produzione del riso anche oltre il 50 per cento. Con questa tecnica due professori dell’Università statale di Milano, Vittoria Brambilla e Fabio Fornara, modificando un allele del riso, hanno conferito una resistenza della pianta al brusone, senza cambiare la qualità del prodotto finale. Un traguardo molto importante, anche in virtù della possibilità di ridurre fortemente gli antiparassitari fungicidi utilizzati nella lotta contro il brusone.

Se la sperimentazione avesse avuto successo (c’erano tutte le premesse e per fortuna sembra non essere stata del tutto compromessa), quelle piantine di riso avrebbero aperto la strada a nuove sperimentazioni su altre colture della nostra produzione agroalimentare, valorizzando il patrimonio di agrobiodiversità di cui l’Italia è ricca. Il resto del mondo sta andando avanti nella ricerca e nella sperimentazione e il rischio concreto è che, a causa di un approccio antiscientifico di pochi, a rimetterci sarà la competitività del paese.

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