
La preghiera del mattino
Conte alfiere farlocco della Carta che il suo partito ha demolito

Sul sito del Tgcom si scrive: «Giuseppe Conte. L’ex premier, che ha promesso una “dura opposizione”, ha invitato il centrodestra “a non avventurarsi in riforme costituzionali” senza un ampio consenso per evitare fallimenti “come Renzi che andò a sbattere”. “Noi saremo pronti a difendere i nostri valori e princìpi costituzionali, consapevoli della rimonta straordinaria della nostra forza politica con questa investitura popolare”, ha spiegato».
Appoggiando lo strapotere della magistratura, avvilendo la funzione dei rappresentanti del popolo con le polemiche sulle retribuzioni e le pensioni dei parlamentari, tagliando il numero dei deputati e dei senatori senza ridisegnare la Costituzione, il Movimento 5 stelle è stato un movimento profondamente ostile alla Costituzione del 1947, a cui è stato consentito di realizzare i propri propostiti demagogici da quello che è stato definito il sovversivismo delle classi dirigenti italiane, pronte a tutto purché il potere politico non sia veramente contendibile.
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Su Strisciarossa Pier Virgilio Dastoli scrive: «Nel corso degli anni, le politiche su cui l’Ue ha una competenza concorrente o condivisa – come quella sociale, regionale, ambientale, dei consumatori, dei trasporti e delle reti transeuropee, dell’energia ma anche della cooperazione giudiziaria civile e penale e, da ultimo, della salute – hanno creato quello che in francese si chiama acquis communautaire e che può essere tradotto in italiano in patrimonio delle realizzazioni comunitarie composto non solo da regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e accordi internazionali ma da un’evoluzione culturale che – malgrado le politiche di informazioni sciagurate dei governi nazionali – ha impregnato di sé tutte le società europee».
La passione europeista di Dastoli è largamente condivisibile, ma l’idea che un’istituzione infranazionale possa divenire un vero soggetto sovrano senza una costituzione e senza una vera legittimazione dal voto popolare, porta alle contraddizioni che con evidenza stiamo vivendo. Alcune soluzioni proposte dal centrodestra possono essere inadeguate, ma pongono un problema che non si può seppellire sotto la retorica e la propaganda.
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Su Formiche Giovanni Guzzetta dice: «Vorrei disinnescare alcuni aspetti di questa polemica. Oggi in Italia la giurisprudenza della Corte costituzionale è pacifica nel dire che il diritto europeo non prevale sempre. Cioè ci sono dei limiti al primato del diritto europeo: quando toccasse aspetti fondamentali e strutturali del nostro sistema o dal punto di vista dell’organizzazione democratica o della tutela dei diritti, già oggi il diritto europeo non prevarrebbe. E non ci sono dubbi che il sistema europeo è un sistema difettoso rispetto alla logica democratica. Detto questo, il tema principale è che questa scelta europea sia consolidata, considerando che l’Italia è l’unico dei grandi paesi che rispetto alle scelte europee non ha modificato una sola riga della Costituzione, tranne l’articolo 117, primo comma. Nelle Carte di Spagna, Francia, Germania ci sono articoli che disciplinano esattamente i rapporti tra lo Stato e l’Unione Europea».
Ecco un modo realistico e sensato di affrontare i rapporti tra la nostra Costituzione e un sistema comunitario che giustamente viene giudicato «difettoso rispetto alla logica democratica».
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Su Affaritaliani Luigi Bisignani scrive: «Mario Draghi, voto 8. Il killer di Letta, Salvini e Di Maio. Sergio Mattarella, voto 5. Con Giorgia è finita la pacchia».
Dando i voti ai protagonisti delle elezioni del 25 settembre Bisignani sembra leggere anche una vendetta di Draghi verso Mattarella che gli aveva promesso il Quirinale e poi non lo aveva aiutato. Forse questa interpretazione è un po’ forzata. Forse…
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