Conclave. E se il prossimo Papa fosse un amante degli scacchi? Come Leone X che giocava con Michelangelo

Di Matteo Rigamonti
11 Marzo 2013
Oggi cadono i cinquecento anni dall'elezione di Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Fu il papa amico degli scacchi che si impegnò ad annullare la "condanna" di Pier Damiani

Cinque secoli fa l’elezione a Sommo Pontefice di Leone X, il papa scacchista. Nella millenaria storia della Chiesa cattolica, non sono mai mancati pontefici amanti del gioco degli scacchi: i più celebri sono Pio II, Gregorio XIII, Pio V e Giovanni Paolo II. Ma il più importante per tutti gli appassionati di questa storica disciplina è proprio Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, eletto al soglio di Pietro l’11 marzo 1513. Leone X, infatti, fu il Papa che annullò la “condanna” di Pier Damiani contro gli scacchi, riabilitando pienamente la disciplina e favorendone in prima persona la conoscenza e la pratica del gioco.

MECENATE E GIOCATORE. Grande appassionato e giocatore egli stesso e destinato fin da piccolo alla carriera ecclesiastica, Giovanni de’ Medici (1475-1521), secondogenito di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini, fu nei suoi otto anni di pontificato un importante mecenate per tutti giocatori dell’epoca. Leone X protesse il gioco e ne favorì la diffusione, soprattutto nell’ambito delle strutture ecclesiali, così come fece con i letterati e i poeti dell’epoca. Persino la Storia dei Papi scritta da Ludwig von Pastor, testimonia la sua grande passione per il gioco degli scacchi. Mentre un altro volume della fine del ‘500 spiega che «Papa Leone era solito abbandonare la partita quando era inferiore». Ciò, secondo l’autore, «mostra la sua abilità, poiché egli vedeva molto tempo prima ciò che doveva accadere; e quando si accorgeva che la sua situazione era disperata, seguendo il responso di Ippocrate che diceva non esservi rimedio per i disperati, si arrendeva e confessava vinto».

RIABILITAZIONE DEL GIOCO. Fu grazie a Leone X che la “condanna” degli scacchi da parte della Chiesa cattolica, voluta nell’ottobre 1061 da Pier Damiani (futuro santo, citato anche da Dante nella Divina Commedia), confermata poi da papa Alessandro II (Anselmo da Baggio) e ribadita anche nei Concilii del 1212 e del 1255 (pretesa dal re di Francia Luigi IX, poi canonizzato come san Luigi), venne di fatto annullata. Anche se, per la definitiva cancellazione, si dovrà attendere prima santa Teresa d’Avila, che parlerà positivamente degli scacchi nella sua opera Il cammino alla perfezione, scritta tra il 1564 e il 1566, e poi san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, che nella sua Introduzione alla vita devota, scritta ad Annecy nel 1608, controbatté l’editto di Luigi IX e la condanna del Concilio, dichiarando il gioco degli scacchi nuovamente lecito in maniera ufficiale per tutti.

LA SFIDA CON MICHELANGELO. Descritto da Marin Sanudo come «grossolano, di brutta effigie e poca vista», tanto che il popolino lo aveva soprannominato “Talpa”, da ragazzo, Leone X aveva giocato a scacchi anche con Michelangelo, salvo poi preferirgli, come pittore, Raffaello, che nel 1518 ne realizzò, tra i tanti quadri da lui dipinti, il più celebre ritratto.

@rigaz1

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