La preghiera del mattino

Con la delega fiscale il governo si dà un “programma di legislatura”

Di Lodovico Festa
07 Agosto 2023
Rassegna ragionata dal web su: i contorni di «una delle misure più significative» del centrodestra, le critiche di una sinistra disattenta ai ceti medi, la tassazione delle multinazionali
La premier Giorgia Meloni nell’Aula di Montecitorio tra i due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani
La premier Giorgia Meloni nell’Aula di Montecitorio tra i due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani (foto Ansa)

Su First online si scrive: «Il provvedimento è composto da 23 articoli distribuiti in cinque titoli. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, intervenendo al termine della discussione generale, ha confermato l’obiettivo di ridurre il numero delle aliquote Irpef da quattro a tre “per poi arrivare gradualmente verso la ‘flat tax‘, senza abbandonare la logica della progressività, che come voi sapete si può ottenere anche con il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”. Inoltre, ci saranno meno tasse sulle tredicesime. Per i lavoratori dipendenti, invece, salta l’ipotesi iniziale di una flat tax incrementale – troppo dispendiosa –, al suo posto si introduce una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. Inoltre, arriva il concordato preventivo biennale per le partite Iva e le Pmi: ossia la possibilità di definire con il fisco l’ammontare di tasse da pagare. Ma il governo “non abbassa la guardia della lotta all’evasione”, ha sottolineato Leo, precisando che il concordato preventivo biennale e la “cooperative compliance” non sono “regali” per gli evasori, ma costituiscono strumenti che si basano sulla conoscenza dei dati fiscali resa possibile dalla fatturazione elettronica e dalle nuove tecnologie. Per quanto riguarda l’Ires, ci sarà un doppio regime agevolato. Accanto all’aliquota ordinaria (24 per cento), si prevedono due regimi di vantaggio complementari: il primo la riduce alle imprese che impiegano risorse in investimenti, nuove assunzioni o partecipazione dei dipendenti agli utili; le imprese che non beneficiano della riduzione possono fruire di eventuali incentivi fiscali in forma di superammortamento. Per quanto riguarda l’Iva invece è prevista la revisione della disciplina per renderla più aderente alla normativa Ue. Tra le possibilità anche Iva zero per alcuni prodotti di prima necessità».

Come è stato osservato la delega sul fisco proposta dal governo Meloni e approvata nei giorni scorsi al Senato fissa una cornice e non definisce ancora provvedimenti concreti e articolati.

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Su Formiche il senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione Finanze e Tesoro a Palazzo Madama, Filippo Melchiorre, dice: «Sulla revisione del fisco, l’esecutivo si è speso moltissimo e, in questo modo, incassa un risultato importante anche sotto il profilo politico. Sono tantissime le modifiche introdotte dalla nuova normativa: dalla revisione dell’Irpef alla detassazione delle tredicesime, fino alla semplificazione dei processi e più in generale della giustizia tributaria. Di fondo, l’orientamento è stato quello di immaginare un sistema fiscale più “vicino” al contribuente. In questo senso è significativa la previsione di avere meno adempimenti estivi, che in linea di massima ingessano gli studi professionali e mettono in difficoltà i clienti. La delega fiscale è forse una delle misure più significative portate avanti da questo governo. Una svolta storica».

Passare dalla “delega fiscale” ai provvedimenti attuativi implicherà innanzi tutto problemi di bilancio che ancora non sono risolti. Però è evidente l’ambizione del governo di darsi un programma di legislatura.

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Su Fanpage Marco Grimaldi, vicecapogruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra dice: «L’evasione fiscale in Italia di fatto supera i 100 miliardi di euro all’anno, l’Irpef la pagano per l’81 per cento dipendenti e pensionati, mentre i grandi patrimoni restano quasi del tutto esenti, come detto. Si continua a dare il messaggio che chi paga le tasse passa per fesso. In tutto questo, i “tassapiattisti” continuano a essere ossessionati dalla flat tax per aiutare i redditi alti. Peraltro, un’ossessione già realizzata in parte: sui grandi profitti in Italia, più si va su e meno la tassazione è progressiva».

Al momento a sinistra le principali risposte al provvedimento governativo sul fisco sono ispirate dalla linea SchleinConteLandini con appelli contro gli evasori e denunce degli ultimi lasciati soli. I temi che facevano parte di una sinistra di governo e riguardavano attenzioni ai ceti medi e ai problemi dello sviluppo non paiono al momento trovare molta attenzione tra i 5 stelle, ma neppure nel Pd.

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Sul sito di Tgcom 24 si scrive: «Il governo dovrà “garantire la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale, anche valutando l’opportunità di rafforzare il potere di accertamento dell’Agenzia delle entrate”, prevede un ordine del giorno M5s alla delega fiscale, approvato sostanzialmente all’unanimità dall’Assemblea di Montecitorio a fronte del parere favorevole del governo».

Un ordine del giorno sul tassare con rigore le multinazionali che operano sul territorio italiano naturalmente non può non essere votato. Ma altrettanto naturalmente non risolve né la questione di come si attirano investimenti internazionali in Italia né di come si superi una politica fiscale europea bislacca per la mancanza di una Costituzione che definisca limiti e confini dei poteri centrali dell’Unione e di quelli sussidiari degli Stati membri. Peraltro anche la “delega fiscale” governativa va integrata dalle riforme in cantiere su autonomia regionale e poteri degli enti locali di base. Quella fiscale è una riforma che non può non essere accompagnata anche da nuove riforme collaterali.

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