Commemorazione 11 settembre: Usa guardano avanti, applausi a Bush – RS

Di Redazione
12 Settembre 2011
Il lutto non è personale ma collettivo, riguarda l'America intera e a ben vedere il mondo perché sul parterre di Wall Street si parla una babele di lingue, incluso l’italiano della donna che ricorda «Lora, mi manchi tanto, ti voglio bene». Bush cita la lettera di Abramo Lincoln a una donna che durante la guerra civile perse cinque figli. La folla lo applaude come non ha fatto per Obama

“La folla dei parenti delle vittime è composta da persone silenziose, ordinate. tutte hanno appuntato sugli abiti un piccolo fiocco celeste. Indica l’aver perso un proprio caro nel crollo delle Torri Gemelle abbattute dagli aerei-missili di Al Qaeda. (…) Afroamericani, bianchi, asiatici, ispanici, con la croce al petto o la kippah in testa, i parenti vogliono condividere la memoria di chi non c’è più: mostrano immagini e oggetti personali. Il lutto non è personale ma collettivo, riguarda l’America intera e a ben vedere il mondo perché sul parterre di Wall Street si parla una babele di lingue, incluso l’italiano della donna che ricorda «Lora, mi manchi tanto, ti voglio bene»” (Stampa, p. 2).

“Alle 8,04 Barack Obama atterra con il Marine One all’eliporto di Wall Street, pochi minuti dopo è all’entrata del Memorial dell’11 settembre. Ad aspettarlo c’è George W. Bush. I due presidenti che hanno guidato la risposta dell’America all’attacco di Al Qaeda, e hanno scongiurato nuovi attentati, camminano fianco a fianco. (…) L’acqua che scende a cascata dalle pareti della piscina North Memorial Pool, realizzata sull’impronta della North Tower, i nomi delle 2983 vittime incise sui bordi, il verde degli alberi giovani creano uno spazio di riflessione che imprime emozioni forti” (Stampa, p. 2).

“L’inno nazionale e il suono delle cornamuse introducono Bloomberg, dopo il quale inizia la lettura dei nomi affidata ai parenti delle vittime. Alle 8.46.52 il minuto di raccoglimento per lì’impatto del volo AA11 sulla North Tower. Subito dopo parla il presidente Obama. Recita il salmo 46 su «Dio nostro rifugio e nostra forza, aiuto sempre presente nelle difficoltà». Attorno c’è un silenzio religioso. E’ l’America intera a essere in raccoglimento. Passano pochi minuti e a parlare è Bush, cita la lettera di Abramo Lincoln a una donna che durante la guerra civile perse cinque figli. Al termine la folla lo applaude come non ha fatto per Obama. Segno di un clima diverso. Le ferite del passato si rimarginano perché l’America guarda avanti” (Stampa, p. 2).

“Per la prima volta si apre ai parenti il Memorial dell’11 settembre. C’è chi entra alzando una croce, chi sussurra preghiere e chi tiene i bambini per mano. Si avvicinano tutti con esitazione e rispetto ai bordi della piscina, cercano i nomi dei parenti e poi, quasi tutti, hanno un attimo in cui si fermano. (…) Poi, alzando gli occhi, ci si accorge di essere in un angolo di Manhattan nuovi di zecca. Le passeggiate fra le querce, un grappolo di grattacieli in via di costruzione, il Museo quasi ultimato e tutto immerso in un grande spazio attorno al suono dell’acqua. E’ la trasformazione urbanistica a descrivere e riassumere il sentimento collettivo. Il ricordo delle vittime si fonde con la rinascita di una nazione che una volta ancora dimostra di sapersi risollevare” (Stampa, p. 2).

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