
I comici son pur sempre marinai: devono seguire il vento. Come Crozza

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Ite Missa est. La messa cantata di Sanremo è finita e nel triduo trionfante, oltre Maria De Filippi e Carlo Conti, Maurizio Crozza ha incarnato la felicità dello spirito. Forse spirito di patate se più che satira politica quella di Crozza – il custode di ogni libertà di parola, il più bravissimo tra i bravissimi beniamini dello spettabile pubblico – si rivela politicizzata.
Ogni politicante ha il suo commediante e sono pur sempre marinai i commedianti: costretti a seguire il vento – i politici – destinati a scomparire. Come perfino lui, Matteo Renzi, che intanto perde il primo referendum, quello del 4 dicembre, e il 4 febbraio, poi, con un secondo imperativo – elezioni subito, o con me o contro di me! – si ritrova cancellato nottetempo dalla sua stessa maggioranza nel Pd, con tanto di pretendente sul collo: Andrea Orlando. Paga la superbia, Renzi, e allora aveva visto lungo solo lui, Gigi Proietti. Vedeva arrivare Renzi già nel 1989, descritto così:
«Ma perché “tiranno”? E vabbè, governo senza voto de popolo, perché io er popolo nun-lo-sop-por-to. E vabbè, io l’opposizione nun-la-tol-le-ro. E allora che fo? Ammazzo tutti i senatori dell’opposizione» (Gigi Proietti, I sette re di Roma – Tarquinio il Superbo)
Ogni epoca ha la sua commedia. E ci racconta la nostra stessa storia. L’arte dei commedianti, invece, svapora tra le mille facce dei politici la cui durata non supera neppure quella di uno yogurt. La messa di Sanremo è finita ieri ma non c’è gara tra brocchi e cavalli di razza…
Ite Missa est. Ancora una settima fa – senza Maria De Filippi, senza Carlo Conti, senza Maurizio Crozza e senza la noia dei cantanti – da attore puro, Gigi Proietti, restituiva gli italiani alla magnifica magia della commedia dell’arte e piegava la televisione al dominio del teatro. A proposito di teatro. Crozza spiega la politica meglio del giornalismo. Di tutte le sue facce resterà solo la sua. Ma dovendo scegliere, voi, cosa scegliereste: la commedia dell’arte che dura o l’arte dei commedianti che passa e se ne va? È sempre lì, o lì o là. È la sentenza di Giufà.
Testo tratto dalla rubrica “Olì Olà” in onda su La7 durante la trasmissione Faccia a faccia, domenica in prima serata
Foto Ansa
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