
Come possono i cattolici credere nel dogma di Ventotene?

Una volta, con tono accusatorio, criticavano la Chiesa cattolica per via dei suoi dogmi, sui quali non si poteva discutere, anche se, in verità, i cristiani vi hanno discusso per secoli. Anche se i dogmi cattolici, come ha dimostrato il grande Chesterton, sono stati proclamati a garanzia della verità e della libertà di tutto il popolo cristiano, è vero che molti laicisti sono rimasti lontani dalla Chiesa (senza sapere quello che si perdono) per via del problema dei dogmi.
Mi pare che ora siano proprio questi stessi laicisti a proclamare i loro dogmi repubblicani, che sono molto più indiscutibili di quelli cattolici. Ho constatato tutto ciò in questi giorni seguendo quanto è accaduto a proposito del Manifesto di Ventotene. È bastato un accenno di dissenso verso tale documento per scatenare urla, pianti, strepitii da parte di tutto il mondo laicista, sia politico che intellettuale, quasi fosse stata elevata una bestemmia contro alcuni nomi intoccabili. Verso tali nomi dobbiamo tutto il rispetto e la solidarietà dovuta a chi viene perseguitato ingiustamente a causa delle proprie idee culturali e politiche: ci mancherebbe altro. Ma ciò non toglie che, proprio per amore alla libertà di pensiero proclamata dagli estensori del manifesto, si possa esprimere un pensiero socio-politico diverso da quello da loro messo per iscritto.
Spinto da questa elementare osservazione, sono andato a rileggermi, su internet, il “leggendario” Manifesto, il che mi permette di esprimere, tra tanti altri, almeno due giudizi, che penso di potere comunicare sulla base dell’articolo 21 della Costituzione più bella del mondo («tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero»)
- Non capisco perché tanti cattolici, in vario modo, si sono affrettati a difendere il manifesto di Ventotene, il quale, invece, esprime giudizi fortemente anticattolici, contro la Chiesa stessa, verso la quale così si esprime: «La Chiesa cattolica continua inflessibilmente a considerarsi unica società perfetta, a cui lo stato dovrebbe sottomettersi, fornendole le armi temporali per imporre il rispetto della sua ortodossia. Si presenta come naturale alleata di tutti i regimi reazionari, di cui cerca di approfittare per ottenere esenzioni e privilegi, per ricostruire il suo patrimonio, per stendere di nuovo i suoi tentacoli sulla scuola e sull’ordinamento della famiglia». Queste parole, incredibilmente, si trovano scritte nel mitico Manifesto: parole al limite del ridicolo, se non nascondessero il tentativo di tenere lontani i cattolici dalla politica attiva nel nostro Paese. Come possono i cattolici difendere acriticamente un tale documento?
- Nel manifesto si legge anche questo: «Il popolo ha sì alcuni bisogni fondamentali da soddisfare, ma non sa con precisione cosa volere e cosa fare. Mille campane suonano alle sue orecchie, con i suoi milioni di teste non riesce a raccapezzarsi e si disgrega in una quantità di tendenze in lotta tra loro». Visto che il popolo non è in grado, secondo i firmatari del Manifesto, di prendere decisioni per il proprio bene, essi propongono che si formi una alleanza tra la classe operaia e gli intellettuali, questi sì capaci di capire e vedere che cosa è bene e che cosa è male per il popolo stesso. In questo senso, il manifesto di Ventotene mi sembra il manifesto che esalta e glorifica ciò che di solito si definisce con il termine “élite”. Non una vera democrazia, determinata dalla sovranità popolare, ma una ristretta oligarchia dominata e diretta da pochi illuminati. Purtroppo tutti possiamo constatare i disastri che oggi stanno combinando proprio le élite non democratiche.
- I veri fondatori dell’aggregazione europea, tre grandi cattolici e ferventi uomini di fede, hanno, invece, percorso un’altra strada: hanno iniziato la loro avventura non sulla base di astratti preconcetti ideologici, ma sulla base della constatazione della realtà. Tante guerre erano state combattute per via dell’approvvigionamento delle materie prime: sono partiti da tale considerazione per avviare accordi che, poi, hanno assicurato tanti decenni di pace e di democrazia. Per fortuna, non hanno seguito i dogmi laicisti.
Queste considerazioni non possono non porci una domanda che mi sembra molto attuale: non è che oggi, dopo tanti decenni, non siamo ritornati a farci dominare da alcune “élite”, le quali stanno arrecando molta ferite alla nostra vita veramente democratica?
Peppino Zola
Caro Peppino, alle tue considerazioni e alla tua domanda ne aggiungo un’altra, che vorrei rivolgere a quanti ieri hanno organizzato il flash mob a Ventotene. Non è che oggi vi state genuflettendo davanti a un totem anacronistico? Ieri su Tempi Federico Reho ci ha aiutati a ridimensionare la mitologia spinelliana, spiegando che la vera posta in palio oggi è scegliere se vogliamo un’Europa autenticamente sussidiaria o un’Unione centralistica. Con le manifestazioni blu monocromo e le gitarelle propagandistiche non si va da nessuna parte.
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