
Lettere dalla fine del mondo
Come posso chiedervi un euro per i miei figli se il vostro cuore non batte più?
Pubblichiamo la rubrica di padre Aldo Trento contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
«Infine, ringrazio quei pochi amici sempre fedeli ad aiutare i miei poveri. Nel mese di aprile hanno donato 6.000 euro. Ormai non essendo più io di moda come mi dice ridendo Cleuza, anche i miei poveri non sono più di moda. Ma la Provvidenza ha trovato altre facce, altri luoghi per sostenere quello che papa Francesco ha detto “che grande opera di Dio c’è laggiù”. Eppure neanche la visita del Santo Padre ha smosso quanti mi correvano dietro quando ero di moda, anzi buona parte di quanti organizzavano quelle maratone pensando male – chissà – l’hanno ignorata. Non siamo esenti dalla logica del mondo. Quando la banca mi manda l’estratto conto e vedo una sfilza di 30 euro, penso al cuore grande di chi ha rinunciato a prendere un caffè al bar. I miei poveri hanno bisogno solo della “cariño-terapia” e l’equivalente del costo di una pizza margherita. Ai pochi amici rimasti sensibili a chi soffre il nostro grazie di cuore».
Così terminava la mia ultima lettera ai miei amici.
* * *
Padre Aldo, ciao. La tristezza e il senso di solitudine che emergono dalle tue parole sono forti e giusti. (…) Da quegli anni in cui, come dici tu, i tuoi poveri “erano di moda” il mondo è cambiato facendo esplodere tutte le sue contraddizioni in un odio contro i cristiani e contro i poveri. La barbarie umana diabolicamente si sta manifestando in modo brutale e mostruoso uccidendo innocenti di ogni razza ed età. Donne bambini uomini, tutti uccisi barbaramente, per un odio all’umano senza pietà né misericordia, una realtà che tu, purtroppo, conosci bene perché è già il tuo quotidiano da anni.
I poveri sono emersi come un problema che incrina la falsa illusione di una vita serena senza difficoltà, in questi anni il nostro paese (l’Europa, il mondo) viene messo a dura prova (…). Forte è il conflitto tra l’umile misericordia e la presunzione di onnipotenza dell’uomo che ora trema di fronte alla perdita del suo benessere (…). Ecco perché ti dico che il tuo “rimbrotto” è giusto, ma in Europa e in Africa fiumi di disgraziati fuggono da una barbarie per finire nelle braccia di un’altra barbarie altrettanto disumana e bestiale, dove l’egoismo dei popoli ha cancellato la memoria delle sofferenze di ben due guerre mondiali ricreando muri di pregiudizi e diseguaglianza di fronte alla sofferenza.
Siamo sempre più poveri materialmente ma soprattutto spiritualmente, non accettiamo di essere amati da un unico grande amore che ci rende tutti uguali e fratelli davanti a Lui che ci chiede di seguirlo al di sopra di ogni cosa.
Grazie perché testimoni la presenza, qui, ora, di qualcosa di più grande che nessuna contingenza può cancellare a meno che non siamo noi a farlo. La “cariño-terapia” è la giusta strada da percorrere verso il grande abbraccio misericordioso che ci aspetta per l’eternità.
Lettera firmata
* * *
Caro amico, grazie della tua risposta alla lettera che ho inviato a quanti, negli anni, hanno camminato con me e mi hanno chiesto di metterli nel mio “block list”. Condivido pienamente ciò che mi dici. Desidero solo soffermarmi su un dato: la crescente apatia, la incapacità di commozione, l’insensibilità che rende il nostro cuore di pietra. Siamo arrivati al punto di non essere più disponibili a donare neanche l’equivalente del costo di una pizza margherita.
Si stanno uccidendo i desideri e le grandi domande che muovono la vita, rendendola bella e affascinante. «Che faremo di questi morti vivi che non avendo un’anima al mattino tanto meno l’avranno a mezzogiorno e alla sera?», scriveva Camus se ben ricordo. La noia si è impadronita di noi, come diceva Bernanos nel suo romanzo Diario di un curato di campagna, mettendogli in bocca queste parole: «La mia parrocchia muore di noia». Perciò come posso chiedere un euro per i miei figli se l’elettrocardiogramma è piatto?
L’unica cosa che posso fare è desiderare per queste persone la grazia o di un grande amore o di un grande dolore, o meglio di ambedue le cose perché dove non c’è dolore non c’è amore, non ci sono domande, non c’è più l’uomo che grida: aiuto! Tutto è terribilmente piatto. E pensare che don Giussani ci augurava di non essere mai tranquilli…
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2 commenti
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Un grande abbraccio!.. Arianna Bertolotti di Bolzano
Come non sei più di moda?
Hai creato qualcosa di meraviglioso
e dove passi tu c è ordine pulizia bellezza
Sono i fatti che contano.
Le idee invece quelle vanno e vengono ..
Un forte abbraccio, mio caro