Col fascismo tornarono gli emigrati

Di Rodolfo Casadei
29 Marzo 2001
Dunque in Italia sta per tornare al potere il fascismo del manganello

Dunque in Italia sta per tornare al potere il fascismo del manganello. E se lo dice un uomo equilibrato e privo di rancori personali come Indro Montanelli (vedi Corsera del 22 marzo), che voterà centro-sinistra per nostalgia dei bordelli (vedi sempre lo stesso intervento), deve essere certamente vero. Da bravi opportunisti cominciamo a metterci in mostra col futuro padrone. E quale modo migliore di farlo che tessere le lodi del Ventennio e fugare le ombre gettate su di esso dalla propaganda avversa? È un compito che non possiamo certo lasciare a chi fascista fu (fino all’età di 28 anni, nel caso di Montanelli Indro), ma oggi della sua partecipazione a quell’epopea preferisce ricordare solo le visite ai lupanari. Né tantomeno ai revisionisti-negazionisti, gente talmente ributtante e maldestra da riuscire a far sottoscrivere agli intellettuali arabi un appello di protesta contro la conferenza che volevano tenere a Beirut (vietata dalle autorità all’ultimo momento) per dire che l’Olocausto degli ebrei non c’è mai stato. Ma il compito possiamo con occhio limpido accollarcelo noi, che dai fascisti (quelli nati dopo la guerra, naturalmente) al liceo beccammo gli schiaffoni. Avete presente gli emigrati italiani, quelli che neanche questa volta riusciranno a votare per il nostro Parlamento lì dove abitano? L’Italia è il paese europeo che ne ha prodotti di più nella storia: fra l’anno dell’Unità (1861) e quello in cui il fenomeno si è esaurito (1985), più di 29 milioni di italiani sono saliti sui bastimenti per le Americhe o hanno stipato i treni per il Nord Europa. Di essi solo 10 milioni hanno fatto ritorno. Gli altri hanno dato vita alla più grande diaspora nazionale moderna che si conosca: i discendenti di italiani nel mondo sono oggi circa 60 milioni. Ma il dato davvero interessante è un altro, evidenziato da Franco Gonzato sul sito www.cronologia.it: il saldo fra rimpatriati ed emigrati è stato negativo per tutta la storia dell’Italia unita fino al 1985, con divari di milioni di unità su base quinquennale (per esempio fra il 1906 e il 1910 sono rientrate 1 milione di persone, ma ne sono emigrate 3.256.000), con la sola eccezione del decennio 1931-1940, cioè il periodo aureo del fascismo, allorché si registrò un saldo positivo di 191 mila unità. Dopo il ’45 l’emorragia riprese, con flussi in uscita superiori al milione di persone, per arrestarsi solo 40 anni dopo. Il fascismo ci aveva messo appena 9 anni per far diventare i rimpatriati più numerosi degli emigranti, avendo avuto in consegna un paese da cui se ne andavano 300 mila cittadini all’anno. Il Duce no, ma i fatti hanno sempre ragione.

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