
Col centro-destra gli stipendi crescono
La settimana scorsa tutti i giornali hanno dato la notizia relativa al fortissimo incremento delle ore di sciopero nell’ultimo anno (l’Unità ha titolato “Il governo fa esplodere le ore di sciopero”). Effettivamente il grafico del numero delle ore di lavoro perdute è schizzato verso l’alto, con forti incrementi percentuali sia nell’ambito delle vertenze estranee al rapporto di lavoro (+ 73,3%) che in quello delle vertenze contrattuali (+97,7%). Quello che nessuno ha fatto notare è che l’aumento delle retribuzioni avvenuto nello stesso periodo, che alla fine di marzo ha registrato un più 3,2 per cento rispetto al marzo 2001, è il più alto dal 1997, anno in cui le retribuzioni aumentarono del 4,4 per cento rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa del fatto che quell’anno il Governo Prodi faceva pagare agli italiani la famosa “tassa per l’Europa”. Per il resto, gli aumenti retributivi degli anni in cui il centro-sinistra ha governato l’Italia non hanno mai superato il 2,4 per cento, e per due volte sono stati inferiori al 2 per cento. Negli anni di regno del centro-sinistra i sindacati dormivano, e gli stipendi stagnavano. Da un anno a questa parte si sono svegliati e, anche se dedicano le energie migliori a discutibili vertenze estranee al rapporto di lavoro, la dinamica salariale si è rimessa in moto, guarda caso sotto un governo di centro-destra. Vi pare che Michele Santoro abbia sollevato l’argomento con Sergio Cofferati nella puntata di “Sciuscià” in cui l’ha incoronato leader dell’opposizione? A noi sembra di no.
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