
Clini-Verdi, è guerra di cifre sulla mortalità causata dall’Ilva
Scoppia la guerra delle cifre sui livelli di mortalità provocati dall’Ilva di Taranto. Lo scorso mercoledì è stato presentato uno studio epidemiologico, “progetto Sentieri”, realizzato dall’Istituto superiore di Sanità. Si tratta del primo e più complesso (per ampiezza del campione e accuratezza) studio anche su Taranto e sugli effetti delle emissioni dell’Ilva. Mentre la sala stampa del ministero della Salute era assiepata di giornalisti, mercoledì il ministro Renato Balduzzi ha spento ogni speranza. I dati dello studio, infatti, non sono stati divulgati perché sarebbero ancora incompiuti: «Stiamo attendendo conferme relative a tre profili – ha detto Balduzzi -. La prima è che su un arco di 12 anni c’è una variazione dell’esposizione per alcune patologie. Inoltre stiamo elaborando i risultati di un monitoraggio biologico per valutare una criticità relativa ai prodotti caseari. Infine, saranno presentati i risultati di uno studio nazionale sull’inquinamento dei mitili. Tutti questi dati dovrebbero essere presentati il 12 ottobre». Il ministro ha sottolineato che le cifre non si discosteranno però da quelle depositate dai periti medici al Gip di Taranto e che nell’area vicina all’Ilva si è registrato un incremento della mortalità tra il 10 e il 15 per cento.
INQUINANTI. Giovedì, con una nuova conferenza stampa, il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha presentato i dati che sarebbero contenuti nell’indagine epidemiologica. Secondo quanto rivelato in anteprima, nel periodo 2003-2008 nei comuni di Taranto e Statte c’è stato un aumento del 10 per cento dei decessi per tutte le cause e del 12 per cento per tutti i tumori (in linea dunque con quello che dello studio ha preannunciato Balduzzi). Secondo i dati di Bonelli, in particolare, per i tumori del fegato e dei polmoni in provincia di Taranto è stato rilevato un aumento del 24 per cento, per i linfomi del 38 per cento, per i mesoteliomi del 306 per cento, mentre per i bambini si registra un aumento del 35 per cento di decessi sotto un anno di età e per tutte le cause, e un aumento del 71 per cento per le morti nel periodo perinatale.« Il dato molto grave – ha detto Bonelli – è che si è voluta sottacere una verità ai cittadini di Taranto, probabilmente per condizionare fatti che in realtà non possono essere più condizionati».
La replica del ministro dell’Ambiente Corrado Clini è stata immediata: «Sono stati sparati troppi numeri, non confrontabili. Dobbiamo ancorarci a dati certi». Clini ha dato mandato all’Avvocatura di Stato di procedere con una denuncia a Bonelli per procurato allarme. Il leader dei Verdi ha resplicato: «Quei numeri li abbiamo presi dagli studi depositati in procura».
CORTOCIRCUITO MEDIATICO. Nulla può attenuare la gravità anche di una sola morte causata dalle emissioni dell’Ilva. Ma dati e percentuali che sono stati riportati in conferenza stampa e divulgati su tutti i media in questi ultimi giorni, non sono altro che i dati (ma ripresi solo per percentuali) della perizia che era già stata resa pubblica sulla stampa almeno dallo scorso 30 marzo, quando era stata depositata al tribunale di Taranto.
Non solo: gli stessi dati in realtà sono consultabili da qualunque cittadino anche attraverso la relazione della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che dopo varie indagine e audizioni, lo scorso giugno ha pubblicato on line un dettagliato studio che analizza anche la situazione sanitaria di Taranto determinata dall’Ilva. Nella perizia dei medici Forestiere-Triassi-Biggeri depositata agli atti dal Gip e ripresa anche dal Tribunale del riesame di Taranto (anch’essa facilmente scaricabile on line almeno dalla fine di luglio) si legge: «I lavori del collegio peritale sono proseguiti con il richiamo di altri studi epidemiologici (in particolare lo studio Sentieri dell’Iss per gli anni 1995-2002 e 2003, 2006-2008)».
I tre periti nello studio spiegano, per il breve periodo (2004-2010) di aver accuratamente messo in relazione l’aumentare del numero di ricoveri e decessi attribuibili all’esposizione di inquinanti con le frequenze giornaliere delle concentrazioni degli inquinanti. Tali risultati sono stati stimati prudenzialmente, tenendo conto di altri fattori che potevano essere intervenuti, come «una possibile maggiore fragilità della popolazione per l’incidenza negativa sulla salute di condizioni socio economiche degradate».
I MORTI. Si sono così contati nei quartieri Borgo e Tamburi almeno 40 decessi con certezza attribuibili alle emissioni, 70 ricoveri per malattie cardiache e 50 per malattie respiratorie. Per quanto riguarda invece gli effetti cronici, lo studio ha analizzato il periodo tra il 1998 e il 2008, concludendo che – con certezza – sono attribuibili alle esalazioni industriali almeno 386 decessi (30 per anno), con 237 casi di tumore maligno (18 per anno), 247 eventi coronarici (19 annui), 937 casi di malattie respiratorie con ricovero ospedaliero (74 per anno), in gran parte nella popolazione pediatrica (638 casi, 49 per anno). Al di là del balletto di cifre, la gravità della situazione è sintetizzata nella conclusione dei periti: «L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa fenomeni degenerativi che si traducono in eventi di malattia e di morte».
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