
«Classi solo per neri, marroni e Lgbt. E chi dissente è un suprematista»

Il sovrintendente scolastico di Evanston, Illinois, ha deciso quest’estate che solo gli studenti neri, marroni e Lgbtq avrebbero potuto accedere in autunno all’istruzione in presenza. Agli altri, cioè bianchi, asiatici, cisgender e etero, sarebbe stato negato l’accesso ai campus e impartita didattica a distanza. E chi non era d’accordo era un suprematista bianco. Sentite qui.
Evanston è una città universitaria, sede di molti professori che lavorano alla Northwestern University, di elettori antitrumpiani che hanno dato vita a un fondo di riparazione della nazione per i residenti neri. È qui che il sovrintendente Devon Horton va spiegando da mesi che il coronavirus non è che l’ultimo capitolo di una lunga storia di persecuzione delle «minoranze oppresse» da una pandemia di «iniquità, razzismo e classismo». Prendendone atto le scuole di Evanston dovrebbero pertanto dare priorità assoluta agli studenti di gruppi emarginati, è una questione di «equità per gli studenti neri e marroni, per gli studenti dell’istruzione speciale, per i nostri studenti Lgbtq»: lo ha detto durante un incontro pubblico su Zoom prontamente ripreso dal Wall Street Journal.
IL PRIVILEGIO ANTIRAZZISTA
Le dichiarazioni hanno attirato le proteste di molti concittadini, tanto che Horton, dopo aver denunciato lettere e minacce e richiesto alle forze dell’ordine una protezione speciale per sé e il suo staff, ha assicurato che non si fermerà, «c’è una grande battaglia da affrontare»: dopo l’omicidio di George Floyd infatti, per docenti, studenti e genitori afroamericani e ispanici limitarsi alle revisioni dei programmi di studio attivate per «riconoscere il danno arrecato ai neri in America» non è più sufficiente.
Secondo il soprintendente a Evanston, dove segue l’istruzione di circa ottomila ragazzini, è l’ora di ribaltare la situazione e aprire una corsia preferenziale fondata sulla razza: secondo un rapporto del 2019 gli studenti neri e latini hanno circa un terzo delle probabilità degli studenti bianchi di soddisfare i parametri di preparazione del college, e secondo i dati federali le famiglie bianche hanno un reddito familiare medio tre volte quello delle famiglie nere e latine. A differenza del passato gli americani sono chiamati quindi ad aprire gli occhi e a scegliere una volta per tutte da che parte stare: «Sei razzista o antirazzista?». Se sei antirazzista, è la teoria della razza critica rimaneggiata da Horton, non avresti dovuto fiatare davanti alla possibilità di riammettere in classe solo gli studenti delle minoranze. Dopo la sfilza di lettere di protesta il consiglio scolastico ha pertanto diramato una lettera aperta alla comunità: «Chi sfida le politiche e i protocolli stabiliti per garantire un’esperienza equa agli studenti neri e marroni fa parte di un continuum di resistenza all’equità e desidera mantenere la supremazia bianca».
CATTEDRE SOLO A CHI È “ADDESTRATO”
Ci ha provato Corinna Raimondo, scienziata italiana, docente alla Northwestern e madre di tre ragazzi, a lanciare una petizione per riportare tutti i gli studenti indipendentemente da razza o genere a scuola. L’hanno firmata in settecento e tutti sono stati accusati dagli attivissimi concittadini sui social di essere dei «privilegiati», «accaparratori di opportunità»: «Mi è stato detto di stare zitta. Non penso che sia giusto. Tutti dovrebbero avere il diritto di esprimere un’opinione». Tutti tranne chi esprime opinioni contrarie: anche Karla Thomas, un dottorato alla Northwestern, è madre di due bambini e ritiene che dare la priorità a quelli neri e latini sia la strada per frenare il razzismo sistemico americano.
A Evanston i programmi antirazzismo prevedono ore di formazione per gli insegnati volte a riconoscere e colmare il divario delle aspettative tra bianchi e neri. Tra le altre cose Horton vorrebbe eliminare i compiti dagli strumenti per l’assegnazione dei voti: di fatto durante il lockdown molti insegnanti hanno sospeso le valutazioni del lavoro svolto in casa riconoscendo la disparità di situazioni e del sostegno ricevuto dai genitori, «non vogliamo penalizzare gli studenti per la loro vita familiare». Dopo di che il soprintendente ha assunto un decano della cultura e del clima, e uno specialista per le assunzioni così che il personale docente rifletta la situazione demografica del distretto, oggi composto per il 23 per cento da neri e per il 21 per cento da ispanici (oggi solo il 13 per cento degli insegnanti sono neri e il 9 per cento ispanici): ciascuno dovrà seguire una ferrea formazione antirazzista, pena la perdita della cattedra. Horton ha dichiarato che mai assumerebbe un insegnante che non aderisca all’agenda antirazzista del distretto, né lo Stato dovrebbe autorizzarli all’insegnamento se non sono stati addestrati all’antirazzismo, «se non sei antirazzista, non possiamo averti di fronte ai nostri studenti».
Ma come si chiama un movimento che non tollera alcuna forma di dissenso? E un sistema scolastico pubblico che apre corsie preferenziali basate sulla razza? E un consiglio scolastico che taccia di suprematismo chiunque rivendichi il diritto allo studio dei propri figli? E far fare penitenza ai ragazzini in base al colore della propria pelle per riscattare la malvagità dei loro antenati, come si chiama? Tutte domande che a Evanston non trovano cittadinanza.
Foto Ansa
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