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Il regime comunista è preoccupato perché i giovani cinesi sono dei gran materialisti (ma dai?)

Di Redazione
05 Settembre 2013

Le autorità del regime comunista di Pechino sono molto preoccupate perché i giovani cinesi sono diventati ormai irrimediabilmente materialisti. Non è uno scherzo né un refuso. Avete letto proprio quello che abbiamo scritto: i papaveri comunisti cinesi, dopo avere allevato il popolo a pane (poco) e materialismo (tanto) per qualche decennio, si trovano ora a constatare delusi che la gente è diventata, appunto, materialista.

L’OSSESSIONE DEL LUSSO. Come racconta oggi Guido Santevecchi sul Corriere della Sera, spopola in Cina una serie di film (per ora sono due, il terzo è in produzione) intitolata Piccoli tempi, tratta dagli omonimi romanzi dello scrittore trentenne Guo Jingming e costruita intorno alla «storia di quattro ragazze di un college di Shanghai che si muovono tra romanticismo e aspirazioni professionali. Con l’ossessione della moda, delle feste e di una vita nel lusso al fianco di un uomo affascinante». Insomma, sintetizza Santevecchi, una specie di incrocio «tra Il diavolo veste Prada e Sex and the City (ma non si vede sesso, solo affetto casto)», con battute tipo questa: «La sola idea di viaggiare in economy mi uccide».

«UNA VOLTA AVEVAMO L’IDEOLOGIA». Spiega il Corriere: «La fauna messa insieme da Guo Jingming è composta da cantanti pop, attori e attricette che fanno fortuna senza grande talento e stimolano la fantasia dei teenagers ormai a tutte le latitudini». «Un inno al consumismo e all’abbondanza materialista», continua l’articolo, che «ha scaldato la critica cinematografica di Pechino. Aprendo un dibattito sulla gioventù della Repubblica popolare e sui suoi valori. (…) Il critico del Beijing Evening News ha scritto che si tratta di un insieme di “crasso materialismo e cattivo gusto”. (…) Si è mosso anche il Quotidiano del Popolo, voce del partito, con una serie di interventi non a senso unico: “Ormai in Cina tutto è misurato con il denaro, trent’anni fa avevamo l’ideologia, oggi i ragazzi crescono con il materialismo e il consumismo”».

PURE IL SESSISMO. «Siccome la Cina ha 450 milioni di giovani sotto i 25 anni – aggiunge Santevecchi sul Corriere – il governo deve riflettere sul trionfo di Piccoli tempi, che poi significa che i ragazzi pensano al loro tempo, limitato, e non al Grande Futuro della Nazione». E non è finita. In Piccoli tempi neanche le storie d’amore sono più come quelle di una volta: «Le quattro protagoniste, alla fine dei conti, cercano solo di rendersi utili ai loro uomini (un tennista, un imprenditore, uno scrittore, un palestrato) con capacità e competenza. I maschi raccontati da Guo Jingming desiderano le ragazze perché sono narcisisti e patriarcali».

LA VANA MORALIZZAZIONE. Ironia della sorte, questo Sex and the City made in China «trionfa sugli schermi proprio mentre il governo centrale è impegnato in una campagna ideologica di moralizzazione», conclude il Corriere. «Il presidente Xi Jinping ha appena rilanciato i Quattro principi cardinali dell’ortodossia comunista: bisogna attenersi alla “purificazione intellettuale”, seguendo la dittatura democratica del popolo; la via socialista; la guida del partito secondo il marxismo-leninismo; il pensiero di Mao Zedong. Chissà che cosa penserebbe Mao, chiuso nella sua teca di cristallo nel mausoleo sulla Tienanmen, se sapesse che a Shanghai stanno girando Piccoli tempi 3».

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2 commenti

  1. MF

    “[…] la dittatura democratica…. […]”

    Da far invidia agli ossimori di manzoniana memoria!!!!!

    1. Giulio Dante Guerra

      La definizione di “democrazia totalitaria” non è di qualche “sporco reazionario”, ma di un illustre politologo israeliano del secolo scorso, Jakob Talmon. Un esempio di “regime democratico”, imposto con la forza delle armi nel febbraio 1799 ad un popolo, quello lucchese, che, pochi giorni prima, si era espresso liberamente, con un voto a suffragio universale, in senso diametralmente opposto a quello delle ideologie importate in Italia dalle armate rivoluzionarie francesi, lo puoi trovare nel cap. 8 del libro “Digitus Dei est hic”, acquistabile dal sito dell’ISIIN:
      http://www.identitanazionale.it/liis_in0n.php

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