Cina. Il partito comunista abolisce il Natale a Langfang

Di Leone Grotti
19 Dicembre 2018
I funzionari della città hanno ordinato che tutte le decorazioni natalizie vengano rimosse dalle strade, dai negozi e dalle case. I residenti dovranno anche denunciare chiunque tenti di «diffondere la religione»
epa05687539 Chinese people take selfie photos near by a Christmas tree outside the state-approved Xuanwumen Catholic Church, otherwise known as the South Cathedral in Beijing, China 24 December 2016. Christians in China attend church masses as they prepare to celebrate the religious holiday to commemorate the birth of Christ. EPA/WU HONG

Quest’anno Babbo Natale non visiterà la cittadina la città di Langfang. Tanto meno i cristiani potranno gioire per la nascita di Gesù il 25 dicembre. I funzionari comunisti di questa città settentrionale di quattro milioni di abitanti, nella provincia dell’Hebei, hanno infatti ordinato che tutte le decorazioni natalizie vengano rimosse dalle strade e dalle case, avvertendo i negozi di non vendere oggetti che richiamino al Natale. Allo stesso modo è stato chiesto ai residenti di denunciare chiunque tenti di «diffondere la religione». Il tutto per «mantenere la stabilità».

Il Natale non è una festività riconosciuta in Cina, retta dal partito comunista che è ufficialmente ateo, e la sua celebrazione viene scoraggiata dalle autorità perché «di importazione occidentale». L’anno scorso, ricorda il South China Morning Post, la Lega della gioventù comunista cinese ha chiesto ai suoi membri dell’università della Cina meridionale di firmare un codice di condotta che imponeva loro di non partecipare a celebrazione legate al Natale.

LA RELIGIONE FAREBBE «CROLLARE TUTTO»

L’avviso è stato diramato in un periodo di forte repressione della religione cristiana. Oltre alla persecuzione dei cattolici nell’Henan, l’arresto di oltre cento fedeli della Chiesa della prima pioggia dell’alleanza, la chiusura dell’influente chiesa di Sion a Pechino e di quella di Rongguili a Giangzhou, il governo cinese ha annunciato che la cattedrale dell’Immacolata a Pechino sarà chiusa per Natale, ufficialmente per «riparazioni». Come riporta AsiaNews, è quanto meno strano che le «riparazioni» vengano varate proprio alla vigilia di una festività così importante per i cristiani.

Il governo cinese vuole che tutti i cattolici aderiscano all’Associazione patriottica e che i protestanti entrino nel Movimento delle tre autonomie, organizzazioni guidate dal partito comunista. Ma come dichiarato alla Bbc da un membro anonimo della Chiesa della prima pioggia dell’alleanza, fino ad ora sfuggito all’arresto, «queste associazioni sono ridicole, non diffondono il vero vangelo, ma il principio: “Ama il partito, ama il paese”. Sono contro Gesù e il vangelo. Anche se la mia chiesa è stata chiusa festeggerò il Natale con pochi altri fedeli».

I motivi per cui il partito comunista teme il cristianesimo sono sempre gli stessi. Come ha scritto in un articolo per il Global Times, quotidiano molto vicino al Pcc, Zhu Weiqun, ex capo della commissione Affari etnici e religiosi del “Parlamento” cinese, «se i membri del partito comunista» aderissero al cristianesimo, «non potremmo più chiamarci “partito comunista cinese”. Crollerebbe tutto. Un membro del partito comunista non può assolutamente aderire a una religione. Questo è un principio ideologico e organizzativo che il partito ha sempre sostenuto fin dalla sua nascita. Non ci possono essere dubbi su questo».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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