Cina. Dalla morte del marito Liu Xiaobo, Liu Xia è sparita

Di Leone Grotti
03 Agosto 2017
Secondo l'amico Hu Jia il partito comunista potrebbe averla sequestrata e portata "in vacanza" per impedirle di parlare. «Sono terrorizzati da quello che potrebbe dire»
In this photo provided by the Shenyang Municipal Information Office, Liu Xia, center, wife of jailed Nobel Peace Prize winner and Chinese dissident Liu Xiaobo, holds a portrait of him during his funeral at a funeral parlor in Shenyang in northeastern China's Liaoning Province, Saturday, July 15, 2017. China says the body of Liu Xiaobo, who died this week after a battle with liver cancer, has been cremated. The government of the city of Shenyang in northeastern China, where Liu was treated, said in a briefing that the cremation took place Saturday morning in a ceremony attended by family and friends. (Shenyang Municipal Information Office via AP)

In this photo provided by the Shenyang Municipal Information Office, Liu Xia, center, wife of jailed Nobel Peace Prize winner and Chinese dissident Liu Xiaobo, holds a portrait of him during his funeral at a funeral parlor in Shenyang in northeastern China's Liaoning Province, Saturday, July 15, 2017. China says the body of Liu Xiaobo, who died this week after a battle with liver cancer, has been cremated. The government of the city of Shenyang in northeastern China, where Liu was treated, said in a briefing that the cremation took place Saturday morning in a ceremony attended by family and friends. (Shenyang Municipal Information Office via AP)

Dov’è finita Liu Xia? Se lo chiedono tutti, in Cina e all’estero, ma nessuno conosce la risposta. La moglie del premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo, morto di cancro il 13 luglio mentre si trovava ancora in detenzione, è scomparsa dal giorno del suo funerale (le sue ceneri sono state disperse in mare in fretta e furia per volere del partito comunista). Da allora, nessuno l’ha più vista.

“IN VACANZA”. Secondo l’amico Hu Jia, «non abbiamo la minima idea delle pressioni alle quali potrebbe essere sottoposta dalle autorità». Alcuni dicono che sia stata portata “in vacanza” dagli uomini del regime nella provincia sudorientale dello Yunnan, ma «per ora nessuno l’ha vista, quindi la notizia non può essere confermata». Di sicuro, continua Hu, «il partito comunista vuole impedire che abbia qualsiasi contatto con la gente, vogliono anche impedire che si suicidi o che entri in sciopero della fame».

ARRESTI DOMICILIARI. Nonostante non sia accusata di nulla, la donna che nel 1996 ha sposato l’intellettuale autore di Carta 08 si trova agli arresti domiciliari dal 2010, da quando è stato assegnato il premio Nobel al marito. Quando il carcere dove Liu Xiaobo era rinchiuso dal 2009 gli ha diagnosticato con colpevole ritardo un cancro al fegato allo stadio terminale, trasferendolo per gli ultimi giorni di vita all’ospedale di Shenyang, alla donna è stato concesso di visitare il marito sotto stretta sorveglianza della polizia e sempre senza poter rilasciare dichiarazioni.

I TIMORI DEL PARTITO. Liu Xia vorrebbe andarsene il prima possibile dalla Cina, rivela mantenendo l’anonimato un amico dell’artista a Radio Free Asia. «Lasciando morire Liu Xiaobo senza cure, il partito l’ha trasformato in un martire, così ora le autorità sono terrorizzate dalla vedova e non sanno che cosa fare con lei. Non vogliono lasciarla andare, perché temono le cose che potrebbe dire al mondo».

«SERVE PIÙ CORAGGIO». Un mondo che, proprio come ha ignorato la sorte del premio Nobel per non compromettere gli ottimi rapporti economici con la Cina (vedi Angela Merkel), ora sta ignorando Liu Xia. «Le autorità comuniste non avevano forse detto che Liu Xia era libera?», ricorda da Taiwan Lee Ching-yu, moglie dell’attivista arrestato Lee Ming-cheh. «La vita di Liu Xiaobo è stata un raggio di luce che ha illuminato la nostra codardia, richiamandoci ad essere più coraggiosi davanti a questo sistema autoritario». Lo stesso concetto espresso dopo la morte del premio Nobel a Tempi dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun: «Liu era un profeta, Ci ha insegnato che bisogna dire la verità davanti al male. La sua morte grava come una grande vergogna sulle spalle dell’Occidente, che ha permesso la sua uccisione senza protestare per non mettere a rischio gli affari».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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