La Cina esporta la censura negli Stati Uniti e in Italia

Di Leone Grotti
09 Febbraio 2022
Le opere di Badiucao sulle Olimpiadi, critiche del regime comunista, vengono censurate (e poi ripristinate) alla George Washington University perché «razziste». Il Dragone aveva provato a fermare anche la mostra di Badiucao a Brescia
Le opere di Badiucao sulle Olimpiadi invernali di Pechino 2022

La Cina cancella l’identità tibetana, rinchiude in campi di rieducazione attraverso il lavoro migliaia di uiguri, ha distrutto l’autonomia di Hong Kong, ha messo in piedi un sistema di sorveglianza della popolazione onnipervasivo e gestisce la pandemia di Covid-19 in modo quanto meno dubbio. Ma chi denuncia simili atrocità è un «razzista» perché offende la «nazione cinese».

«Badiucao è razzista, rimuovete le sue opere»

Se ad aver sostenuto questa tesi fosse stato un alto membro del Partito comunista cinese, la notizia sarebbe da classificare nell’elenco delle cose ovvie e scontate. Ma se a farlo è il rettore di un’università americana, che arriva a minacciare i propri studenti, si rientra nella categoria della fantascienza, o meglio, dell’horror.

A questo genere letterario appartiene l’intervento di Mark Wrighton, rettore della George Washington University, che ha imposto di rimuovere dall’università le opere d’arte di Badiucao, l’artista dissidente cinese spesso associato a Banksy. Realizzate in occasione delle Olimpiadi invernali di Pechino, le opere reinterpretano le varie discipline per denunciare la persecuzione del regime comunista.

L’intervento sospetto del rettore

Wrighton si è detto «personalmente offeso» dalle immagini e «rattristato» dalla «terribile operazione» di alcuni studenti del campus, che le hanno stampate su cartelloni e diffuse all’interno dell’ateneo. Il rettore ha agito dopo che l’Associazione di studenti e alunni cinesi (Cssa) ha definito le opere di Badiucao «un attacco maligno e personale a tutti gli studenti internazionali provenienti dalla Cina e dall’Asia», pretendendo «pubbliche scuse» da chi ha diffuso i cartelloni e chiedendo alle autorità universitarie di «punirli severamente».

Denunciare un cinese di razzismo verso i cinesi è ridicolo in sé. Inoltre, che il rettore di un’università americana non sappia distinguere tra un’opera razzista e una che denuncia le violazioni dei diritti umani da parte della Cina è, più che incredibile, è sospetto. Soprattutto se denunciando le opere di Badiucao il rettore della George Washington University fa il gioco del regime. Da sempre infatti il Partito comunista fa di tutto per identificarsi completamente con il popolo cinese, così da far passare ogni accusa nei confronti del regime come un insulto alla Cina.

Ovviamente non è così e Badiucao, oggi residente in Australia, che ha svelato la sua vera identità solo nel 2019, ha più volte ricordato che le sue opere non sono «contro la Cina, ma contro il regime». Badiucao ha anche scritto al rettore Wrighton chiedendogli «perché l’esposizione degli abusi del regime la spaventa così tanto». Non ha al momento ricevuto risposta.

Il tentativo di censura a Brescia

La posizione di Wrighton ha sollevato un tale polverone negli Stati Uniti, che il rettore ha infine dovuto fare marcia indietro spiegando che non considerava più quei poster «razzisti», perché si tratta di «prese di posizione politiche».

Badiucao è abituato alla censura: i suoi lavori vengono spesso rifiutati dalle gallerie d’arte per il timore di ripercussioni da parte di Pechino. Le sue opere sulle Olimpiadi sono attualmente esposte al Museo di Santa Giulia, a Brescia. La personale dell’autore La Cina (non) è vicina, che si è aperta il 13 novembre e chiuderà domenica, e che ha già attirato oltre 13 mila persone, è stata aspramente criticata dall’ambasciata cinese in Italia, che ne ha chiesto la cancellazione. Ma il sindaco del Pd, Emilio Del Bono, si è rifiutato di cedere alle minacce cinesi dichiarando: «L’amicizia tra Italia e Cina non è in discussione ma è importante mostrare che si può restare amici anche criticando alcune cose».

@LeoneGrotti

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.