
Cicchitto (Pdl): «Il Pd è allo sbando. Inseguire Grillo è un salto nel buio»
La dimostrazione dei parlamentari del Pdl di fronte al Tribunale di Milano, le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’apertura del Pd ad un arresto di Silvio Berlusconi. Ce ne è abbastanza per tramortire il nostro già traballante paese. L’onorevole Fabrizio Cicchitto commenta l’attuale situazione politica con tempi.it.
Onorevole Cicchitto, il Presidente della Repubblica avanza, ma il Pd arretra su una proposta di governo Pd-Pdl.
Il presidente Giorgio Napolitano è una cosa, mentre il Pd è un’altra. Il Partito democratico non ha la forza di polemizzare con Napolitano e rovescia l’auspicio del Presidente che chiede di tendere la mano al Pdl per garantire governabilità al paese. Tutto questo accade per due problemi presenti nel Pd: la presenza di una parte giustizialista e perché, inseguendo i grillini, sono finiti allo sbando. Il Movimento 5 stelle è un’entità agli antipodi rispetto alla tradizione della sinistra democratica e, se non ci fosse l’opportunismo folle di Bersani nel voler fare un governo a tutti i costi, il Pd non li considererebbe.
Ci sono però diverse anime nel Pd.
Infatti, qui sta l’anomalia. Non dimentichiamo quanto disse in campagna elettorale Enrico Letta: «Auspico che gli elettori votino il Pdl anziché il Movimento 5 stelle». Questo è il segno che mostra come sono allo sbando.
Come vede possibile la strada auspicata da Napolitano e cosa potrebbe far scattare la molla per un’intesa? Renzi è tornato in auge e non dispiace a molti nel vostro partito.
Non voglio abbracciare nessuno, perché in questo momento sarebbe come dare il bacio della morte vista la situazione interna del Pd. Credo che nel loro interno si debba aprire un dibattito strategico sull’opportunità di fare un’alleanza con i grillini per un partito che ha alle spalle non solo il Pci, ma anche la storia della sinistra democristiana. Stare con Grillo è un salto nel buio verso un terreno sconosciuto perché rappresenta l’antipolitica, lo smantellamento delle istituzioni, posizioni combinate di estrema destra e estrema sinistra e, non da ultimo, un giustizialismo folle. Non le nascondo che la situazione mi preoccupa molto.
Cosa la spaventa di più?
Tutto l’elenco che le ho appena fatto avviene nella contemporaneità di una crisi economica senza precedenti, di una difficoltà dei partiti tradizionali e di un protagonismo giudiziario da una parte di nuclei significativi della magistratura. Il paese rischia grosso e sono preoccupato perché non vediamo la tenuta del maggior partito della sinistra.
Qualche rammarico nel non aver maggiormente insistito su una riforma della giustizia?
Rispetto a quanto sta accadendo in questo momento non c’è riforma che tenga. Potevamo cambiare qualcosa nell’ambito della separazioni delle carriere tra pm e giudici e forse avremmo ottenuto qualcosa, ma il nodo è di natura culturale. Non dimentichiamoci che sulla questione giustizia ci si è bloccati molto spesso a causa delle posizioni di Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. Comunque un errore lo abbiamo commesso: non abbiamo accettato una versione pronta sulle intercettazioni telefoniche.
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