Ci sono ancora dei pazzi che cucinano per noi e per il mondo

Di Valenti Annalena
07 Settembre 2006

Un gruppo di giovani famiglie sarde, amiche da diverso tempo all’interno di una Fraternità di Comunione e Liberazione, ha partecipato al Meeting di Rimini, aprendo, al suo interno, il ristorante sardo Sandalion.
La notizia, apparsa su alcuni quotidiani sardi (quelli nazionali avevano troppo da fare con la auto-eliminazione di Socci) non sta tanto nel fatto che alcuni “pazzi”, prendendo sul serio la provocazione dell’amico Piero: «potremmo fare un ristorante sardo», rinuncino a una settimana di ferie, si buttino in un lavoro che (pur amando cucinare) non hanno mai fatto, facendo arrivare cuochi e produttori di salumi sardi, prevedano 1.200 coperti al giorno e arrivino a ospitare fino a 2 mila persone, e ne escano «distrutti ma contenti».
La bellezza della notizia è che, anche oggi, esistano “pazzi” del genere, persone la cui amicizia faccia nascere qualcosa di buono, in tutti i sensi se aveste provato il prosciutto di capra di Antonello, il porcetto di Massimiliano e la zuppa gallurese di Paolo. Buoni per noi e per il mondo.

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