
Ci mancava lo psicodramma sul “tutorial sessista” della spesa

Rassegniamoci alla settimana dello psicodramma tra le donne e i femministi, «sembra di essere tornati al Medio Evo», «vomitevole», «avvilente e disgustoso», «errore gravissimo», «è un’oscenità, è vomitevole, aberrante», «indignazione oltre ogni limite», dicono in fila Lilli Gruber, Silvia Scirolli Borrelli, Stefano Bonaccini, Fabrizio Salini, Roberta Bruzzone, Myrta Merlino, per non parlare del cane di Pavlov che reagisce davanti ai segnali sessuati non appena ne vede filtrare un po’ da quell’ateneo filologico altrimenti detto “programma di intrattenimento pomeridiano” offerto dal servizio pubblico.
Per chi avesse perso tempo ad intrattenersi in faccende meno urgenti, tipo arrivare e fine mese e fine pandemia, ricordiamo infatti che tra i linciati della settimana condannati col pathos dovuto agli indecenti aizzatori di stupro e femminicidio (Alessandro Laterza, sessista seriale che ha letto solo Ginzburg e Morante; Diego Armando Maradona, sessista fino alla morte che ha oscurato la giornata mondiale contro la violenza sulle donne; Mattia Feltri, sessista in chief che non pubblica l’onorevole Boldrini) c’è anche Detto Fatto. «Anni di lotte buttati nel cesso», «benvenuti nel 1950», tanto per citare gli apodittici e originali indignati a strascico delle Gruber che hanno ufficialmente decretato la sospensione del programma, roba che non si sentiva dagli attacchi di Boldrini agli spot «con la mamma che serve a tavola».
LO STRAMPALATO STACCHETTO MEDIOEVALE
Nella puntata andata in onda su Rai 2 alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, infatti, invece che da mamma che serve a tavola, Detto Fatto ha travestito il sessismo da donna “del Medio Evo”, come andava di moda allora, cioè con hot pants e stiletto, mica come girano le altre signore oggi nella tv del 2020, per poi mandarla a fare la spesa in quella categoria arcaica del supermercato e su quella struttura patriarcale che è il tacco 12. E tutto nel «paese degli stupri e del revenge porn» (copy Domani). Lo strampalato “stacchetto sexy” – o per l’unanimità “stacchetto sessista” – interpretato dalla pole dancer Emily Angelillo per insegnare a fare la spesa in modo seducente entrerà nella storia dei tutorial che scavano la fossa a un programma Rai (secondo solo alla lista con i sei motivi per scegliere una fidanzata dell’est che ha chiuso Parliamone sabato e impiccato in pubblica piazza la conduttrice Paola Perego) – o che vengono usati come pretesto ufficiale per chiudere un programma e conti che probabilmente col sessismo non c’entrano nulla – ma tant’è.
Insomma Detto Fatto viene silurato, i suoi lavoratori lasciati a casa col disgusto malcelato di chi non può chiederne la deportazione, la conduttrice Bianca Guaccero fa la fine di Laterza impelagandosi in un mea culpa con botta d’orgoglio presentabile – «sono una donna, una mamma single» – per smarcarsi dal consesso delle stereotipate schiave del patriarcato. La replica, il 26 novembre, alle sei del mattino, di una puntata che sulla musica di Nove e settimane e mezzo insegna a scegliere la lingerie con l’esperta di reggiseni e sfilatina in intimo fa il resto, scatena anche Valeria Fedeli «ma ci state prendendo in giro o non esiste il minimo controllo?» (non dobbiamo ricordare che discussioni a tema bombastico e sfilate desnude su tutte le reti sono seconde solo al numero dei Puffi, vero?).
LO STEREOTIPO DELLA SACERDOTESSA ANTISESSISTA
Tutto normale? No. Per tre motivi. Il primo. Ancorché indifendibile o pessimo gusto il trash di prammatica offerto dai programmi d’intrattenimento (ciao Uomini e donne!) non è un crimine contro la ragione né contro la morale. La considerazione che le Gruber (che ovviamente al grido «gravissimo che sia stato proposto dalla Rai» lo ha riproposto a Otto e mezzo) hanno della capacità delle protagoniste o spettatrici di Detto Fatto di distinguere una parodia dal manuale della donna 2020 sì: nessuno ha visto la puntata intera in cui Guaccero e tale Roberta ai primi tacchi introducevano con gag perculanti e autoironiche lo stacchetto evidentemente surreale ma tanto è bastato alla criminologa Roberta Bruzzone per denunciare la concretizzazione dello stereotipo base: «Un uomo è superiore a una donna e una donna non può permettersi di umiliare pubblicamente un uomo lasciandolo. Di conseguenza va punita nel modo più severo possibile, a volte con la morte. Quando nemmeno la morte è sufficiente, si puniscono attraverso la morte dei figli».
E qui arriva il secondo: l’indignazione delle donne verso le donne riesce nell’incredibile operazione di far trionfare ciò che accusa, l’infame stereotipo. Se è improbabile che un uomo ammazzi moglie e figlio per colpa della spesa di Detto Fatto è matematico che la combo donna felice e ancheggiante con tacchi e carrello scatenino l’ormai stereotipato can can delle sacerdotesse dell’antisessismo capaci di ritenerla vittima e complice del patriarcato (e diffondere a destra e a manca il video incriminato).
SESSUALIZZAZIONE SOLO DOPO I 50
Terzo, non si capisce perché si debba stigmatizzare la sessualizzazione della donna nei programmi trovandola “vomitevole” quando si promuovono pubblicità per destigmatizzarla (intento dichiarato in tutte le campagne di lancio) nelle pubblicità molto progressivamente esaltate dagli stessi tribunali indignati da Guaccero. No dico, l’avete vista quella delle donne “mature” (over 50 è un eufemismo) che in reggiseno e mutande (o nude, grazie a dio di spalle) tutte lascive e ammiccando sul letto proclamano accarezzandosi «Il sesso continua a piacermi», «Sì, sono anche incontinente ma non mi faccio condizionare. Le chiamo le gocce della risata»?
Foto Ansa
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