
Tentar (un giudizio) non nuoce
Ci ha amati

Ci ha amati. Dilexit nos è il titolo dell’ultima enciclica di papa Francesco, ma è anche il segno evidente di ciò che lui ha rappresentato per tutti noi. Ci ha amati per farci scoprire che, da questo amore, nulla potrà mai separarci. È così che prosegue l’incipit della Dilexit nos ed è questo il fatto più sorprendente della vita di Francesco e del cristianesimo intero: che in mezzo a tutte le nefandezze, le sporcizie, le contraddizioni, le fatiche, i sogni che si frantumano, e la vita che chiede il conto, compare – imprevista e imprevedibile – la constatazione che Egli ci ha amato. Egli, con la maiuscola. Ma grazie a questo, tanti “egli” con la minuscola. Perché questo riconoscersi amati ci rende capaci di amare.
Questo è il mistero più grande della dinamica dell’amore. Ma è anche il fatto concreto che io stesso testimonio: ciò che Francesco mi ha lasciato. E in queste ore, mentre provo a sostenere un ucraino sbandato, che ha perso documenti e dignità, perché possa ritrovare entrambi, o mentre accompagno un figlio smarrito, perché possa ritrovare sé stesso, capisco che non c’è nulla di più incomprensibile e, al tempo stesso, di più forte, di più grande, della dinamica di un amore infinito come quello di Dio.
Incontrare le piaghe
Lo si prova quando un figlio sfugge alla traiettoria che avevi pensato per lui, e si ritrova per vie che mai avresti immaginato, a fare cose che ripugnano ogni tuo insegnamento, ogni tuo pensiero. Eppure, continui a voler bene, con quell’amore instancabile che non ha spiegazioni, se non un attaccamento radicale, profondo, senza calcoli. Ecco, deve essere così che ama Dio. Ma mille volte di più. Milioni di volte di più. Quello che ci ha testimoniato papa Francesco è che per comprendere questa dinamica, bisogna uscire in strada, uscire dalla comfort zone del “dolce Cristo”, per andare incontro alle piaghe di chi è stato ferito e ha bisogno di essere guarito.
Toccarle, quelle piaghe. Toccarle come la mano del povero a cui fai l’elemosina. Toccarle, sentendo l’odore delle pecore. Che in quel caso era davvero odore di pecore, che ti fa ribrezzo, che ti allontana. Ma quando superi questa distanza, capisci che dietro c’è un’umanità sconsolata eppure desiderosa di bene. Contraddittoria, eppure bisognosa di un amore senza confini. Incoerente – come siamo tutti – e per questo, capace di ricordarcelo.
Il Papa e la Chiesa
Credo che i latini volessero spiegare proprio questo, quando al verbo amare aggiunsero il verbo diligere. Il mio diletto è colui che amo di un amore senza confini, senza pretese.
Papa Francesco ci ha insegnato che noi siamo i diletti del Padre. E questo ci rende capaci di amare, pur con tutti i nostri limiti, con la stessa intensità e senza misura, come solo Dio sa fare. Per questo ringrazio Dio per il dono di questo Papa. E ancor di più, per il dono della Chiesa, di questa comunità di uomini poveri e peccatori, pieni di limiti come tutti, ma segnati dalla Grazia. Una Grazia capace di trasformare il mondo. Non come pensiamo noi. Ma come lo pensa Dio. Grazie, papa Francesco. A Dio.
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