Children’s Book Fair. A caccia di libri che non raccontino ai ragazzi le ideologie dei loro genitori, ma cose grandi

Di Annalena Valenti
06 Aprile 2014
Un tour de force alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Dove le fiabe gender sono invasori noiosi quanto le principessine tutte rosa. Ed è una consolazione trovare Roald Dahl tradotto in cinese

bologna-children-s-book-fair-2014Impossibile venire via dalla Fiera del libro per ragazzi di Bologna (Bologna Children’s Book Fair, come ormai è internazionalmente nota) senza trovare, curiosare o scoprire nulla. Potete anche arrivarci sapendo di trovare qualcosa che vi irriterà – ad esempio la teoria del gender applicata come un bel cappellino a libri che definirei inutili più che “pericolosi” –, ma poi vedere tutti quegli stand dove intorno a personaggi di fantasia, dal Piccolo Principe a Lupin passando per Hello Kitty, si è creato un merchandising da paura, ti fa guardare con ironica simpatia a quelli che cercano di venderti una nonna che guida il trattore per dimostrare l’intercambiabilità dei ruoli maschili e femminili. Puoi anche venire dubitando pregiudizialmente di qualcuno dei relatori presenti, ma c’è poco da fare, la marea umana che passa per questa fiera, il mondo che ti passa accanto, la curiosità, l’interesse e anche le contraddizioni, vincono su ogni pregiudizio.

Sono gli unici giorni della mia vita in cui mi piacerebbe sapere perfettamente almeno l’inglese, per potere fare domande e soprattutto ricevere risposte. Sono presenti decine di culture diverse anche se la globalizzazione ha colpito il mondo dei libri per bambini (spesso dalle sole illustrazioni non si riconosce il libro coreano da quello svizzero) quindi ti capita di trovare tutti i libri di Roald Dahl coi titoli in cinese: fa un certo effetto, ma crea anche speranza. Alcuni paesi mantengono salda la loro tradizione, fondamentalmente quelli dell’Est Europa, Russia, Ucraina, Lituania, Polonia tra quelli che ho visto, qualcosa anche in Cina si richiama alla tradizione del paese. Le kolossal case editrici degli Stati Uniti la fanno da padrone indiscusse anche qui; il mercato statunitense è difficilmente penetrabile, anzi impone le sue linee guida.

bologna-children-s-book-fair-2014-roald-dahl-cineseCredo sia sempre interessante sapere qualche dato riguardo i libri per bambini, anche se alle volte sono contraddittori e non basta leggerli per tirare conclusioni. Vorrei segnalare qualche motivo su cui riflettere, dato che la fiera di Bologna è la più importante manifestazione dedicata agli operatori del settore: 1.200 espositori di 74 paesi; per rendersi conto del numero di libri presenti sappiate che una casa editrice come la francese Hachette pubblica all’anno 300 titoli nuovi, solo nel settore infanzia.

Ogni anno c’è un ospite d’onore, quest’anno luci e colori sono dedicati al Brasile, e, per la prima volta in 51 anni, un padiglione, il numero 33, è stato dedicato al pubblico dei più piccoli: “Non ditelo ai grandi” si legge all’ingresso. Poi ci sono una grande libreria internazionale, 200 tra incontri e convegni con autori e illustratori, mostre e la possibilità di farsi autografare i testi: io mi sono fatta dedicare l’ennesima edizione che ho trovato de L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, dall’illustratrice Joelle Jolivet. Ci sono incontri culturali ma anche workshop con autori e illustratori.

Ricchi premi per i migliori
E poi un sacco di premi: per i migliori libri sezione fiction, non-fiction e opere prime; da qualche anno c’è anche il concorso per le migliori applicazioni digitali; l’Astrid Lindgren Memorial Award, il più generoso del mondo (500.000 euro); soprattutto vengono presentati i candidati all’Andersen, il più importante premio italiano; e da due anni oltre ad autori e illustratori si premiano anche gli editori che si distinguono per creatività e idee.

La tendenza mondiale del libro per bambini è sempre più concentrata sulle immagini e su una grafica sempre più godibile e accattivante. Una parte importante della fiera è infatti dedicata alle mostre degli illustratori, quelli che hanno vinto, quelli del paese ospite d’onore, ma anche alle centinaia di ragazzi che su decine di metri quadrati di muro appendono biglietti, sogni e disegni per farsi vedere e forse scoprire; giovani aspiranti illustratori in coda davanti agli stand per un appuntamento con la casa editrice che potrebbe procurare loro il lavoro tanto agognato.

bologna-children-s-book-fair-2014-hMa la vera anima della fiera, quello per cui si muovono tutti gli operatori, transita sui tavolini degli stand. È facile vedere persone sedute, in genere a due a due, sfogliare libri su libri e sul piano d’appoggio il cartellino magico “Rights sold”. Qui si comprano e vendono i diritti per i nuovi libri, si contrattano licenze.

I dati servono perché orientano il mercato. Sapere che in Italia i lettori tra i 2-5 anni nell’anno 2013 erano il 63,3 per cento, 6-10 anni il 49,3 per cento, 11-14 anni il 57,2 per cento, 15-17 anni il 50,6 per cento, 18-19 anni il 50,1 per cento, con una diminuzione rispetto al 2012 nella fascia 6-14 anni di 218 mila lettori, pone la domanda non solo su quali libri pubblicare o perché i bambini leggono meno, ma anche sul futuro delle case editrici.

Curiosità, gente, libri, illustrazioni e poi contraddizioni e paradossi. Da una parte si discute, con tanto di incontri a tema, sulle ragioni che portano al calo dei lettori bambini. Sarebbe interessante vedere quanto conti la differenza sessuale; l’autrice spagnola Ana Garralon, riferendosi al suo paese, chiama il mondo delle case editrici, delle biblioteche e delle librerie, “Matriarcato del libro”, spiegando in questo modo perché, soprattutto i maschi, non leggono più dopo una certa età.

Le proposte editoriali da una parte tengono conto di fattori quali la cura dell’illustrazione, spesso orientata verso l’autocompiacimento del disegnatore, verso le mode o verso l’adulto – un papà al telefono con la moglie, di fronte a tanti libri le diceva: «Ma cosa compro? Queste illustrazioni non sono da bambini!» –, dall’altra c’è una nuova sezione inaugurata in questa edizione, “Il tesoro perduto”, che è dedicata alla scoperta di qualche autore del passato. Quest’anno era l’illustratore italiano Ugo Fontana (1921-1985): il nome sembrerà sconosciuto ma molte delle sue meravigliose illustrazioni sono quelle dei libroni di fiabe Fabbri su cui sognavamo da bambini. «Un soprassalto percettivo, inattuale, non di moda, ma solo questo confronto può far crescere i giovani illustratori», ha detto la curatrice Giorgia Grilli.

Oltre le apparenze?
I dati danno in crescita la vendita dei diritti di libri italiani all’estero, per cui bisogna tenere conto del gusto dei paesi cui ci si rivolge e dei fattori da assecondare quali le mode del momento, anche le idee, una delle quali si potrebbe riassumere con: sotto l’attuale ideologia del genere viene nascosta una tendenza in atto da anni nei testi per bambini – che sia matriarcato, tendenza culturale o autodifesa non so – che è quella di far sparire i maschi. In realtà si pompa qualcosa che è rappresentato da pochi titoli ma con case editrici agguerrite.

Feltrinelli kids propone Mia mamma è un gorilla e allora?, perfetto caso di applicazione di idee condivisibili coniugate alla moda del momento e che «invita ad andare oltre le apparenze, prende a calci i pregiudizi, proclama l’inalienabile diritto di tutti ad essere diversi e felici». È un libro che fa da pendant all’ultimo corto per bambini in cui si dichiara, anzi un giudice dichiara, «se un bambino può adottare un cane non vedo perché un cane non possa adottare un bambino». Talmente simpatici a loro modo, libro e film, che alla fine vi sembrerà normale avere un gorilla come madre e un cane come padre.

Non se ne può più di principesse stupidamente rosa, che pensano solo a vestirsi e a truccarsi, ma anche di principesse che salvano i principi o che fanno amicizia coi draghi. Ti fan venire voglia di riproporre i bei tempi del lupo che si mangiava Cappuccetto Rosso e fine della storia. E non se ne può più di principi imbelli che si devono difendere dall’essere maschi. Non ne abbiamo paura, e non pensiamo che le bambine da grandi non faranno le ballerine o le mamme perché hanno letto libri stupidamente votati; o che i maschi non prenderanno una spada per difendere il mondo perché è capitato loro di leggere libri senza trovare le uniche cose che si cercano davvero, avventura e cose grandi. Semplicemente smetteranno di leggere e queste cose le cercheranno altrove.

Se vi ho parlato di contraddizioni e paradossi è perché libri che puntano alto ci sono, anche tra quelli per bambini piccoli. Tra le motivazioni alla vittoria del premio Lindgren, assegnato a Barbro Lindgren, è stato detto che ha rappresentato «sia l’allegria di momenti felici, sia il mistero della vita e la contiguità della morte». Da provare a leggere, non vi pare?

Nello stand degli Stati Uniti ho trovato il delizioso Flora and the flamingo, e in quelli vicini di Ucraina e Russia Stars and poppy seeds (una storia di numeri bella e poetica) e la più bella versione di Alice nel paese delle meraviglie che io abbia mai visto.

Altra contraddizione è quella che vivono giovani startupper italiani. Due esperienze ho incontrato, che hanno a che fare con universi ancora a noi sconosciuti: magazine digitali per bambini e realtà allargata, parole che a sentirle sembrano aliene ma a vederle applicate sono favolose magie. «Fino a quando eravamo in Italia nessuno ci considerava, adesso che siamo in America tutti ci vogliono», forse non è contraddizione ma certo è che la valorizzazione della creatività italiana è sempre passata dall’estero. E infine te ne esci dalla Fiera, libera e felice, leggendo Talete proposto ai bambini dalla Larus: «Il più bello è il mondo perché opera divina».

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    1 commento

    1. un articolo interessante

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