Chiediamo tutti scusa a Michela Murgia

Di Luigi Amicone
13 Aprile 2021
Un generale che si sottomette ai misteri buffi della scrittrice sarda contro le divise militari, non sarà in fondo quel poco di luce che vien su da questo Golgota di lockdown?
Michela Murgia

Cronache dalla quarantena bis / 25

“Cara Murgia, ti chiedo scusa”. Ho visto che Massimo Giannini sta dirigendo La Stampa da par suo. Non sembra neanche uno degli organi del Pd. Pensate, ieri è riuscito ad ospitare in prima pagina addirittura le scuse del generale Dino Tricarico a Michela Murgia. La simpaticona di Cabras che da un po’ di giorni ce l’ha su con le divise e non si capisce perché. È vero che l’abito non fa il monaco. Ma allora perché una divisa dovrebbe fare Pinochet e, ça va sans dire, «il fallimento della politica»?

Comunque questa me la tengo in tasca. Al primo vigile che mi multa gliela sbatto in faccia: “Ma non si vergogna a andare in giro con la divisa? E vuole multare me? Questa è l’Italia. Uno schifo”. Già me le vedo le scuse del capo dei vigili urbani sul quotidiano diretto da Giannini con un aplomb che il Pd non ha nemmeno nella direzione ombra di Veltroni al Corriere della Sera.

Più Maneskin, meno generali

A onor del vero, un generale in divisa non starebbe niente male anche in Italia, sì certo, ammesso che con tutto questo schifo che c’è in giro, almeno ai generali dessero in dotazione un reggiseno e un passaporto vaccinale gender fluid. Però capisco, magari Michela, come altri importanti leader della sinistra, pensa che se ci fossero più Achille Lauro e più Maneskin a capo dell’esercito, gli italiani si sentirebbero più tranquilli. Sai, con questo clima sovranista di divise dappertutto e nemmeno una piuma o un collant color carne, non si sa più da che parte girarsi.

Talvolta mi domando: ma una prima pagina di un sobrio e autorevole giornale come La Stampa, che si vede e non si vede che è diretto da un vicedirettore di Repubblica, il quale ci ispira perfino le scuse alla Murgia per i suoi misteri buffi contro la divisa, non sarà in fondo quel poco di luce che vien su da questo Golgota di lockdown?

Fabio Fazio: calzini corti e cuore grande

Lei, una donna sempre così davanti e che ha un occhio, ma anche due, sempre molto attenti ad adeguarsi al tempo che fa. Lui, invece… Lui? Lui chi, scusa? E che ne so. Prendi un poveraccio di sinistra qualsiasi. Chessò, quel mite e umile agnello di Fabio Fazio. Non ti da una pena illuminata di luce nuova vederlo su questo Golgota sempre ben vestito di soldi Rai piuttosto che di scabra divisa fascista? Sarà mica stato per caso anche lui come la Murgia un capo di Azione Cattolica? Brrr. Mi vengono i brividi al pensiero. Però, questo davvero non lo so. Per quanto ne so a Varazze, il paese d’origine del mite e umile agnello, tutti lo conoscono solo come Fabio, anzi, “il buon Fabio”. Colui che andava al mare con i calzini corti e con un cuore grande così, che quasi arrivava ai calzini.

La Murgia: Adinolfi e la centrale termoelettrica

Ma la Murgia, dico voi lo sapevate che la Murgia è stata una cheerleader di Mario Adinolfi? E che perfino il gallo cantò tre volte quando le chiesero della sua storia con la corrente del Pd di Marione? «Io del Pd? Ma non esiste!».

Adesso mi scuso anch’io con Wikipedia che ci fornisce prova documentale che Michela ha lavorato e non è come quello scafista di Salvini. 

«Di formazione cattolica è stata animatrice nell’Azione Cattolica, nel ruolo di referente regionale del settore giovani. Ha ideato uno spettacolo teatrale rappresentato nella piana di Loreto al termine del pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica del settembre 2004, al quale ha assistito anche papa Giovanni Paolo II. Fra le varie esperienze lavorative precedenti all’attività di scrittrice, quella di insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, di operatrice fiscale, di dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e quella di portiera di notte».

Altro che Vendola

A parte il discorso a parte che meriterebbe la benedetta Azione Cattolica da cui proviene la classe dirigente di sempre – la Bindi ieri, così come la Murgia oggi –, ma ci pensate? Quanti studenti avrebbe illuminato Michela se avesse continuato a insegnare religione?

Ma anche l’alternanza lavorativa non sarebbe stata male. E infatti, quanti scaldabagni avrebbe elettrizzato Michela, se fosse rimasta in centrale termoelettrica invece che raccogliere firme nel Pd per Adinolfi (che poi è finita come è finita, ma se fosse stata coerente, altro che Vendola, adesso la Murgia sarebbe presidente del Partito della famiglia)?

Un caratterino così

Insomma, a Michela Murgia è venuto un caratterino poco poco acidulo con in aggiunta quel paio d’occhietti di brace che le danno un non so che di coguaro morbidoso. Che altrimenti, sbagliando a redarguirla e poi chiedendo scusa come si conviene ai generali (e adesso non stiamo qui a discutere, divisa più divisa meno), uno potrebbe chiedersi, sentendola parlare: ma quale tarantola zarafusana l’avrà morsicata per profumare così tanto di Zurufusu, miniera abbandonata in quel di Arbus, a un tiro di schioppo dalla cara e dolce michelamurgiana Cabras, Oristano, piana del Campidano, Sardegna, antica Sandalion, e vabbè, scusa, adesso non michelamurgiamo troppo?

Non perdere Tempi

Compila questo modulo per ricevere tutte le principali novità di Tempi e tempi.it direttamente e gratuitamente nella tua casella email

    Cliccando sul pulsante accetti la nostra privacy policy.
    Non inviamo spam e potrai disiscriverti in qualunque momento.

    Articoli correlati

    0 commenti

    Non ci sono ancora commenti.