“Chiamare le cose con il loro nome” – Tempi è a Caorle dal 14 al 16 giugno

Da Valditara a Cabrini, da Osho a Mario Mauro. Il programma definitivo della terza edizione della festa in memoria di Luigi Amicone. Le motivazioni dei premi a Petrosillo e Finkielkraut

Dopo il successo delle edizioni del 2022 e 2023, anche quest’anno Tempi torna a Caorle (Venezia), da venerdì 14 a domenica 16 giugno, per il terzo appuntamento di “Chiamare le cose con il loro nome”, festival di incontri e dibattiti durante il quale verrà consegnato il Premio giornalistico Luigi Amicone e il Premio Luigi Amicone – Premio Cultura Città di Caorle.

Il programma definitivo

VENERDì 14 GIUGNO 

SABATO 15 GIUGNO

DOMENICA 16 GIUGNO

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Clicca qui per scaricare il programma completo in versione digitale (da far girare!)

Per informazioni e domande sull’evento, scriveteci a redazione@tempi.it o su Whatsapp al numero 331.1093022

Le motivazioni dei Premi

Il “Premio Luigi Amicone” 2024 va a Marta Petrosillo, giornalista ed esperta di libertà religiosa, che si è sempre impegnata per denunciare il fenomeno in costante crescita della persecuzione dei cristiani. L’attuale direttrice del Centro studi sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre non ha mai avuto timore di “chiamare le cose con il loro nome”, indagando le principali cause della persecuzione, come il fondamentalismo islamico, anche quando queste venivano ignorate dai media internazionali. Convinta che «il primo passo da compiere per arrestare la persecuzione cristiana è la consapevolezza» della sua esistenza, Marta Petrosillo ha dato voce a tanti testimoni, soprattutto donne in Africa e Medio Oriente, che hanno subito violenze e ostilità per la loro fede. In questo modo ha mostrato, come ricordato da papa Francesco, che i cristiani perseguitati e i martiri contemporanei non sono dei “falliti”, perché «attraverso il seme dei loro sacrifici Dio opera prodigi, cambia i cuori e salva gli uomini».

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Il “Premio Luigi Amicone – Premio cultura città di Caorle 2024″ va a Alain Finkielkraut, una delle personalità più originali e dibattute del panorama intellettuale contemporaneo. Accademico di Francia, produttore e conduttore di una trasmissione radiofonica culturale (Répliques) che va avanti da quasi quarant’anni, Finkielkraut è autore di una ventina di libri che esaltano l’attualità di scrittori e pensatori come Charles Péguy, Hannah Arendt, Martin Heidegger, Walter Benjamin, Emmanuel Lévinas, Philip Roth, Milan Kundera, ecc. Il suo impegno civile e la sua passione intellettuale hanno dato vita a una nuova varietà di pensiero conservatore, che si colloca al di là dell’usurata dicotomia destra-sinistra e che si riassume in una citazione di Albert Camus che gli è particolarmente cara: «Ogni generazione indubbiamente si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa tuttavia che non lo rifarà. Ma il suo compito forse è più grande. Esso consiste nell’impedire che il mondo si disfi». Da qui la preoccupazione che caratterizza i suoi interventi degli ultimi anni: «Noi ci vantiamo della potenza dell’uomo sulla natura, mentre è l’uomo ad essere consegnato irresistibilmente alla potenza, cioè all’esigenza assoluta di produrre e di consumare. Allora l’opposizione fra progressisti e conservatori non ha più senso, perché quelli che la fanno danno per scontato che il conservatorismo coincida con l’immobilismo. In realtà ci vuole una grande audacia, una grande capacità di iniziativa per interrompere il movimento, per rallentare i processi. È questa audacia che io attenderei dalla politica. Ma per questo, occorrerebbe che la politica si mettesse al servizio della civiltà».

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