
«Suvvia, una canna non ha mai ucciso nessuno». Ah sì? Intervista a Claudio Risè
In Italia si torna a parlare di legalizzazione delle droghe leggere. Riproponiamo una nostra intervista apparsa su Tempi nel 2007
«Suvvia, una canna non ha mai ucciso nessuno». Le infinite variazioni di una frase da bar si possono leggere sui giornali, sentire alla tv persino sulle bocche dei politici. «Perché parlare di cannabis e del fatto che fa male, come dimostrano i più recenti studi scientifici, fa paura, è un tabù». Lo sa bene Claudio Risé, psicologo e psicoanalista che per aver dato alle stampe Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita si è visto ricoprire di insulti e minacce. Perché viviamo in un paese in cui si processano, anche giustamente, le merendine dei bambini e i modelli femminili proposti dalla moda, ma si continua a chiudere gli occhi sul quella che le Nazioni Unite definiscono «la droga illecita più prodotta e consumata» e gravemente dannosa sia a livello fisico che psichico, come documenta ampiamente il libro dello psicoanalista milanese.
«La leggenda rosa», spiega Risé, è che la marijuana sia la droga che aiuta a prendere la vita come viene, la droga «di quelli che fanno l’amore e non la guerra». Ma l’aura poetica che decenni di mistificazioni e incoscienza hanno prodotto intorno a questa sostanza si dissolve di fronte ai risultati degli studi più recenti. Se n’è accorto anche il britannico Independent, che dopo anni di campagne antiproibizioniste ha fatto una brusca marcia indietro. Il fatto è innanzitutto che lo spinello di ieri era molto diverso da quello che si trova in commercio oggi. Lo spiega a Tempi Claudio Risé: in pochi anni la concentrazione di tetracannabinolo (Thc, il principio attivo) nei prodotti a base di cannabis è passata dal 2 al 20 per cento. Il World Drug Report 2006 dell’Onu avverte: «I trafficanti hanno notevolmente investito negli ultimi anni per aumentare la potenza – e con ciò la capacità attrattiva sul mercato – della cannabis. Il risultato è stato devastante: oggi le caratteristiche della cannabis non sono molto diverse da quelle delle altre droghe vegetali come eroina e cocaina». Prodotti nuovi come i cosiddetti skunk e new skunk rappresentano un mercato totalmente nuovo, di cui, sottolinea Risé «i vecchi fans della cannabis non posseggono informazioni attendibili».
Mezza Europa corre ai ripari
Nel 2002 nel corso di un Simposio internazionale in Svezia è stato dimostrato che il Thc influenza negativamente le funzioni di apprendimento, memoria, umore ed emozioni, così come lo sviluppo di euforia e apatia e il mantenimento delle difese immunitarie. La relazione mostrava inoltre come la dipendenza da Thc, non comune tra i consumatori casuali, diventa invece significativa negli utilizzatori cronici. L’anno scorso la rivista Neurology ha pubblicato uno studio secondo cui i fumatori di spinello vanno incontro a deficit cognitivi e di memoria, rallentamento delle capacità di riflessione e ridotta espressività del linguaggio. E mentre si moltiplicano i dati allarmanti, in Europa sono sempre di più e più giovani le persone che chiedono aiuto per patologie legate all’uso di prodotti a base di cannabis. La liberale Olanda è preoccupata per l’escalation e un Rapporto nazionale sulla relazione tra spinelli e patologia psichiatriche nota che «fra il 1994 e il 2004 il numero dei pazienti visitati per la prima volta per cannabis è passato da 1.950 a 5.500. Ma tra il 2003 e il 2004 l’aumento è stato del 22 per cento. Nello stesso anno i ricoveri in ospedale per dipendenza e abuso di cannabis come seconda diagnosi è aumentato del 31 per cento». Il risultato è che i nostri vicini di casa, dalla Germania, alla Francia fino alla Svizzera e alla Spagna corrono ai ripari, promuovendo campagne informative, rivolte soprattutto ai più giovani. Infatti mentre dilaga l’uso di cannabis, diminuisce, insieme al costo della sostanza sul mercato, l’età di coloro che ne fanno uso. Con il rischio, tutt’altro che astratto, di passare facilmente ad altre droghe. È un mix che chiede di correre ai ripari, anche se spesso significa chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Confrontando le ultime Relazione annuali al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze si scopre che tra il 1999 e il 2005 i consumatori di cannabis nel nostro paese sono raddoppiati; mentre la percezione del rischio relativo all’uso di sostanze illegali diminuisce a vista d’occhio, cosa che non accade negli altri paesi europei.
Insomma: in Italia si fuma di più e con sempre meno consapevolezza dei rischi che si corrono. Nonostante questo tutto tace. Di cannabis si è parlato quando il ministro della Salute Livia Turco ha raddoppiato i limiti quantitativi consentiti per uso personale di Thc (decreto poi annullato dal Tar del Lazio) e poche settimane fa, in occasione di tragici fatti di cronaca. Dopo un incidente nel vercellese, in cui restano uccisi due bambini, nel sangue del conducente vengono trovate tracce di cannabis; su YouTube finisce un filmato in cui un professore rolla in classe una canna insieme ai suoi studenti; un ragazzino di Paderno Dugnano (Mi) muore sul banco di scuola dieci minuti dopo aver fumato uno spinello. Ognuno di questi fatti è una storia a sé e non si presta a facili semplificazioni, tuttavia questa concatenazione tragica ha acceso un riflettore. «Queste vicende, insieme alla clamorosa presa di posizione dell’Independent, hanno certo avuto qualche effetto», sottolinea ancora Claudio Risé. «Ma attenzione, non c’è bisogno solo di fatti così espliciti. Leggiamo sempre più spesso di violenza cieca e immotivata negli stadi, di episodi gravissimi di bullismo a scuola e ci dimentichiamo che proprio quelli sono i luoghi in cui più facilmente si può comprare marijuana».
Secondo un opuscolo dell’Office of National Drug Control statunitense, la cannabis è una delle droghe il cui consumo è più frequentemente associato a fatti di violenza. E il pericolo è maggiore perché spesso chi assume cannabis vive in un ambiente che non considera pericoloso quel gesto. Ecco, l’Italia è ancora uno di questi ambienti sordi, che si culla in un sogno da cui ormai tutti si sono svegliati.
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4 commenti
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mamma mia, che sciocchi che siete… la mariuana non uccide più dell’aspirina o del morso di un ape (shock anafilattico), l’n-esimo caso in cui vi convincete di qualcosa di totalmente anti scientifico solo perché pensate si accosti meglio alla vostra morale
E tu, per dire queste fregnacce, quanta te ne sei fatta?
anche questo flagello è sponsorizzato dalla sinistra. Le altre perle di questa gente sono Il divorzio, l’aborto, la cultura omosessuale, l’eutanasia, l’animalismo, l’ecologismo truffa, il sindacalismo selvaggio, la riduzione della donna a oggetto sessuale, l’odio diffuso dai loro giornali, ecc.. ecc.. ecc..
Che piaga. Stiamo vicini ai ns giovani!