
«Chi mai desidera un paese guidato da giudici?». Scalia (Corte suprema Usa) contro l’attivismo politico delle toghe
«Perché mai dei giudici non eletti, degli studiosi del diritto, dovrebbero avere una visione speciale su come dovrebbe essere il mondo? Cosa li rende adatti a questo compito? Chi mai desidera un Paese guidato da giudici ed esperti di diritto? Se la Costituzione va emendata, lo decida il popolo. Questa è la democrazia. L’importante è che non lo decidano le corti». In Italia saranno fischiate molte orecchie (togate) leggendo le parole che Antonin Scalia, il più anziano in servizio dei nove giudici della Corte suprema degli Stati Uniti, nominato da Reagan nel 1986, ha consegnato al taccuino di Marco Bardazzi per il quotidiano la Stampa.
«CHE NE SANNO DI MORALE?». Scalia è in Italia proprio per parlare dei danni che l’attivismo politicheggiante dei giudici può causare alla società. Invitato dall’Istituto Bruno Leoni, interverrà questa sera alle 18 al Salone d’onore del Castello del Valentino, Torino. Una relazione che promette di non essere affatto innocua, vista la franchezza del relatore e vista l’attualità dell’argomento per il nostro paese e per l’Europa. Da questa parte dell’oceano infatti appare ormai normale che siano i tribunali a decidere su tante questioni, a partire dai diritti individuali. Per Scalia, invece, «le corti non devono parlare di moralità: che ne sanno?».
SUI MATRIMONI GAY. Nell’intervista concessa alla Stampa il giudice americano accetta anche di entrare nel merito della disputa sui matrimoni gay. In Francia, dopo il ricorso presentato dall’Ump, la Corte costituzionale ha dato il via libera alla legge voluta dal governo Hollande. E anche in Italia la disputa ha già interessato i massimi organi della giustizia. Scalia su questo è drastico: «Non tocca certo a me decidere se una condotta omosessuale sia morale o no. Tocca a me, nel caso degli Stati Uniti, decidere se la costituzione richieda agli Stati di permettere il matrimonio gay e stabilire il ruolo del governo federale. Io non credo in una “costituzione vivente”, che si evolve secondo la “mentalità del tempo”. Se si vogliono cambiare le leggi, lo si faccia con gli strumenti della democrazia. Il giudice si limiti al suo ruolo». Il caso delle armi è esemplare: «Non è per niente difficile» limitarne l’uso per via legale, secondo Scalia. Ma non spetta alle toghe farlo, tocca alla politica, dal momento che «la strada è cancellare ciò che dice la Costituzione, non aggirarla».
GUANTANAMO IN ITALIA. Scalia è netto anche su Guantanamo: «Sono poco tollerante nei confronti dell’atteggiamento di superiorità degli europei su questi temi». Secondo il giudice «è molto difficile trovare una soluzione» perché «non si possono celebrare processi ordinari per questa gente». Quindi quello di chi, da lontano, invoca “diritti” per i detenuti per il supercarcere antiterrorismo è «un atteggiamento ipocrita. Non vi piace Guantanamo? Bene, ma cosa dovremmo fare, lasciarli liberi di tornare a uccidere i nostri soldati o altra gente? Saremmo felici di rilasciarli in Italia. Diteci dove li volete, ve li spediamo».
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3 commenti
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Straordinario Antonin Scalia!
Prigionieri di Guantanamo? Assieme ai criminali dei paesi europei nella taiga-tundra della Jakuzia: lí c’é tutto lo spazio che si vuole… o altrimenti nell’interno dell’Antartide