Chi ha dimenticato la battaglia educativa. Facciamo i nomi

Di Peppino Zola
05 Febbraio 2020
È la sinistra, dalla Cirinnà a Renzi che non ha fatto niente per la scuola. E anche la Chiesa ha le sue colpe
Primo giorno di scuola

Caro direttore, vorrei ringraziare Marco Lepore per le cortesi espressioni usate nei miei confronti nella lettera scritta a Tempi, ove afferma, giustamente, che sul tema della libertà di educazione vi è una proliferazioni di “esperti”, mentre, nella realtà, è venuto a mancare un popolo che rivendichi questo sacrosanto diritto, riconosciuto dalla nostra stessa Costituzione, oltre che da tutte le varie dichiarazioni dei diritti dell’uomo, a partire da quella dell’Onu. Sono totalmente d’accordo con la sua analisi. Il popolo, in effetti, sembra preoccupato, giustamente, per tante cose, dal lavoro alla salute, dalla sicurezza ai trasporti, dallo stato del clima allo stato delle buche nelle strade, dalle vacanze agli arbitri di calcio, ma non lo si sente mai avanzare proteste o proposte relative al fondamentale dei diritti, che è quello di potere educare liberamente i propri figli. Su questo, basta che qualcuno ci pensi: non importa se sia lo Stato o la Regione o la scuola statale dissestata o i talk show televisivi o i cellulari. L’importante è che il giovani impari qualcosa e poi si vedrà. Situazione drammatica, ma realistica.

Ma poiché non voglio passare per un illuso irenista sognatore (alla mia età non me lo posso permettere, perché il tempo stringe), mi pare anche giunta l’ora di fare qualche nome e qualche cognome circa i responsabili di questa situazione, se non vogliamo lasciare soli gli “esperti”, anche se essi amano molto sentirsi soli e sentirsi parlare tra i soliti noti.

È naturale, tanto per fare un esempio, che una Cirinnà qualsiasi (e compagni), con il suo cinismo spietato, non abbia un qualche interesse a difendere il diritto fondamentale della famiglia, che, peraltro, stando ad un cartello da lei esposto, le fa fare una vita di «merda» (insieme alla patria e a Dio). Il laicismo italiano, accecato dall’ideologia anticattolica, si irrigidisce appena si affronta questo problema. È quindi naturale che una cultura di questo tipo non contribuisca a far crescere nel popolo una sensibilità educativa. Semmai, proprio il contrario.

Meno comprensibile che un Renzi (e compagni) premier e leader politico, che ha sempre messo in mostra il suo cattolicesimo, nulla abbia fatto, con la sedicente “buona scuola”, per cercare di aiutare la soluzione di questo atavico problema. Anzi, con le leggi per ammettere le unioni civili e per aprire all’eutanasia, ha lanciato dei messaggi disfattisti, che hanno scoraggiato ancora di più le famiglie popolari a tenere duro sul tema educativo.

Tanto per essere chiaro fino in fondo, penso che grande responsabilità per il decadimento del popolo nel senso descritto da Lepore abbia la Chiesa stessa, la quale pare avere lasciato per strada proprio la preoccupazione di educare il popolo ai grandi ideali ed alle conseguenti grandi battaglie. Ho visto una Chiesa italiana tutta preoccupata di precisare il significato delle parole del Padre Nostro (quanto tempo perso e quanta confusione ingenerata!), tutta intesa  a richiami moralistici che non muovono più nessuno, tutta ripiegata a raccomandare ai fedeli le piccole cose quotidiane, ma totalmente dimentica del fatto che il popolo lo si educa chiamandolo anche a grandi battaglie ideali, soprattutto quando esse riguardano i diritti ed i doveri fondamentali della famiglia. Ed anche il variegato associazionismo cattolico si è piegato a poco a poco a questo andazzo buonista e sentimentale, seminando, al di là di ogni intenzione, indifferenza piccolo borghese. È un vero peccato, perché la Chiesa, proprio per la sua irripetibile e unica natura, ha tutti i mezzi e le ragioni per educare un popolo intero ad essere più presente nelle vicende sociali e nella difesa dei propri diritti. Basterebbe rileggere la dottrina sociale della Chiesa. Amo troppo la Chiesa per non darle una mano, negli ambiti che mi sono propri, su tutte queste questioni.

A fronte di questa troppo sintetica e pessimistica analisi, vorrei precisare che vedo anche permanere in parti ancora significative del popolo una profonda preoccupazione educativa, perché quello che il grande Chesterton definiva come “uomo comune” non muore mai ed è sempre pronto a rinascere. Spero che i non molti “esperti” che rimangono riescano a dare a questa parte di popolo le ragioni per riprendere una sacrosanta battaglia, come spero che la Chiesa italiana esca dal suo sostanziale silenzio di fronte al fatto che ogni anno chiudono centinaia di scuole paritarie.  

Caro Lepore, cerchiamo di non spegnere i lucignoli fumiganti e uniamoci in una instancabile vigilanza positiva su un tema che determina il grado di civiltà di un intero popolo. Stando vicini e dentro un popolo cattolico, che nel nostro Paese ha dato un enorme contributo positivo, creando migliaia di strutture educative oltre che educando le famiglie a rimanere unite ed a compiere anche eroicamente il loro compito educativo. Per educare a tutto questo occorre molto coraggio, oggi più che in passato. Che lo Spirito ci aiuti.

Peppino Zola

Foto Ansa

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