Chi accusa ingiustamente paghi. Anche se lo fa “nel nome del popolo italiano”

Di Maurizio Tortorella
22 Marzo 2016
Il pdl del senatore Albertini ha messo d’accordo 176 nomi di tutti gli schieramenti: in caso di piena assoluzione dell’imputato, condanna lo Stato a rimborsargli le spese di giudizio

magistrati-ansa

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La firma di 176 senatori sotto allo stesso disegno di legge non è un risultato da poco. Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano e senatore di Area popolare, c’è riuscito in un solo giorno, il 3 marzo, creando un’alleanza trasversale che va da Fratelli d’Italia a Sel. Il ddl presentato da Albertini trae origine da un’inchiesta di copertina pubblicata dal settimanale Panorama ai primi di febbraio, e intitolata “Sei innocente? Lo Stato deve pagarti l’avvocato”.

Tecnicamente parlando, il tema è l’“ingiusta imputazione”, figura giuridica che in altri 32 Paesi europei prevede il risarcimento delle spese legali al cittadino che venga riconosciuto pienamente innocente al termine di un processo penale. Quel diritto in Italia non è previsto e dà la stura a una vera e propria ingiustizia: perché centinaia di migliaia di cittadini, assolti dopo lunghi processi, sono comunque costretti a pagare di tasca propria spese legali spesso elevate, a volte insostenibili. Per questo, nel suo ddl, Albertini prevede la modifica dell’articolo 530 del Codice di procedura penale. Con questa formula: «Se il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, il giudice, nel pronunciare la sentenza, condanna lo Stato a rimborsare tutte le spese di giudizio, che sono contestualmente liquidate».

Tra i 175 senatori che hanno messo la loro firma sotto al progetto di Albertini (la netta maggioranza dei 315 eletti), 56 sono del Pd, 31 di Forza Italia, 22 di Ap, otto della Lega. Tra i nomi noti ci sono l’ex ministro berlusconiano della Giustizia Francesco Nitto Palma, il senatore a vita Carlo Rubbia, il presidente democratico della commissione Difesa Nicola Latorre, il deputato di Sel Corradino Mineo. Il forte consenso trasversale invita a sperare che l’iniziativa non cada nel nulla. Il promotore annuncia: «Chiederò che il mio progetto di legge venga trattato a sé, che non finisca nel calderone della riforma del Codice di procedura penale, che stiamo discutendo al Senato». Si vedrà ora cosa accadrà, e quale posizione prenderà il presidente dell’assemblea, Pietro Grasso. Intanto Albertini, un osso duro, insiste nella raccolta delle firme. Dopo il 3 marzo ha ottenuto un sì anche dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dal presidente emerito Giorgio Napolitano.

Il senatore di Ap dice di avere trovato ovunque adesioni entusiastiche, e di avere incontrato qualche problema esclusivamente quando ha presentato la proposta a magistrati eletti con il Partito democratico: «Obiettano che l’iniziativa contrasta con il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale», dice Albertini. Forse i magistrati-senatori sono impensieriti anche dall’ultima parte del progetto di legge, là dove si prevede che «nel caso di dolo o di colpa grave da parte del pubblico ministero che ha esercitato l’azione penale, lo Stato può rivalersi per il rimborso delle spese sullo stesso magistrato che ha esercitato l’azione penale».

Al contrario, Giorgio Spangher, ex membro laico del Consiglio superiore della magistratura e tra i maggiori giuristi italiani, è pienamente d’accordo con l’iniziativa. «Il tema è costituzionalmente corretto», dice. E per evitare che l’innovazione legislativa apra voragini nelle finanze pubbliche, suggerisce che si adotti un sistema simile a quello in vigore per l’ingiusta detenzione: cifre riparatorie calmierate, ma comunque in grado di “risarcire” almeno in parte l’ingiustizia della ingiusta imputazione.

@mautortorella

Foto Ansa

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3 commenti

  1. Sebastiano

    Continuo a non capire perché:
    a) se un ingegnere sbaglia, paga di tasca sua;
    b) se un medico sbaglia, paga di tasca sua;
    c) se un geologo sbaglia, paga di tasca sua;
    d) se un infermiere sbaglia, paga di tasca sua;
    e) se un docente sbaglia, paga di tasca sua;
    f) …


    z) se un magistrato sbaglia, pagano gli altri.

    Misteri.

    1. Sebastiano

      Raduna i pochi neuroni che hai lasciato in libertà e ricomincia:

      1) tutte le figure che ho citato possono benissimo essere dipendenti pubblici (ammesso e non concesso che questo possa fare la differenza);
      2) quando dico sbaglia, intendo “nell’esercizio delle sue funzioni”: se uno è “imbecille” bisogna prima dimostrarlo e poi licenziarlo. Stop.

      A corredo ti lascio un paio di esempi:
      a) se un ingegnere (dipendente pubblico, così sei contento) sbaglia (anche senza dolo) i calcoli di una costruzione e ne deriva una danno per i singoli o per la collettività, paga di tasca sua (con l’assicurazione per i danni civili, che deve obbligatoriamente avere, e con la galera per reati penali); lo stato rimborsa i danneggiati ma poi fa causa di rivalsa sul dipendente. Idem per il geologo.
      b) Se un infermiere sbaglia a somministrare la terapia (anche senza dolo) paga eccome, basta leggere le cronache delle cause di risarcimento (e non i fumetti di topolino a cui sei affezionato);
      c) se un docente sbaglia (anche senza dolo) per esempio nell’assegnare i voti di un alunno nello scrutinio finale e da questo deriva una bocciatura, un ricorso che lo vedesse perdente comporta per lui la stessa procedura di a).

      Veniamo al magistrato:
      se sbaglia (anche senza dolo) una sentenza o un provvedimento, lo stato – talvolta – risarcisce (per esempio nei casi di ingiusta detenzione). Ma la rivalsa civile riguarda lo Stato, non lui, né una eventuale assicurazione (che da buona casta hanno rifiutato in blocco, nonostante ben due referendum popolari stravinti con il 90%). Il che significa che a pagare sono i cittadini con le loro tasse.

      Ti è chiaro ora o ti devo fare un disegnino?

  2. Rolli Susanna

    Bene!, ogni tanto!!
    Mi sono soffermata su: ” Il tema è costituzionalmente corretto” ; sono felice che si tenga in considerazione questo, però mi dispiace che non sempre è così.

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