Che fine hanno fatto le studentesse nigeriane rapite da Boko Haram?

Di Benedetta Frigerio
24 Ottobre 2015
Parlano i genitori delle ragazze sequestrate dagli islamisti. Dopo la campagna internazionale #bringbackourgirls, tutti se ne sono dimenticati

Nigerian women in Kenya protest against kidnapping of Nigerian school girls

Pur conoscendo la prigionia e le terribili sevizie a cui sono costrette le figlie, i loro padri sono ancora capaci di sperare. A raccontare la situazione in cui vivono le famiglie delle studentesse nigeriane di Chibok, rapite nell’aprile del 2014 dai terroristi islamici di Boko Haram, è stata Kristin Wright, presidente di Open Doors Usa. «Uno dei papà, quando gli è stato chiesto “dove credi che sia tua figlia?”, ha risposto: “È nelle mani di Dio”». Inoltre, continua Wright, la stessa certezza è condivisa «da tutti i genitori che ho incontrato».

LE MINACCE. Delle studentesse cristiane si sa ben poco, ma si ipotizza che siano state violentate, costrette a convertirsi e date in moglie ai terroristi. Abigail John, 15 anni, scappata da Boko Haram dopo un mese di prigionia, aveva raccontato: «Mi dicevano che le ragazze di Chibok avevano cominciato una nuova vita, imparando a combattere. Insistevano che anche noi saremmo dovute diventare come loro e accettare l’islam (…) si divertivano a raccontare come le frustavano e le picchiavano fino a quando non cedevano».
Una delle ultime testimonianze è di un’altra quindicenne, Victoria Yohanna, sfuggita ai jihadisti dopo essere stata rapita il gennaio scorso a Baga insieme ad altre 400 persone: «Ogni mattina prendevano gli ostaggi per educarli nella scuola islamica. Dicevano che il corano è la religione di Dio».

IN CONTINUO PERICOLO. Secondo Wright, la zona resta in pericolo, continuamente minacciata da un nuovo attacco terroristico. Anzi «a Chibok le cose sono persino peggiorate. Pensereste che con i riflettori puntati dai media la situazione in questa zona sarebbe migliorata, ma sfortunatamente il problema della sicurezza è ancora allarmante. Tanto che questi padri affrontano il pericolo ogni giorno, dovendo proteggere le loro famiglie».
Le difficoltà per raggiungere Chibok sono, infatti, enormi. E nonostante la campagna #bringbackourgirls, lanciata dopo il rapimento, avesse fatto pensare «ai genitori che la situazione sarebbe cambiata», ora «sono costantemente spaventati dal fatto che Boko Haram attacchi nuovamente». Infine, ha concluso Wright, «queste famiglie, in molti casi, si sentono incredibilmente dimenticate dalla comunità internazionale».

@frigeriobenedet

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6 commenti

  1. Sebastiano

    Che fine hanno fatto? Semplice: hanno esaurito funzione loro assegnata, che era quella di dare visibilità mediatica (alias pubblicità) ai grandi tromboni “difensori dei diritti” (a chiacchere).
    Siccome ogni pubblicità alla lunga stufa, ora hanno lo sguardo rivolto altrove. Magari ora si occuperanno della grave ed emergenziale situazione di discriminazione che hanno le “polifamiglie”, più in là è anche probabile che si occupino delle “stragi di agnelli” sotto Natale e persino della situazione di disagio dei ravanelli a seguito del cambiamento climatico.
    Le ragazze nigeriane aspettino il loro turno, perbacco. E se nel frattempo crepano (sperabilmente in silenzio e senza clamore internazionale), gli fanno pure un favore, non sia mai che disturbino il mantra dell’islam “religione di pace”.

  2. Raider

    La sparizione la vediamo anche in Occidente e a sparire a vista d’occhio è l’Occidente dalle nostre città, sempre più simili alle città africane, indiane, maghrebine, cinesi. Certo, le mobilitazioni buoniste sono parte dello show permenente, ma il multiculturalismo dal vivo dovrebbe porre interrogativi anche sul futuro prossimo dell’Occidente, sulla chadorizzazione della coscienze cui seguirà e di fatto, già segue quella dei volti non solo delle ragazze anche qua da noi, ma anche della cultura, dei valori derivati dal Cristianesimo, degli stessi popoli europei.
    Se non ci mobilitiamo noi, se non reagiamo e anzi, se nemmeno noi ci poniamo il problema, chi dovrebbe farlo? Opra Winfrey, Michelle Obama, sora Boldrini?

    1. Menelik

      Così, detto di passaggio, ma non so se hai saputo della singolare protesta dei “profughi” africani arrivati a Vicenza.
      In breve: non so quanti siano, ma alcune decine.
      Sono stati alloggiati in un albergo a Roana, sull’Altopiano di Asiago (VI) – località di villeggiatura nei mesi estivi e invernali, non è stata località di villeggiatura solo nel 15-18 -.
      Una mattina si presentano alla prefettura di Vicenza dicendo che si annoiano e sono stufi di mangiare cibo italiano.
      Hanno detto che non ne possono più di pastasciutta col pomodoro.
      Vogliono cibi africani.
      La cooperativa che li gestisce ha un dietologo e alla fine sono arrivati all’accordo che un giorno alla settimana viene assicurato un pasto africano.
      E questa non è un’esagerazione da passaparola paesano.
      E’ stato riportato tutto nella cronaca del Giornale di Vicenza.

      1. Raider

        Se ne sentono tante, ma sono tante anche quelle che non si sentono e ancora di più quelle che nessuno vuole né sapere né sentire. Vale per tutta l’odiata Europa, per il perfido Occidente che tutti accoglie e si appresta a farsi da parte per non essere egoista e non creare inutili imbarazzi agli immigrati che ci vengono perché gli va così.
        Basta prendere le statistiche sui reati, gli indici di criminalità in un Paese come, per es., la Svezia prima e dopo l’immigrazione dai Paesi extra-comunitari, dati che le autorità di polizia e di governo occultano, censurano, falsano: e non appena si profilano elezioni in cui il Partito Democratico – ah! Xenofobo: razzista! – dovrebbe vincere a man salva, ecco spuntare un pazzo con l’elmetto alla Darth Fener menare fendenti in una scuola ammazzando gente innocente: e così, a vincere sarà qualche altro Partito, purché xenofilo e adoratore dell’estinzione degli Svedesi – troppo bianchi, peraltro, anche se ancora per poco.
        E zitti, sennò, la Boldrini s’infuria, ti becchi del razzista dai media unificati nel -non- Pensiero Unico e l’immigrato s’incavola e ti accoltella, se non si fa esplodere per sentirsi martire, per la gioia degli islamo-nazisti che vogliono la morte dell’Occidente, ma, in effetti, se morte violenta o solo lenta, soft, per eutanasia, a loro va bene lo stesso.
        A me, no: e con tutte le magagne che ha e per cui ne critico governi, modelli di vita, scelte strategiche, sarò sempre dalla parte dell’Occidente, che è sempre meglio dei suoi nemici, interni e esterni.

      2. xyzwk

        Forse erano stufi di mangiare gatti!!!! Provate a dar loro conigli veri!

  3. Menelik

    La campagna di bring back ecc..ecc… aveva uno ed un solo scopo:
    fare un po’ di propaganda mediatica ai buonisti occidentali, che gira gira sono della stessa risma di coloro che hanno impiantato il casino in Medioriente, cioè le lobby finanziarie del globalismo mondiale, gli ideatori delle “primavere arabe” e dei diritti folli per tutti qua in Occidente.
    Quelli che pensavano di cavalcare l’islamismo jihadista parallelamente ai loro fini affaristici, e hanno finito per essere sbranati dallo stesso jihadismo.
    E questa corrente di pensiero è perfettamente incarnata dal sinistrismo obamiano.
    In due anni di guerra jihadista mediorientale e africana, ho capito che l’unica cosa che può bring back our girls, sono le armi.
    La libertà e l’incolumità vanno difese.
    Chi non ha armi per difendersi, diventerà schiavo, e senza alcuna alternativa.
    Il resto son tutte chiacchiere fumose, che alla luce dei fatti svaniscono nel nulla.
    Mi dispiace, ma questa è la quintessenza del mio pensiero alla luce degli avvenimenti di questi tempi.

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