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“‘Una storia orribile’. Segnalata in Canada una fossa comune di bambini indigeni”. Con questo titolo potente nel maggio del 2021 il New York Times innescava un’estate tremenda per il paese di Justin Trudeau: «Una comunità indigena sostiene di avere trovato le prove del fatto che 215 bambini furono sepolti nel terreno di una scuola della British Columbia, una delle tante create in Canada per assimilarli con la forza». Dal sito di Kamloops esplodeva così il caso delle “scuole residenziali”. Istituite alla fine del XIX secolo per educare i bambini Inuit e First Nation al fine di integrarli nella società canadese, e amministrate per lo più dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa anglicana e dalla Chiesa unita del Canada, erano già finite sotto accusa per abusi e maltrattamenti subiti dai bambini nativi, ma prima non erano mai state denunciate uccisioni di massa.
Nell’estate e autunno 2021 si passa dalla narrazione di un «genocidio culturale» a quella di un «genocidio infantile».
Esattamente ...
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