Charlie Hebdo e la libertà d’espressione a geometria variabile della «sinistra del risentimento»

Di Mauro Zanon
27 Gennaio 2015
Non c’è bisogno di spingersi nelle banlieue per scoprire che la Francia è a pezzi. Le accuse di Michel Onfray alla sinistra perbenista che da sempre scomunica «chi non osserva il suo catechismo»

Al beau monde parigino, sponda goscista, piacciono poco gli insubordinati, gli indomiti, gli intellò disobbedienti, quelli che sono animati per natura da un spirito di scissione, da un’avversione intima per le indignazioni modaiole, o più semplicemente dall’urgenza fisiologica di dire la verità, soprattutto se scomoda. Come Delfeil de Ton, appunto, nome d’arte di Henri Roussel, vignettista di lungo scorso nonché uno dei fondatori storici di Charlie Hebdo (quando si chiamava ancora Hara-Kiri), che mercoledì scorso, dalle pagine del settimanale L’Obs, ha per primo scardinato il coro unanime che ha difeso e difende la linea della provocazione ad ogni costo dettata dal giornale satirico. Lo ha fatto attaccando frontalmente Charb, Stéphane Charbonnier, l’ex direttore di Charlie Hebdo, tra le vittime dell’attentato del 7 gennaio: «Un ragazzo brillante», ha scritto de Ton, ma un «testardo», che con la pubblicazione a oltranza di copertine incendiarie e aizzatrici su Maometto ha «trascinato tutta la redazione» alla morte. Parole che hanno fatto trasalire il sistema politico-mediatico – su tutti, l’avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka, il quale, secondo Le Figaro, avrebbe financo inviato un sms al veleno a Matthieu Pigasse, uno degli azionisti di maggioranza dell’Obs, per esprimere tutta la sua rabbia e chiedere spiegazioni circa la pubblicazione di un articolo «polemico e malevolo» come quello di de Ton –, ma che hanno trovato d’accordo il celebre filosofo e saggista francese Michel Onfray. «Dovremmo ascoltarlo invece di criticarlo, perché ciò che dice è terribilmente giusto», dice a Tempi Onfray, prima di invitarci a meditare su quanto già detto da Wolinski, il più celebre dei vignettisti assassinati dai fratelli Kouachi, il quale, alla stregua di de Ton, aveva messo in guardia dall’overdose di provocazione verso i musulmani voluta da Charb: «Credo che siamo degli incoscienti e degli imbecilli che corriamo un rischio inutile. Tutto qui», affermò Wolinski in seguito alla pubblicazione, nel novembre del 2011, del celebre numero “Charia Hebdo”. «Ci si crede invulnerabili. Per anni, decine di anni, provochiamo, e poi un giorno la provocazione si ritorce contro di noi. Non bisognava farlo».

Intellettuale inviso alla Parigi bene
Un tempo idolatrato dalla gauche per le sue posizioni libertarie e ateiste (il suo Trattato di ateologia fece strage di cuori tra i progressisti quando uscì nelle librerie nel 2005), Onfray è da due anni a questa parte un ospite indigesto nei salotti del Tout-Paris, lì dove troneggiano i trotzkisti chic alla Edwy Plenel, patron del sito d’informazione Mediapart, e i moralisti à la page come Laurent Joffrin, direttore di Libération, quotidiano di riferimento della sinistra mondialista. Entrambi, nei loro rispettivi giornali, hanno esaltato la grande marcia repubblicana dell’11 gennaio «in nome della libertà d’espressione», parlando di «sussulto cittadino» (Plenel) o addirittura della «più grande manifestazione dai tempi della Liberazione» (Joffrin), eppure poche settimane orsono erano in prima fila a criticare il troppo spazio pubblico concesso al giornalista de Le Figaro e autore de Le suicide français Eric Zemmour – Plenel, su Mediapart, ne ha denunciato «l’ideologia assassina», mentre su Libé, la scorsa settimana, è apparso un articolo nel quale è scritto che «gli attentati hanno la brutta faccia di Renaud Camus, Eric Zemmour e Marine Le Pen».

«Si chiama libertà d’espressione a geometria variabile ed è la loro specialità», dice a Tempi Onfray, fautore di una «sinistra dionisiaca», edonista, che si oppone a quella che definisce come la «sinistra del risentimento», la «sinistra di Robespierre», «che non abbraccia i valori che si richiamano alla vita, i valori positivi, ma pende piuttosto per i valori negativi», «che non si richiama tanto alla fratellanza, alla solidarietà, alla felicità del più grande numero possibile di cittadini, ma preferisce sbattere i ricchi in galera, metterli alla gogna, nei campi di concentramento o di rieducazione». Spiega Onfray: «Quella di Plenel e Joffrin è la litania ufficiale, ma non corrisponde alla realtà. Ho constatato sulla mia pelle il doppio discorso tenuto da queste persone che straparlano di libertà d’espressione, al momento dell’uscita del mio libro sulla psicanalisi freudiana (Il crepuscolo di un idolo. L’affabulazione freudiana, uscito nel 2010, all’interno del quale Onfray attacca aspramente il fondatore della psicanalisi, denunciando il carattere dogmatico di quella che è invece una filosofia discutibile, ndr): cacciato da France Inter dall’ex direttore di Charlie Hebdo (Philippe Val, ndr), infangato dai giornali diretti da Plenel e Joffrin e insultato dalla totalità della stampa benpensante, mi sono reso conto che la libertà d’espressione era accettabile sono in caso di ripetizione del loro catechismo. Non oltre».

L’ideologia tra i banchi
Tra i critici più acerrimi figurava il filosofo Bernard-Henri Lévy, che Onfray non esitò a ribattezzare in maniera pungente «Gran Timoniere di Saint-Germain-des-Prés», e la storica e psicanalista Elisabeth Roudinesco, personalità di grido dell’intellighenzia parigina e di quella gauche che lo ha scomunicato per le sue posizioni nette contro l’insegnamento della teoria del gender nelle scuole, «perché gli allievi non sanno nemmeno leggere, scrivere, contare e pensare», e soprattutto sull’islam che considera «incompatibile con le leggi della République». Il matrimonio tra Onfray e la gauche benpensante andò in frantumi nel 2010, quando il filosofo dichiarò a una trasmissione radiofonica che l’«islam non è una religione di pace, di tolleranza di amore. (…) Se si legge il Corano, la vita del profeta o gli hadith, ci si rende conto di essere di fronte a una logica misogina e fallocrate».

A dimostrazione di quella che chiama «libertà d’espressione a geometria variabile», Onfray evoca quanto successo domenica scorsa nella capitale parigina. Ossia l’interdizione, da una parte, della manifestazione anti-islamismo organizzata dall’associazione sovranista e repubblicana Riposte laïque, per presunte “ragioni di ordine pubblico”, e l’autorizzazione, dall’altra, concessa a un gruppo di autoproclamati “antifascisti” e paladini della “lotta contro l’islamofobia”, durante la quale risuonavano gli “Allahu Akbar” di fronte a una polizia impassibile. Ma il vero problema, spiega il filosofo, è nelle banlieue, in quelle scuole dove i “Je ne suis pas Charlie” e le giustificazioni degli attentati da parte degli alunni musulmani hanno surclassato i tentativi di dialogo e di rappacificazione tra comunità avanzati dagli educatori: «La mancata condanna degli attentati da parte di questi giovani simboleggia il “ritorno del represso”», sottolinea Onfray. «Lo storico ed esperto di islam Benjamin Stora e il filosofo e accademico Alain Finkielkraut hanno constatato che la folla della marcia repubblicana “era tutt’altro che variegata”. Le Clézio ha raccontato su Le Monde che un bambino di colore guardava il corteo. Il premio Nobel se ne rallegra, ma ci dice, senza rendersi conto del significato, che questo bambino era affacciato dal balcone, ovvero non per strada con i suoi genitori… La Francia non è unita. Il rifiuto del minuto di silenzio nelle scuole ne è la prova provata».

E qui Onfray ci ferma, per assestare un duro colpo al governo socialista e alle sue sterili battaglie egualitariste, concentrate nell’introduzione surrettizia dell’insegnamento della teoria del gender fin dalla tenera età: «Un mese fa, la preoccupazione del ministro dell’Educazione nazionale era quella di insegnare la teoria del gender nelle scuole, distribuendo bambole ai bambini e camioncini in miniatura alle bambine, o di abolire i voti… Come potranno questi bambini essere un domani all’altezza delle situazioni con cui dovranno confrontarsi? La sinistra è impazzita. Ha governato vent’anni nell’ultimo quarto di secolo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: ha ucciso la scuola repubblicana e ha prodotto delle persone che della République e i suoi valori se ne fregano bellamente». 

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15 commenti

  1. Alessandro92

    Aggiungo per gli appassionati di geopolitica una nota interessante. Ricorderete che qualche giorno fa in Cecenia l’alleato di Putin, Kadirov, ha portato in piazza circa un milione di persone a manifestare contro il vilipendio del Profeta, lanciandosi peraltro in proclami minacciosi e guerreschi. Secondo voi quale era lo scopo di quella protesta oceanica? Per me ha 2 significati ben precisi:
    -mostrare che i musulmani europei non sono soli
    -è innegabile che dietro le manifestazioni c’era l’assenso di Putin. La Russia, con il dente avvelenato per l’atteggiamento europeo in Ucraina ecc, ha voluto così prendere le distanze da ciò che sta succedendo in Europa. La Russia non si accoderà al coro islamofobo che strilla con voce sempre più forte in tutta Europa, i musulmani sanno ora che possono contare su una grande potenza europea.
    Ma attenzione perché da Washington arrivano lo stesso messaggio: nell’offrire appoggio alla Francia Obama non ha resistito a ergersi, come già fatto in passato, a paladino dei musulmani, polemizzando riguardo al trattamento dei musulmani francesi rispetto a quelli americani. Nemmeno la Casa Bianca vuole farsi arruolare in questo scontro frontale con l’Islam, anzi contende alla Russia la difesa dei musulmani in Europa dalle possibili discriminazioni future.
    Chi chiaramente si è offerto di appoggiare è stato Netanyahu ospite mal tollerato dai francesi. Nonostante gli sgarbi diplomatici subiti, Israele era lì a offrire il suo sostegno anche per rompere l’isolamento in cui è precipitato.
    I predicatori della crociata anti-islamica beh si fanno sempre più sentire in tutta Europa, sanno ora come sono gli schieramenti e chi potranno arruolare o meno nel loro ragnarök. Comunque alla fine l’Islam non si scontrerà con l’Europa cristiana ma con l’Europa laica, libertina e “aterola”.

    1. ochalan

      Islam e Putin? Un po tirata per i capelli.

    2. Raider

      Alessandro2, colgo nel suo post qui sopra quello che mi sembra un dire e non dire: facciamo a capirci. Lei ritiene che l’Islam in fase di espansione planetaria non trovi chi è disposto a affrontarlo nelle sue dimensioni jihadiste e migrazioniste: nè americani, nè russi, né tantomeno europei: quindi, tutto risolto, tutto okay? L’islam cattivo, che espelle o riduce a fossili sottovetro come in un museo di storia naturale le minoranze non islamiche nell’islamistan; e quello buono, che si avvia a predominare da noi, dicendoci di che, di chi e come possiamo ridere, entro quali limiti fisici e giurisdizionali si esercita l’autorità dei nostri sistemi di legge, fino a che punto possiamo permetterci di avere contrasti di interesse di qualche genere con i Paesi islamici, hanno già deciso per noi? Che il – falso – problema sarebbe quello rappresentato dal “coro islamofobo” che sente lei, a meno di non considerare già, nel clima di islamizzazione di fatto già operante enlle nostre società, come fosse un coro alcune voci isolate? Che, poi, è bello come lei conclude il suo post: “l’Islam non si scontrerà con l’Europa cristiana”, tranquilla, gente del Libro che sei già dhimmizzata a casa tua e lo sai; lo scontro sarà – è – con “l’Europa laica, libertina e atea”: prospettiva esaltante, vorrei capire, per lei.
      Non so come andranno davvero, ma se fosse come lei prospetta, una cosa posso darle per certissima: almeno un cristiano che si batterà dalla parte di laici, libertini e atei contro l’Islam che va allo scontro, in Europa, c’è.

      1. Alessandro92

        Buona sera signor Raider. Come lei ben saprà nel mondo ci sono un miliardo e seicento milioni di musulmani ora non c’è tanta gente che si è messa in testa di dichiarare guerra a una religione. Nessun governo sensato né gli Usa, né la Russia men che meno qualche governo europeo si incamminerebbe sul sentiero di guerra contro un mondo tanto vasto… ciò non toglie che certi elementi radicali islamofobi qui da noi o all’estero stiano spuntando come funghi ora se le cose dovessero seguire il loro corso e questi movimenti dovessero riuscire a conquistare il potere in Europa (dove le possibilità mi sembrano più alte-vedi Pegida, Fronte Nazionale ecc) si andrebbe verso uno scontro aperto con le minoranze islamiche che vivono qui. Ho voluto sottolineare certe prese di posizione recenti da parte della Casa Bianca o del Cremlino che sembrano mettere in guardia da certe derive anti-islamiche.
        Poi lei mi sembra accomuni l’intero Islam ai movimenti salafiti, mescolando fenomeni diversi come l’immigrazione e lo Stato Islamico immaginando che tutti i musulmani marcino compatti sotto le bandiere nere del jihad… non so cosa intenda con “dhimmizzato” io ripeto quello scritto poc’anzi: i musulmani sono qui tra noi e molti sono anche cittadini del nostro paese per cui hanno diritto di ottenere il rispetto della loro religione come devono rispettare la fede altrui. Io personalmente non intendo arruolarmi al fianco di femen & simili in una ipotetica lotta contro i musulmani perché sono più i fattori che mi dividono dal loro pensiero che mi uniscono… e credo come denuncia spesso tempi che gli appelli alla libertà di espressione siano spesso usati in modo strumentale da quel mondo politico.

        1. Raider

          Alessandro92, lei salta subito alle conclusioni, senza nemmeno accertarsi che tipo di guerra vuole fare dichiarare a me. Mentre, per coonto mio, non si tratta di fare la guerra che, invece, la torcida catto-islamica che alligna anche qui chiede a ogni piè sospinto contro quella che è la “triade” a scalare fino diade e a ritroso, monade diabolica che, in tutte le sue configurazioni numerologiche, vede sempre Israele come nemico dell’umanità, pensi un po’ lei oggi che celebriamo la Shoah. Sembra che dire NO all’immigrazione e allo jus soli, per es., equivalga a una dichiarazione di guerra: che è già tutto dire del genere di guerra che ci stanno facendo. E siccome tanta gente si appella a un “destino” scritto, in effetti, nelle deliberazioni di enti sovranazionali che ci stanno espropriando della nostra sovranità, sarà perlomeno il caso di ricordare qualcosa che ha a che fare con la nostra progressiva perdita di libertà.
          Lei, Alessandro92, teme semplicemente che la volontà di qualche maggioranza possa esprimersi come ai milioni di islamici che sono dati fatti giungere appositamente in Europa non piaccia. E quindi? Non la pare che questo costituisca già una minaccia in atto e di fatto rispetto alla nostra libertò di decidere come ci pare? Lei si sente di escludere che, poniamo, un qualche confilitto fra noi e uno o più Paesi arabi o islamici vedrebbe scatenarsi l’inferno da noi? Io, no. Poi, mi dirà dei moderati islamici e ci metteremo a contarli se bastano a scongiurare la guerra o a fermare l’immigrazione.
          Chi è in fuga, costretto a nascondersi, sotto protezione della polizia 24 h. su 24, cambiando in continuazione domicilio e nome di copertura? Robert Redeker, Robert Spencer, Ayaan Hirsi Ali, Magdi Cristiano Allam, Kurt Westergaard, ecc… Perchè? Chi per una vignetta, chi per un’opinione. Lei crede che la cosa sia un fatto personale fra loro e qualche islamico? Io no, perché quello che hanno scritto, detto, disegnato lo penso anch’io e vorrei conservare la libertà di pensarlo e di dirlo. E se quello che dico io si mettessero a dirlo i tanti, tantisssimi, le asscuro, che la pensano come me – e come ai politici e non solo a loro e a lei, dispiace -, lei Alessandro92, vedrebbe se gli islamici non farebbero fuoco e fiamme. come già fanno, del resto, nell’Islamistan e in Eurabia.
          Pegida? Il leader si è dimesso. Perché? Perché gli islamici lo hanno minacciato fino a casa, lui e la sua famiglia: e la polizia, invece di difenderlo e di difendere la sua libertà di esprimersi pubblicamente contro l’immigarzione, gli ha fatto pervenire le denunce della magistratura.
          Non le chiedo cosa pensa lei di questo, perché lei sembra accettare la logica del fatto compiuto, cioè della forza, che è anche dei numeri: e chi ha consentito che si arrivasse al punto che gli italiani e gli europei, che si vedono spogliati della sovranità popolare e ridotta la loro libertà di opinione, vuole andare avanti, avanti ancora, ché c’è posto, finchè, nel volgere di qualche generazione, gli italiani e gli europei diventeranno una minoranza insignificante e più che altro, un sorta di residuo folkloristico del passato in una UE popolata da immigrati e meticciata, come ha dichiarato Sarkozy, con le buone o con le cattive (cerchi i video su Youtube).
          Lei non si fa arruolare? E il ‘temibilissimo’ esercito anti-islamico sarebbe quello delle Femen? Va bene, lei è liberissimo di scegliersi le Femen come simbolo dell’Europa che non si vuole arrendere al “destino manifesto”: io ne ho in mente altri. Ma lei, che non sa che signficihi dhimmitudine malgrado le cose che le ho fatto notare siano note anche a lei, è libero di decidere a quale destino di dhimmitudione rimettere la sua libertà. Liberissimo. Lei.
          Quanto agli altri, la cosa non la riguarda: se la vedranno nello scontro con l’Islam. E peggio per loro. Per quanto rigiuarda me, io, gliel’ho detto e glielo ripeto: starò dalla parte di chi non si arrende.
          NO ALL’ISLAMIZZAZIONE DELL’OCCIDENTE!

          1. Menelik

            Raider, non sei solo.
            Non ci arrenderemo MAI.
            Io crepo, ma qui, nella mia PATRIA ITALIANA.
            Come il cinghiale di Grazia Deledda:
            quando nasce vede il bianco del cielo, il rosso del sangue di sua mamma ed il verde dell’erba.
            Dopo le vicissitudini, gli sparano e le ultime cose che vede prima di morire sono il bianco del cielo, il rosso del suo sangue ed il verde dell’erba.

          2. Raider

            Grazie, Menelik. La tua solidarietà mi è tanto più cara perché vi ritrovo la mia stessa coerenza, pur provenendo da sponde politiche opposte: io ho votato e difeso per venti anni – pagando a prezzo di amicizie e anche, se vuoi saperlo, sul piano del lavoro – un innominabvile B. che ha “scaricato”, nel corso di una cena arcorina, programmi e elettori suoi e del suo partito – e il bello è che lo ha fatto per compiacere quella fraschetta della Pascale! Che aveva portato a cena non qualche rappresentanza di imprenditori, operai, impiegati, disoccupati, padri e madri di famiglia, i nostri figli abbandonati in favore degli immigrati fatti giungere qui senza limiti né controlli: no, ha portato, per discutere di diritti e di famiglia, Vladimir Luxuria! E B. se l’hì fatta addosso dalla contentezza di dire sì a nozze e adozioni gay e allo jus soli! Io ci ho messo meno di mezzo secondo di troppo per cancellare B. dall’elenco degli uomini politici responsabili e coerenti almeno con se stessi e con gli impegni assunti di fronte al proprio elettorato. Non c’è sorte peggiore, diciamo in Sicilia, di chi è morto nel cuore di un altro. Per me, è come se B. non fosse mai esistito.
            Tu, Menleik, hai fatto lo stesso con un Pd che non ha altra strada, per difendere un’identità ideologica europeista, che puntare su gay e immigrati. Che rimane, partitcamente parlando? I Cinque Stelle, senza un progranmma di cose da fare né valori condivisi, fanno un po’ di qua e un po’ di là e si dividono e azzannano dalla mattina alla sera: a conti fatti, la Lega è l’unica forza che ha mantenuto con coerenza le sue posizioni sui “temi etici”, sull’immigrazione e sull’euro.
            Pensa, Menelik, che c’è gente che scrive qui per dire che Pegida e le Femen sono le forze oscure da cui prendere le distanze in fatto di lotta all’islamizzazione dell’Europa. Ti risulta che le Femen abbiano mai fatto sul serio con l’Islam, contro la concezione islamica della donna e la libertà di opinione tipicamente islamica? Ti risulta che le Femen siano mai state minacciate per qualche tetta al vento o cartellone in caratteri di cui non capiscono nulla? Le minacce sono giunte a altri. E non solo a quelli che tutti sappiamo.
            Pegida ha fatto mai altro che manifestare in piazza, come le Sentinelle in Piedi, il proprio diritto a dire NO all’immigrazione? In effetti, si sono limittati a questo. E che è successo? Che I leader e sostenitori di Pegida sono stati intimiditi, perseguiti e zittiti. E quelli che protestano per gli attacchi alla Sentinelle In Piedi che dicono? Niente. Tutti zitti e contenti. Del resto, sono gli stessi per cui Charlie Hebdo “se l”è cercata”: che è quanto gli anti-cristiani dicono dei cristiani massacrti per la loro fede dagli silamici: se la sono voluta! A questi signori e fior di cristiani che tacciono o ripetono quello che non gli piace gli sia detto, visto che non hanno niente dadire, qualcosa potremo dire noi: una, almeno una sola cosa: vigliacchi!

          3. Alessandro92

            Ho notato che spesso quando parla di musulmani tralascia il dettaglio che molti di questi non sono affatto immigrati ma cittadini a pieno titolo ma comunque che ne facciamo di questi 20 milioni di musulmani che vivono in Occidente? Gli rendiamo la vita impossibile per cui in base al motto “chi la dura la vince” o se ne vanno loro o cè ne andiamo noi?
            Comunque mi viene da chiederle è proprio convinto che non possiamo vivere insieme magari rispettandoci l’un l’altro? È ovvio che certi elementi non sono adatti a vivere qui perché ci odiano e disprezzano, nessuno avrebbe dovuto lasciarlo venire qui a seminare la loro malignità. Perché un conto è un’osservazione critica in uno scambio di vedute basate sulla stima reciproca, come stiamo facendo noi adesso, ben altro l’odio sprezzante verso un nemico. Ma sappiamo benissimo entrambi che personaggi destinati a marcire nelle prigioni di qualche paese arabo per via della loro pericolosità sociale, hanno trovato rifugio in Occidente, coccolati in mala o buna fede scelga lei, e liberi di trascinare nella rovina dell’estremismo giovani inglesi, francesi, tedeschi, figli d’immigrati o di autoctoni. Liberi di rilasciare intervista anche a emittenti straniere, accreditati come imam senza aver la minima autorità per parlare d’islam, e di intrattenere il grande pubblico con le loro minacce di morte. Liberi di inscenare paradossali proteste di piazza dove straparlano di jihad e vendetta contro gli infedeli!
            Chi ha consentito tutto ciò? Sono responsabili i musulmani del loro scorrazzare per le città europee magari sotto scorta perché “perseguitati politici” nel loro paese?Importa a qualcuno se i musulmani prendono le distanze a volte a costo della vita da questi elementi? Se scendono in piazza contro il sedicente Stato Islamico? Se vivono una vita come tutti gli altri con i loro alti e bassi? No perché si vuol ficcare nella testa delle persone una certa immagine (o stereotipo?) d’islamico: un buzzurro ignorante sceso da aridi deserti dove era impegnato sgozzare capre e picchiare mogli per combattere per rispondere alla chiamata del jihad, “islamizzare” il povero Occidente e rimediare un buon bottino in welfare e qualche concubina occidentale! Ma ci rendiamo conto? Certo che esistono persone del genere da quelle parti ma questa immagine le sembra faccia giustizia dei musulmani? No perché la realtà è ringraziando Iddio molto più variegata è accanto per ogni invasato delle guerra santa ci sono mille brave persone che tendono ai loro affari e rispettano la legge.
            Chi minaccia gli altri e fa casino nelle nostre città appartiene a tre categorie:
            -Gli estremisti islamici
            -i delinquenti comuni che non si vuole sbattere al fresco
            -giovani incoscenti di cui il Cristo direbbe “perdonali perché non sanno quello che fanno”!
            Il resto dei musulmani ne ha le scatole piene quanto lei di questa gente
            Per quanto riguarda il leader di Pegida si è dimesso ed è sotto indagine per un autoscatto (selfie) in cui copiava la pettinatura e i baffetti di Hitler.

          4. Raider

            Lei, Alessandro92, ha “notato che…” io tralascio, rispetto alla marea di cose che traòascia lei, cose che potrebbe notare da solo e che le sono state fatte notare da me: la ringrazio per l’attenzione, ma io voglio farle notare sia quello che lei nota, sia quello che lei non nota.
            Comincio dal leader di Pegida perché è un caso sintomastico del modo in cui lei affronta un problema che, però, lei non si pone o meglio, per lei non esiste neppure: lasciamo perdere se la notizia che per lei è buona è vera o no, ma, secondo lei, si può mettere sotto inchiesta un qualunque cittadino per un autoscatto? Ci sono foto-montaggi peggio che imbarazzanti di pubblici e privati citadini: lei sa dire quante volte si è interveneuti così tempestivamente, a parte le diffamazioni non selfistiche o non fotografiche, per difendere la reputazione di chiunque, piuttosto che la pericolosità sociale di uno che – sempre che le cose stiano davvero così – prendeva in giro se stesso, si screditava da solo o si prendeva gioco del modo in cui è descritto dai media? Lei è sicuro che quell’autoscatto sia tale e non un foto-montaggio fatto circolare apposta o piazzato nella pagina FB o del telefonino dell’ex leader di Pegida? O che questi non l’abbia fatto a titolo, appunto, di autosfottò o per prevenire chi lo descrive in questi termini? Certo è che questa è una intimidazione della polizia e della magistratura tedesca – quella che arresta un padre di famiglia che non vuole la propria figlia partecipi ai corsi sul gender – nei confronti, tramite la messa in stato d’accusa leader, di un intero movimento di protesta legittimo, ma – guarda caso: come sempre, vedi il caso da me riferito dell’ex leader del British National Party Nick Griffin, anti-immigrazionista sbattuto per due anni in galera per reati di opionioni, per giunta, costruiti dalla polizia col concorso di infiltrati – in contrasto con le imposizioni Ue e del politicamente corretto in materia di immigrazione. Il leader di Pegida è stato peggio che messo sotto inchiesta o sfigurato dai media tedeschi: si sa, no?, che appena vai controcorrente rispetto al mainstream, sei finito.
            Tutto questo, in fatto di libertà, dovrebbe preoccuparla, perlomeno, quanto altre cose: ma vedo che non è così: e del resto, non è il solo, ci sono tanti che si dilettano a dare prove di coraggio e lucidità dando addosso a Charlie Hebdo col paragonare la reazione musulmana, in Francia e in Niger, ultimamente, a quella di Cristo contro i mercanti nel tempio: e i morti di CH diventano quelli che mercanteggia in chisa, invece che gente uccisa sul proprio posto di lavoro e con tutti i teologi, vescovi e sacerdoti che fanno del Cristianesimo una farsa peggio di qualunque vignettista alla CH.
            Lasciamo perdere, per un attimo, gli immigrati giunti qua per i “viaggi della speranza”, in misura, modalità e con autorizzazione e incoraggiamento delle nostre autorità, su cui torneremo dopo: ma quelli che arrivano perché nel loro Paese c’è la guerra le risulta che, finita la guera, siano tornati a casa loro, con quello che ci sarebbe da fare – e guadagnare, anche – con la ricostruzione? Dove c’è una dittatura, le pare che, una volta rimesse le cose a psoto, non dico in maniera perfetta, che in certi posti la democrazia è una stravagante usanza occidentale, le pare che i profughi se ne siano tornati felici e contenti dove sono venuti? Oppure: quando hanno messo da parte un po’ di soldi, si è assistito a un imponente contro-esodo verso le terre d’origine? No. Mai. Neanche per idea. Quindi, se, guerra, dittature, miseria e fame o no, decidono di immigrare tutti quanti sono, non possiamo dire di no a nessuno: e c’è chi teorizza, come i no-global e il loro maestro Toni Negri, che il desiderio – in questo come in altri casi – è fonte di diritto. Lei sa quanti sono gli africani – parliamo solo di loro perché disponiamo di
            stime attendibili – che, secondo rilevazioni O.N.U., vorrebbero venire a stabilirsi qua, in Occidente? Circa 650 milioni di persone. E dopo che ci hanno messo in testa e ci hanno convinto o indotto a non figliare e a accarezzare la prospettiva della decrescita felice e contenta, ora, ci vanno dicendo che l’Europa ha bisogno di, vuole sapere quanti, secondo organismi Ue e onusiani di cui sono fatti portavoce, in Italia, Emma Bonino e la Boldrini, donna di fiducia di quelli che l’hanno messa a sedere sulla terza poltrona più alta della Repubblica, quando nessuno sapeva chi era? Si parla di 159 milioni di immigrati: chi dice entro il 2030, chi entro il 2050. Che ne dice, lei, che gliene pare, che autorizza a pensare di tutto questo, Alessandro92?
            Non mi dilungo su tutto il resto, ma se ne può parlare. Per es., perché dovremmo essere contenti di vedere l’Italia trasformata, entro o prima del 2050 più di quanto non sia già adesso, in una terra di nessuno piena zeppa di minareti, di gente col niqab, di africani come a Mogadiscio o a Accra; perché io dovrei essere contento quanto lo sembra lei di vedere il mio Paese meticciarsi, di scuole in cui si insegna il rispetto dell’altro tramite la critica a senso e Pensiero Unico di tutto ciò che è occidentale? Con giornali, manuali scolastici, film, tramissioni televisive che devono fare passare, in maniera evidente, sistematica e massiccia, i messaggi cari al Pensiero Unico e nelle modalità del politicamente corretto?
            Ieri, la Regione Lombardia ha votato per restrizioni alla costruzione di nuove moschee. Ne sono felice. E spero che si possa fare, nonostante Crocetta e il vescovo di Agrigento, anche da noi, in Sicilia. In attesa di ripristinare la sovranità territoriale, monetaria e politica del mio Paese.

          5. Raider

            Ho risposto a Alessandro92, spero gli sarà dato modo di sapere di sapere come, grazie.

        2. Raider

          Prego la redazoone di sbloccare la risposta a Alesanro92. Grazie.

  2. Alessandro92

    La Francia è in crisi come stato nazionale anche perché vive nel passo ostinandosi a voler offrire un’immagine di sé già superata dalla dura realtà dei fatti. Una quota della sua popolazione valutabile attorno al 10% è musulmana e per lo più originaria del Maghreb: guardate un po’ che succede quando gioca l’Algeria in Francia! Questo cambiamento nella composizione etnica del paese provoca dei conflitti perché i nuovi citoyen non si riconoscono nei valori dell'”ancien régime” per cui i suoi guardiani si radicalizzano nelle loro posizioni rifiutando un compromesso. Più la società si polarizza più alto diventa il rischio di guerra civile che in questo caso significa guerra tra etnie diverse.
    È evidente che la risposta della gauche parisienne non è la soluzione al problema. I musulmani non sono stranieri in Francia ma cittadini per cui non potranno essere espulsi tanto facilmente (verso dove poi? Molti sono presenti da generazioni lì) a meno di uno stravolgimento nella fisionomia del sistema giuridico e politico non solo francese ma europeo. Si può privare qualcuno della cittadinanza per le sue idee politiche? Perché rifiuta di assimilarsi al credo laico di cui i compagni si sono ora auto-proclamati tutori?
    Bastava che costoro avessero letto ciò che diceva molto candidamente De Gaulle a proposito di una Francia con una popolazione islamica. Ora è tardi per certi proclami, alla Francia restano due scelte: o si raggiunge un compromesso con i musulmani su certe questioni o ci si deve preparare allo scontro diretto. Pensare di reprimere il dissenso perseguitando chi rifiuta di scendere in strada con il cartello “sono Charlie Hebdo” è solo una soluzione temporanea che congela i problemi in attesa che esplodino su altre questioni.

    1. Raider

      Ognuno si sceglie i nemici che preferisce, il fatto è che i nemici che preferiscono noi non ci danno scelta, siano radical.nichilisti che islamisti o semplici islamici che fanno dell’occidente terra di conquista. Onfray non mette bombe, non ha la demografia dalla sua, è prevenuto in modo puerile e puerlimente aggressivo contro il Cristianesimo: lo sappiamo. Quellom che, ora, scopre pure lui è che, a esporsi dicendo dell’Islam la decioma parte di quello che gli scappa contro il Cristianesimo, si trova contro i suoi compagni di rutti e ruggiti monodirezionali: sentire sulla propria pelle il soffio di morte civile – tanto per comnciare – che apre la strada a quella fisica, trattandosi di Islam, non lo farà rionsavire, magari: ma dimostra non solo la viltà e complicità della Sinistra di tutto il mondo, ma anche l’ipocrisia di tutti i fautori del dialogo e del multiculturalismo, che non vogliono vedere quello che gli fa paura: che siamo meno liberi e già nella mani di un’immigrazione che è “moderata” quanto e finché le serve.
      Vorrei, nell’occasione, senza trascurare il significato della strage nella sede di CH come attacco alla libertà espressione occidentale, qualche altro attentato che, per la gioia dei filo-islamisti, è stato mess in atto dagli islalmisti ben prima – sottolineo – ben prima dell’11 settemebre 2001 e della Prima Guerra dell’Iraq:

      – 3 febbraio 1986: il G.I.A. (Gruppo Islamico Armato) fa esplodere una bomba agli Champs Elisées; tre ore dopo, una seconda bomba è disinnesxtata la terzo piano della Tour Eiffee;
      – 20 marzo 1986: una bomba fatta esplodere dal G.I.A. al Point Show, sempre a Parigi, provoca due morti e 29 feriti;
      25 luglio 1995: in un attentato di gruppi islamisti alla Metropolitana di Parigi muoiono sette persone e altre 117 rimangono ferite.

      Questo, per restare a Parigi e alla Francia. Onfray si accorge solo ora del rischio cui siamo esposti
      a meno di non rinunciare alle libertà che l’Islam non ha mai avuto per poterle concedere ai dhimmi, è una cosa; fanno peggio, molto peggio di lui coloro che, per timore delle reazioni islamiche qua da noi, fanno finta che nulla sia mai accaduto: e che, anzi, per seminare sospetti, complotti e appelli al jihad contro l’Occidente – che potrebbero essere sottoscritti dai jihadisti – attribuiscono all’Occidente tutto questo.

  3. angelo

    dagli ancora qualche annetto per riflettere. poi verrà a bussare ai conventi per scappare dagli islamici, come avveniva nel medioevo, tanto deprecato e diffamato.

  4. Cisco

    Se anche uno come Onfray arriva a capire che la gauche caviar tutta gender e ghigliottina e’ il cancro planetario da estirpare – forse ancor prima dell’islamismo – non si può che rallegrarsene. Tuttavia lo stesso Onfray dovrebbe spiegarci su cosa vorrebbe fondare i valori della Republique, dato che per ricercare la felicità bisogna sapere cosa sia, la felicità.

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