
Champions al via. Ecco quanto rende ai club, milione per milione
Maicosuel, quanto ci sei costato. Se lo staranno chiedendo ancora i tifosi dell’Udinese, dopo che il goffo cucchiaio dell’attaccante brasiliano ha escluso la squadra friulana dalla prossima Champions League, relegandola in Coppa Uefa. Quella retrocessione in termini economici pesa oro, specie se si guarda i benefici destinati ai club che partecipano alla 20esima edizione della coppa con le orecchie, al via oggi. C’è un dato che parla chiaro, e mette a confronto gli introiti di un anno fa: gli 8 milioni e 200mila euro raccolti dalla Dinamo Zagabria, squadra che nella scorsa Coppa Campioni ha sempre perso incassando la bellezza di 22 reti in 6 partite, distano poco dai 10 e 500mila dell’Atletico Madrid, vincitore dell’Europa League dopo un lungo cammino tra partite del girone e match ad eliminazione diretta (ma gli spagnoli sono una mosca bianca nel monte benefici della Coppa Uefa, dove chi è uscito ai gironi non è riuscito ad andare oltre i 2 milioni di euro).
IMPERO CHAMPIONS. La Coppa più amata d’Europa compie 20 anni: due decenni sono passati da quando la Uefa ha deciso di mandare in soffitta la vecchia formula, dove erano ammessi solo club vincitori dei campionati europei ad affrontarsi in partite da “dentro o fuori”. Ora a giocarsi la coppa con le orecchie ci vanno fino a quattro squadre per nazione, a incrociarsi in 8 gironi. I match sono cresciuti di numero e di qualità, perché è vero che nel raggruppamento ti può capitare la matricola Nordsjaelland, ma puoi anche essere sfortunato e trovarti insieme quattro campioni in carica in patria come Real, Man City, Ajax e Borussia. È un vero spettacolo, e come ogni show di successo ha il suo rendimento economico. Enorme, specie se sei fortunato e riesci ad arrivare in fondo: poco meno di 60 milioni, per esempio, ha tirato su in tutto il Chelsea campione d’Europa. Cifra con cui i Blues hanno potuto coprire i tre grandi colpi di mercato portati in casa durante l’estate: Hazard, Marin e Azpilicueta.
VITTORIE E MILIONI. L’amarezza della finale persa ai rigori è valsa ai vice-campioni del Bayern “solo” 41 milioni e 730mila euro, poco più degli introiti delle due semifinaliste Barcellona (40 milioni e 550mila euro) e Real Madrid (38 milioni e 434mila euro). Cifre astronomiche, vero toccasana in tempi di fair play finanziario per chi cerca di conciliare gli austeri dettami della Uefa con gli stipendi astronomici cui obbliga la voglia di essere competitivi in campo europeo. D’altronde, è sufficiente essere ammessi alla fase a gironi per poter ricevere 3,9 milioni di bonus, arricchiti da 550 mila euro per ogni partita disputata, 800 mila euro per ogni vittoria e 400 mila in caso di pari. Calcolatrice alla mano, se anche la matricola più anonima dovesse andare incontro a sei match di sole sconfitte, si intascherebbe comunque 7,2 milioni di euro. A chi invece è bravo e fortunato e riesce ad andare avanti nel tabellone sono destinati premi diversi per ogni fase: 3 milioni per ogni squadra ammessa agli ottavi, 3,3 per chi arriva ai quarti, 4,2 per le semifinali, 5,6 per le finaliste che i trasformano in 9 per chi strappa l’ambito successo.
SPONSOR E COPPA UEFA. Ma non è finita qui, perché se agli Abramovich più esigenti queste cifre paiono bruscolini, si può sempre arrotondare con gli sponsor e i diritti televisivi, che in alcuni Paesi portano addirittura a raddoppiare gli introiti; prendi, ad esempio, l’Inter, reduce dell’eliminazione agli Ottavi contro il Marsiglia: dei 31 milioni incassati più di 18 vengono dalle tv; per il Milan si calcola addirittura 23 milioni su 39, per non parlare del Manchester City, terzo nel girone del Napoli: 26 milioni e mezzo i proventi generali, di cui 16 dalla trasmissione tv delle loro partite.
E in Europa League? Per chi gioca la vecchia Coppa Uefa i benefici calano vistosamente: 640 mila euro è il bonus per chi partecipa alla fase a gironi, 1 milione e 800 mila euro è l’introito massimo per chi vince tutte le partite del girone, 3 per chi s’aggiudica la finale. Forse andrebbero un po’ alzati: con la nuova politica di gestione della Champions (dove trovano sempre più spazio club di nazioni minori) è in crescita il livello della coppa sua sorella minore, che accoglie tanti club prestigiosi esclusi dal massimo trofeo. Le partite sono tante, il prestigio di alcuni match grande, specie dopo la fase a gironi: sarebbe giusto premiare con più soldi chi decide di scommettere su questo trofeo e provare a vincerlo.
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